Una preoccupante nota del presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, Daniel Pedrotti, scritta a nome di tutto il consiglio direttivo, fa riflettere ancora una volta sull’agonia dell’infermieristica italiana.
Zero attrattività
Tra chi si dimette per fuggire a gambe levate verso i privati, verso l’estero, verso la libera professione e addirittura lontano dall’infermieristica stessa, la situazione sembra infatti di assai difficile risoluzione.
“La professione infermieristica sta perdendo attrattività verso i giovani, ma anche verso i professionisti stessi” si lamenta il presidente.
Inutile aumentare i posti
Che continua: “In Italia i posti messi a bando ogni anno dalle Università per i Corsi di Laurea in infermieristica non vengono coperti dal numero dei candidati ai test di ammissione; la sede di Trento è ancora attrattiva, sta tenendo e supera il numero di domande rispetto ai posti disponibili, ma il trend è in calo.
Inoltre, in questi mesi è aumentato in modo preoccupante il fenomeno delle dimissioni da parte degli infermieri, preferendo il lavoro nel privato o in libera professione e in alcuni casi dell’abbandono vero e proprio dalla professione”.
Carriera e riconoscimento
Pertanto, Pedrotti ha invitato la Provincia di Trento a prendere in mano la situazione e ad approntare strategie e affinché la professione torni ad essere più attrattiva. Come? Lavorando sulle possibilità di carriera e sul riconoscimento del professionista infermiere.
Cgil: “Misure insufficienti”
Sul problema della scarsa (se non nulla) attrattività sono intervenuti anche Luigi Diaspro e Alessandro Lazzarini, Segretario generale e Funzionario del settore Apsp della Fp Cgil: “Prendiamo atto dell’aggiornamento del ‘Piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario provinciale’ da parte della Provincia di Trento, nel quale si prevede un aumento, già per il 2022-2023, del numero chiuso negli accessi ai corsi di laurea per la formazione di futuri infermieri in provincia di Trento, passando così da 140 a 180 posti.
Stessa dinamica per le scuole Oss, che vedranno un lieve incremento dei posti per chi vorrà accedere ai corsi. Nell’esprimere il nostro apprezzamento per queste misure, ci pare altrettanto doveroso sottolineare come le stesse siano ancora insufficienti, poiché non riusciranno a compensare la gravissima carenza di personale, sia di infermieri che di Oss, che sta mettendo in ginocchio il Sistema sanitario trentino.”
Più coraggio e più risorse
“Testimonianza ne sono le difficoltà negli ospedali e nelle Apsp”, continuano dal sindacato, “dove non si riescono più a garantire i servizi fondamentali e la stessa qualità di assistenza che è stata sinora un fiore all’occhiello del territorio.
Problematiche ancora più evidenti dopo le voci di possibili spostamenti di residenti da alcune Apsp ad altre: comporterebbero gravi conseguenze per gli stessi residenti, già fragili per età e patologie pregresse, che verrebbero pericolosamente destabilizzati da un repentino cambio di ambiente di vita e creerebbe un pericoloso precedente.
Contiamo naturalmente sulla smentita dell’assessora Segnana, anche se tutto fa temere eventi non impossibili e paventati anche da Upipa in tempi non sospetti.
A più riprese la Fp Cgil ha denunciato la mancanza di lungimiranza della parte politica trentina e, unitariamente nell’iniziativa del 27 luglio scorso, abbiamo espressamente indicato come il personale debba diventare un vero e proprio LEA (livello essenziale di assistenza) per l’assistenza sul territorio.
Per fare questo occorre investire e connettere il sistema universitario e scolastico ai fabbisogni del territorio in fatto di personale qualificato e accessi al sistema socio sanitario. Occorrono quindi più coraggio e più risorse: 40 infermieri in più è solo un primo passo”.
“Non può essere l’infermiere a pagare il prezzo di tutto ciò che non funziona”
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento