Anche in Calabria, rispettivamente negli ospedali hub di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, si sta sperimentando il Caring Nurse, figura dedicata alla comunicazione e alla relazione tra ospedale, paziente e familiari del malato nel momento dell’arrivo al Pronto Soccorso.
Siccome, però, chiamarlo col suo vero nome (per l’appunto Caring Nurse) sarebbe forse troppo difficile, come sempre alcuni media si sono sbizzarriti con delle denominazioni assai poco professionalizzanti o per nulla credibili da sparare nei soliti “titoloni”. D’altronde, qui in Italia quando si parla di infermieri si fa sempre un po’ di tutto per farli apparire assai meno professionisti di quanto in realtà siano.
Fatto sta che dopo Il Corriere della Sera, che nel 2023 lo chiamò “infermiere calma-parenti” (VEDI articolo), stavolta è stato il turno de Il Sole 24 Ore, che lo ha definito “infermiere cuscinetto”. Fortunatamente, la sostanza del progetto non cambia.
E nel contesto di una sanità regionale spesso in sofferenza, il Caring Nurse può davvero fare la differenza. Oltre a fornire informazioni precise ai familiari, questo professionista ha infatti il compito di ridurre tensioni e disagi emotivi, contribuendo anche a prevenire episodi di aggressione contro il personale sanitario che in Calabria sono piuttosto frequenti.
I pronto soccorso sono le aree ospedaliere più esposte al rischio di aggressioni, con un’incidenza fino a tre volte superiore rispetto ad altri reparti. La Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza (SIMEU) e quella di Urgenza Pediatrica segnalano che il 100% degli operatori del settore – medici e infermieri del pronto soccorso e del 118 – ha subito almeno un episodio di violenza, sia fisica che verbale. Spesso questi eventi sfociano in denunce e, in alcuni casi, in arresti.
Secondo Stefania Zampogna, presidente nazionale della SIMEUP, le aggressioni in ambito sanitario sono spesso espressione del disagio e della frustrazione dei pazienti e dei loro familiari di fronte a servizi percepiti come inadeguati. Per questo motivo, afferma, è fondamentale agire sia sul piano istituzionale che su quello organizzativo, migliorando la programmazione sanitaria e strutturando servizi che rispondano più efficacemente alle reali esigenze degli utenti.
L’esperienza di altre strutture sanitarie italiane dimostra l’efficacia del modello Caring Nurse: al Niguarda di Milano, dove il servizio è attivo da meno di due anni, si è registrata una significativa riduzione dell’ansia tra pazienti e familiari, così come una diminuzione delle contestazioni e delle segnalazioni agli uffici ospedalieri.
L’auspicio è che l’estensione del Caring Nurse a tutti gli ospedali calabresi possa contribuire a migliorare l’esperienza dei pazienti e dei loro familiari, rendendo il pronto soccorso un luogo più accogliente, organizzato e sicuro.
![Caring Nurse anche in Calabria: per i media stavolta è "l'infermiere cuscinetto" 1 1739009137432](https://www.dimensioneinfermiere.it/wp-content/uploads/2025/02/1739009137432.jpg?resize=1024,768)
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