L’idea geniale
Stavolta, un’idea a dir poco geniale è stata partorita in Puglia ed è stata denunciata in una nota dal segretario Generale Uil FPL Emiliano Messina: “In questi giorni è stata avanzata una proposta alquanto bizzarra: utilizzare gli Infermieri in pensione per far fronte alla carenza di personale nelle RSA”.
Eh già, avete capito bene. C’è chi pensa di andare a contattare chi ha raggiunto la meritata pensione per fargli una proposta non proprio irrinunciabile: andare a spezzarsi la schiena in una Residenza Sanitaria Assistenziale.
La scarsa attrattività delle RSA
Come spiegato dal sindacalista, “Le RSA rispetto ad altre strutture sanitarie sono poco attrattive per gli Infermieri, soprattutto oggi dove la richiesta del settore pubblico e delle Case di Cura con alte specialità cliniche supera le disponibilità sul mercato, in quanto non consentono alcuna progressione di carriera e sviluppo professionale nonché notoriamente orientate ad applicare contratti nazionali con una base contrattuale al ribasso. Non è solo questione economica, quindi, ma anche di sviluppo professionale”.
Ipotesi assurda
Quindi “Ipotizzare di richiamare in servizio Infermieri alle soglie dei 70 anni di età per far fronte alle necessità delle RSA, per una Professione usurante è un azzardo ed una ipotesi assurda. Ci saremmo aspettati proposte maggiormente percorribili, soprattutto in piena campagna elettorale, come per esempio l’eliminazione del vincolo di esclusività nel Pubblico impiego contenuto nell’art. 53 del D.lgs. 165/2001, da anni atteso dalla Comunità professionale infermieristica. Partiamo innanzitutto dall’innalzare i livelli retribuitivi nelle RSA che per anni hanno visto gli infermieri turnisti guadagnare circa 1200 euro al mese. Solo oggi ci si ricorda di questi professionisti?”
Urge seria discussione
“Al fine di evitare pericolose ‘fughe’ in avanti e di portare fuori strada i decisori politici, è opportuno avviare una seria discussione nei tavoli istituzionali sul tema della sanità e delle professioni sanitarie. Anche l’ipotesi attualmente all’attenzione dei tavoli nazionali di modificare il percorso di studi della Professione infermieristica aprendo ad una laurea magistrale clinica, concorre ad una analisi complessiva della discussione” conclude Messina.
La politica è male informata: mancano infermieri, non medici!
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