“Carenza infermieri? Qui non si assume dai tempi del Covid e la fuga dei professionisti non conosce pause”

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All’Azienda Ospedaliera di Verona mancano circa 200 infermieri, e l’Ulss 9 Scaligera non ha visto un ricambio di personale dal periodo pandemico, nonostante la re-internalizzazione di servizi cruciali come l’assistenza domiciliare integrata (Adi), la clinica di salute mentale Rems di Nogara e il centro sociosanitario Cerris di Verona.


Nursind Verona si unisce alla protesta regionale e nazionale della categoria (VEDI L’Arena). Attualmente, nei due principali enti sanitari veronesi sono impiegati circa 5.000 infermieri, divisi equamente tra le strutture, ma il sindacato sottolinea come questo numero sia insufficiente rispetto ai carichi di lavoro, oltre al fatto che i dipendenti percepiscono una retribuzione pari a circa la metà di quella dei colleghi in libera professione.


Si sta infatti intensificando un fenomeno di fuga di infermieri dal settore pubblico verso occupazioni meglio retribuite, un problema non solo locale ma diffuso in tutto il Veneto e in Italia. Il sindacato Nursind ha già lanciato l’allarme su un trend preoccupante: entro il 2029, se la situazione non cambia, potrebbero mancare tra i 3.000 e gli 8.000 infermieri. Le difficoltà partono già dall’università, con un calo delle iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica, reso più marcato dalle limitate prospettive di carriera e dai bassi salari.


Simone Munaretto, dirigente di Nursind Verona, evidenzia: «Uno dei problemi principali è la retribuzione. Sarebbero necessari 500 euro netti in più per equiparare lo stipendio di un infermiere italiano a quello europeo, ma attualmente siamo tra i peggiori. Il nuovo contratto collettivo ha introdotto un’indennità per la categoria e la manovra del Governo prevede aumenti dell’indennità di specificità, ma si tratta di incrementi insufficienti a colmare il divario, specialmente considerando l’inflazione».


«Quindi continua la fuga dal settore pubblico» continua, prosegue Munaretto. «Un infermiere libero professionista in sala operatoria può guadagnare fino a 55 euro l’ora, per uno stipendio mensile vicino ai 4.000 euro, il doppio di quello di un infermiere ospedaliero esperto. Alcuni scelgono persino di emigrare, con destinazioni come il Regno Unito dove gli infermieri italiani sono molto richiesti».


Munaretto aggiunge che importare manodopera a basso costo da Paesi con standard formativi inferiori non è una soluzione accettabile. Intanto, l’Azienda Ospedaliera di Verona continua a registrare una carenza di circa 200 infermieri, mentre l’Ulss Scaligera, dopo aver assunto 700 tra infermieri e OSS durante la pandemia, ha sospeso le nuove assunzioni, pur incrementando i posti letto e riprendendo in capo alcuni servizi.

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Alessio Biondino

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