“Sono un’Oss e lavoro in PS, avrei una domanda che mi sta a cuore, l’attribuzione nella sua complessità, come avete ampiamente descritto nell’articolo, è argomento di grande confusione. Apprendo che deve essere stabilita in base alle condizioni del paziente, all’esperienza dell’operatore, alla carenza di professionali presenti e all’interno di una precisa pianificazione degli interventi necessari al benessere e alla cura del singolo paziente. Ma la mia domanda è la seguente: l’attribuzione deve essere “nero su bianco” oppure è sufficiente che avvenga “a voce” in fiducia reciproca? L’altra domanda è la seguente: in caso di complicazioni dovute in specifico all’attribuzione, chi risponde dell’errore, chi attribuisce, chi esegue o entrambi? Insomma quali garanzie avrebbe un’Oss che esegue in “buona fede” un’attribuzione considerata legittima in caso di danni al paziente? Lavorando in PS, in specifico, come può avvenire una attribuzione “responsabile e mirata”?“
Buongiorno cara Cristina,
la prima risposta è la più semplice che sono in grado di darle: è sufficiente che sia “legittima”. Non sempre è tutto programmabile in un’agenda di compiti che possono essere attribuiti “nero su bianco” e inseriti in un piano di lavoro giornaliero. Spesso le realtà assistenziali sono fluide, dinamiche, continuamente mutevoli. Al fine di rispondere ai bisogni degli assistiti, può ritenersi lecito l’uso della forma verbale in attesa che la continua attribuzione tra infermieri e oss, nel suo essere reiterata, venga messa per iscritto se ripetitiva. Quindi entrambe sono legittime se esiste il buonsenso di usarle come strumenti e non come scappatoie.
La seconda questione è molto più complessa di quanto sembri. La mia risposta non può che essere una semplificazione quindi, e spero che questo post inneschi una discussione che coinvolga esperti del settore legale (nei commenti o magari nella nostra pagina Facebook!).
Io testardo, voglio comunque provare a rispondere anche a questa domanda, solo in base alla mia esperienza e i miei (pochi) studi in questioni di diritto:
Appurando che ogni figura conosca perfettamente il proprio ambito di competenze, e che rifiuti categoricamente qualsiasi attività o intervento che possa in qualche modo esulare dalle proprie capacità e obblighi, la responsabilità dell’assistenza infermieristica e dell’attribuzione di compiti al personale di supporto è onere dell’infermiere in base all’art. 1 del DM 739/94, e ne risponde secondo “culpa in eligendo” e “culpa in vigilando“.
Quindi l’infermiere, in caso di erronea attribuzione, risponderà di aver attribuito male, alla persona sbagliata, e/o di non aver vigilato la corretta applicazione del compito, di cui è comunque responsabile in prima persona. Questo non comporta che l’OSS non possa rispondere in prima persona del danno cagionato e anch’esso potrebbe essere chiamato a rispondere per le proprie responsabilità secondo il principio che “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo“.
Quindi per rispondere alla sua domanda: “Lavorando in PS, in specifico, come può avvenire un’attribuzione “responsabile e mirata”?”
Conoscendo perfettamente i propri ambiti di competenza, prendendosene la responsabilità nei confronti del proprio datore di lavoro (ovvero i tuoi diretti rappresentanti delle funzioni aziendali, dal coordinatore fino alla dirigenza) e rifiutare di fare ciò che si ritiene non rientri nel suo proprio profilo professionale.
Nel dubbio in cui una competenza sia erroneamente attribuita, il miglior metodo per risolvere la circostanza, è quello di farsi mettere per iscritto l’eventuale compito, mansione o responsabilità.
Siamo certi che se questa non fa parte dalle sue competenze, in ben pochi avranno il coraggio di ordinarglielo mettendolo per iscritto e quindi avrà automaticamente la risposta al suo quesito. Mentre, se il suo diretto superiore prosegue deciso iscrivendole un’attribuzione che ritiene comunque non conforme, si assicuri che questo sia firmato e timbrato, potrà usarlo per sottoporlo al giudizio di esperti del settore (sindacati, associazione di avvocatura, ecc…).
Con questo sistema molti infermieri si sono liberati dal giogo del demansionamento, spesso con ottimi risarcimenti pecuniari e soddisfazioni legali!
Nei limiti delle mie conoscenze, spero di averla aiutata.
Autore: Dario Tobruk (Facebook, Twitter)
Fonti:
- Legge 26 febbraio 1999, n. 42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”
- DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 14 marzo 1974, n. 225
- Reato omissivo improprio – Wikipedia
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