Le caratteristiche dei PICC possono essere così riassunte:
- Sono indicati in ambito intraospedaliero o extra ospedaliero quando la durata dell’infusione centrale è prevista con tempistiche > a 10 gg. e inferiori a 4 mesi
- Devono essere inseriti per via ecoguidata al 1/3 medio del braccio (non al gomito)
- Sono da rimuovere solo a fine uso o in caso di complicanza.
I vantaggi del loro utilizzo sono indiscutibili:
- l’inserzione è praticamente priva di rischi anche in pazienti “fragili”, ad esempio quelli con problematiche cardiovascolari o coagulativi
- il costo è decisamente inferiore rispetto al CVC in quanto inserzione e gestione sono infermieristiche e possono avvenire al letto del paziente
- c’è una bassa incidenza di CRBSI – infezioni ematiche correlate a catetere venosos – (<1 infezioni/1000 gg catetere), anche nei pazienti immunodepressi o a rischio infettivo
- la procedura è maggiormente tollerata/gradita dal paziente
- la dimissione può avvenire senza che il PICC sia rimosso.
I presupposti per cui il PICC possa rappresentare la prima scelta nel paziente ospedalizzato sono che l’inserzione sia ecoguidata (l’infermiere deve quindi essere addestrato) e che la gestione avvenga con la stessa accuratezza/appropriatezza rispetto alla comune gestione di un CVC.
In particolare vengono raccomandati:
- Igiene delle mani e massime protezioni di barriera durante l’impianto
- Utilizzo di clorexidina al 2% per l’antisepsi cutanea prima dell’inserzione nonché per l’antisepsi continua e discontinua dell’exit site
- Utilizzare il metodo dell’ECG intracavitario per verificare la posizione della punta del catetere
- Impiego di sutureless devices per il fissaggio di catetere, ovunque possibile
- Impiego di medicazioni (settimanali) semipermeabili e trasparenti, ovunque possibile
Anche se i vantaggi dell’utilizzo del PICC sono indiscutibili, la procedura non è scevra da complicanze; in letteratura queste vengono distinte in complicanze precoci
- Puntura arteriosa;
- Puntura del nervo;
- Ematoma, in seguito a ripetuti tentativi di inserimento;
- Non posizionamento
e complicanze tardive
- Infettive
- Meccaniche ( occlusione, trombosi…)
La competenza dell’applicazione del PICC
Anche in Italia ormai, come nei paesi anglosassoni e nella maggior parte dei paesi europei, il posizionamento del PICC (e la ‘cultura’ del PICC: indicazioni, gestione, complicanze) è competenza infermieristica, poiché il ‘know-how’ richiesto dalla apposizione di un PICC non differisce da quello richiesto dalla apposizione di agocannule e non si associa a complicanze che richiedano l’intervento del medico (contrariamente alla apposizione del CVC tradizionale, che può associarsi ad esempio a pneumotorace, il quale può essere trattato solo da un medico).
L’utilizzo dell’ecografo da parte dell’infermiere (formato e addestrato), d’altra parte, non deve essere considerata attività diagnostica ma strumentale all’attuazione della manovra (come, ad esempio, l’utilizzo del fonendoscopio per assicurarsi del posizionamento intragastrico di un sondino per nutrizione enterale).
Protocolli specifici, condivisi, validati e supportati dalla leadership sono auspicabili prima dell’implementazione della pratica di inserzione e gestione del PICC da parte dell’infermiere a tutela dello stesso e della sicurezza del paziente.
Le “competenze avanzate” che il sistema sociale ci richiede, in fondo sono già qui.
Autore: Filippo Di Carlo
www.studioinfermieristicodmr.it
https://www.dimensioneinfermiere.it/picc-esperienza-passione-collega-lotta-competenze-avanzate/
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