Infermieri: attenzione al pericolo burnout!
Se in un qualsiasi vocabolario inglese-italiano cerchiamo la traduzione della parola “burnout” leggeremo: “bruciato”, “scoppiato”, “”esaurito”.
La prima domanda che mi sono posta prima di addentrarmi nella mia ricerca è: le risorse di un essere umano possono letteralmente essere soggette a combustione?
È un’immagine violenta, impetuosa, rabbiosa. Il nostro corpo si fa vittima ed aguzzino contemporaneamente accendendo un rogo nel quale minaccia di buttarsi se non cogliamo i dovuti segnali e lo fermiamo. Ci fermiamo.
Quindi … un lento respiro. Che la calma ci pervada. Si comincia!
Facciamo un balzo nel 1970 …
Con “sindrome del burnout” ci riferiamo ad una tipologia specifica di patologia psicofisica connesso al lavoro, che interessa in misura maggiore gli operatori socio-sanitari esposti quotidianamente agli stress di un rapporto diretto ed interpersonale con un’utenza disagiata.
Le prime osservazioni su tale fenomeno risalgono agli anni immediatamente successivi al 1970 avvenute all’interno di un reparto di igiene mentale degli Stati Uniti. La sintomatologia del burnout infermieristico è eterogenea e multiforme; al suo interno troviamo:
Sintomi psicologici
- Senso di rabbia e negativismo
- Depersonalizzazione
- Ottundimento della coscienza
- Alterazione dell’umore
Sintomi fisici
- Disfunzioni gastrointestinali
- Disfunzioni a carico del sistema nervoso centrale
- Disturbi dell’appetito
- Insonnia ed altri disturbi del sonno
Le fasi del Burnout negli operatori socio-sanitari
Le fasi della sindrome sono quattro:
La prima (fase preparatoria) è quella dell’entusiasmo idealistico, motivato da forti aspirazioni professionali, che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
Nella seconda fase (della stagnazione) l’operatore è soggetto ad un carico di lavoro eccessivo, lo stress dilagante comincia a fargli appurare che le sue aspettative non coincidono con la realtà lavorativa. L’entusiasmo e il senso di gratificazione verso la professione cominciano a diminuire. Il progressivo squilibrio tra richieste lavorative e risorse comincia a mostrarsi in tutta la sua potenza.
La terza (fase della frustrazione) vede il soggetto avvertire sentimenti di inutilità, inadeguatezza e frustrazione. Questa tensione emotiva viene esasperata dalla sensazione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato. Si comincia a cercare la fuga dal proprio ambiente lavorativo e a manifestare atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stessi.
Nella quarta fase (fase dell’apatia o dell’alienazione) l’interesse e la passione nei confronti del proprio lavoro si spengono completamente; all’empatia subentra l’indifferenza ed alla fine giunge inevitabilmente la morte professionale.
Quali sono le cause del Burnout infermieristico?
- IL SOVRACCARICO DI LAVORO produce disadattamento, le richieste lavorative sono così elevate da non rendere l’operatore socio-sanitario in grado di effettuare un recupero di energie.
È possibile anche che sebbene il carico lavorativo sia adeguato, il tipo di lavoro si riveli non adatto alla persona, la quale percepisce di non possedere le abilità necessarie per svolgere una certa attività.
Infine è possibile che il carico emotivo prodotto dal lavoro non sia gestibile per l’individuo, il quale non riesce a canalizzarlo né controllarlo.
- IL SENSO DI IMPOTENZA causa nell’operatore sanitario confusione e smarrimento, date dalla consapevolezza di non riuscire ad influire sull’esito di un determinato evento.
L’infermiere percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro.
- ASSENZA DI SENSO DI COMUNITA’ si verifica quando crolla il senso di appartenenza comunitario all’ambiente lavorativo, ovvero si percepisce la mancanza di sostegno, la fiducia reciproca e il rispetto; questo produce distacco ed impersonalità nelle relazioni tra colleghi o tra dipendente e datore di lavoro.
- IL CONFLITTO TRA VALORI CONTRASTANTI provoca senso di disadattamento nell’operatore sanitario, in quanto lo fa sentire estraneo rispetto alla totalità dei valori etici promulgati dall’azienda ospedaliera, oppure quando i valori non trovano corrispondenza a livello organizzativo nelle scelte operate e nella condotta.
Un volume su una delle principali cause di burnout, il mobbing infermieristico:
Conseguenze del Burnout Infermieristico
Le conseguenze del Burnout riguardano due sfere distinte.
Quelle nella sfera individuale riguardano:
- Atteggiamenti negativi verso l’utenza
- Atteggiamenti negativi verso se stessi
- Calo della soddisfazione lavorativa
- Peggioramento dello stato di salute
Le conseguenze nella sfera organizzativa riguardano:
- Aumento dell’assenteismo
- Calo della performance
- Calo nella qualità del servizio
- Calo della soddisfazione lavorativa
Quale potrebbe essere la terapia del burnout se non emotiva …
Il sentirsi soddisfatti e gratificati garantisce la spinta motivazionale sufficiente per far perseguire gli scopi lavorativi prefissati all’operatore socio-sanitario.
Quando la struttura di ruolo di un programma permette allo staff di apprendere nuove capacità, di potenziare la propria formazione teorica, e di usare queste nuove abilità in collaborazione con la propria esperienza nel lavoro, si crea un’impalcatura galvanizzante e dinamicamente attiva, la quale funge da sistema immunitario contro il pericolo Burnout!
Il filosofo Bertrand Russel sosteneva che:
“ Uno dei sintomi di stress ed esaurimento nervoso che si avvicina è la convinzione che il proprio lavoro sia terribilmente importante.”
Credo dunque che il burnout sia da intendere come fuoco cancerogeno e velenoso che possiede l’antidoto al suo interno. Veleno ed antidoto che bruciano insieme in una lotta totalizzante, la forza che prevarrà deciderà la rinascita o la morte professionale dell’operatore sanitario.
Corretta profilassi
Abbiamo parlato della terapia “anti-burnout” da utilizzare quando i segni di tale disagio risultano chiari e indubbi. Ma venisse utilizzata un’adeguata profilassi probabilmente non arriveremo neanche a porci il “problema burnout”. La soluzione va ricercata dunque in approcci preventivi inerenti:
- alle modificazioni dell’ambiente di lavoro
- alle modificazioni comportamentali dell’operatore socio-sanitario
La combinazione che vede da un lato, la sana conservazione ( o potenziamento) di un ambiente lavorativo sano, con conseguente riconoscimento delle prestazioni svolte tanto in termini di apprezzamento quanto in termini remunerativi, e dall’altro lato, l’apprendimento guidato di tecniche di rilassamento per l’operatore socio-sanitario che gli permettano una lungimirante gestione dello stress (accumulato e che si accumulerà), risulta essere la chiave di Volta per una procedura solerte e produttiva che debella il problema dalla radice.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento