Carta dell’elettrocardiogramma: com’è fatta?
La conoscenza del supporto cartaceo di registrazione del tracciato elettrocardiografico è la prima fondamentale competenza da apprendere per poter dare un senso ai segni elettro-grafici.
Per tracciare queste misurazioni su un mezzo fisico è necessario l’uso di un supporto di registrazione standard chiamato gergalmente carta ECG.
La carta millimetrata è formata da una matrice di quadrati millimetrici, raccolti a loro volta in matrici più grandi di 5×5, che da ora chiameremo “quadrati”. Sulla linea orizzontale di un qualsiasi tracciato si misura la dimensione del tempo: un evento A e un evento B distanziati su questo piano sono eventi che si sono verificati in tempi diversi. La velocità di questi eventi è espressa in millimetri al secondo (mm/s) di registrazione.
Sulla linea verticale del tracciato invece, si misura l’ampiezza, ovvero l’intensità del segnale, espressa in milliVolt. Lo standard più utilizzato nella pratica clinica è di 25 mm/s per la velocità di registrazione e 1mV per l’ampiezza.
Questi valori possono essere modificati per fare delle valutazioni approfondite, ma non sono comuni nella quotidianità.
Carta dell’ECG: a cosa serve?
Basandoci su queste prime informazioni possiamo dedurre che, a intensità e velocità standard, un quadrato (quindi 5×5 mm) rappresenta 0,2 secondi di eventi cardio-elettrici sulla linea orizzontale e 0,5 mVolt su quella verticale.
Inoltre, è facile concludere che 5 quadrati (25 mm) corrispondono ad un secondo, e quindici quadrati (slot) a tre secondi. Questo tipo di carta si definisce “termica” perché l’inciso del pennello dell’oscilloscopio, su carta che scorre su un rullo, traccia un segno grafico attraverso il calore.
Quando la derivazione registra un vettore che gli viene incontro il pennino va verso l’alto e traccia un’onda positiva (freccia rossa nell’immagine), mentre quando la stessa derivazione registra un vettore che si allontana allora il pennino va verso il basso tracciandone una negativa (freccia blu nell’immagine).
Carta per elettrocardiografo: come si legge?
Infine, la linea isoelettrica, rappresenta il punto sul tracciato in cui l’evento è neutro, ovvero inerte. Quando il tessuto cardiaco non si depolarizza sulla carta verrà impresso una linea che corrisponde allo zero elettrico.
Esempio estremo è proprio l’arresto cardiaco, in cui il tracciato è una linea ferma che scorre in orizzontale senza o con poche deflessioni, appunto perché non contraendosi il cuore non esprime vettori elettrici in nessuna derivazione.
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Autore: Dario Tobruk
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