Oramai in Italia mancano troppi infermieri. Così tanti che anche la Chiesa ha deciso di lanciare una sfida per far fronte nei prossimi anni alla grande fuga di personale infermieristico dagli ospedali e dalle istituzioni socio-sanitarie italiane: “Far arrivare in Italia un migliaio di infermieri l’anno assunti dai Paesi esteri sedi di università cattoliche e comunità missionarie” (VEDI Fnopi).
Ad affermarlo è stato don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Cei, che ha presentato a Roma il progetto “Samaritanus Care”, che vuole far giungere dall’estero infermieri già formati da inserire nelle 1.370 strutture associate ad Aris e Uneba (le due maggiori associazioni di categoria dei settori sanitario e sociosanitario di ispirazione cattolica).
L’obiettivo, come si legge sul sito della Federazione degli Infermieri (VEDI), «è quello di dar vita a un “sistema circolare” che porti professionisti sanitari in Italia negli anni successivi al conseguimento del diploma universitario in modo tale da consentire il soddisfacimento della grande richiesta di personale, ma che rappresenti contestualmente un arricchimento di competenze che permetta ai lavoratori di tornare nel proprio paese con un alto valore aggiunto che incentivi così altri lavoratori a fare lo stesso innescando un circolo virtuoso per tutti i paesi interessati».
Da dove arriverebbero tutti questi infermieri? Sono state stabilite collaborazioni con università e istituti in Nigeria, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Argentina, Perù e India.
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