Alcuni infermieri cesenati, stanchi di turni massacranti, carichi di lavoro a dir poco eccessivi, carenza di personale, livelli di stress insopportabili e impossibilità di usufruire di ferie e permessi, si sono rivolti a Nursing Up per per portare alla luce questa loro realtà da incubo.
“La situazione è drammatica”, afferma Francesca Batani, referente di Nursing Up Emilia Romagna. “Le frustrazioni sono continue. Gli infermieri si ritrovano a lavorare con i malati quando loro stessi sono in una condizione di totale avvilimentoe, a volte, di depressione. In molti ci hanno chiamato. Bisogna avere il coraggio di raccontare questa situazione”.
Il Racconto di un Infermiere: Tra Dovere e Dolore
Tra le testimonianze raccolte, emerge la storia di un infermiere cesenate che da dieci anni svolge il proprio lavoro con dedizione, alternando turni diurni e notturni. Tuttavia, un evento personale drammatico ha stravolto la sua vita.
“Lavoro come infermiere da dieci anni”, racconta. “Ho sempre svolto il mio lavoro con dedizione, con turni di mattina, pomeriggio e notte. Ma qualche tempo fa la mia vita è precipitata. A mio padre è stato diagnosticato un tumore aggressivo. Ho ottenuto i permessi della legge, incastrando il lavoro con l’assistenza che richiedeva. Per un po’ ho retto, alternando i turni con le visite mediche, le cure, la paura. Poi il peso è diventato insostenibile. Ho chiesto l’aspettativa prevista dalla legge, un diritto sacrosanto. L’azienda aveva 60 giorni di tempo per accettare la mia richiesta. Dopo qualche settimana mi hanno convocato in direzione Infermieristica, proponendomi una soluzione ‘di compromesso’: prendere qualche giorno qua e là, vedere come andava mio padre, e poi eventualmente concedermi l’aspettativa. Nella mia confusione (sfido chiunque ad essere lucidi) ho accettato, perché ero sfinito e non volevo combattere”.
Il racconto prosegue con un epilogo amaro: “Dopo venti giorni la situazione è precipitata, mio padre si è aggravato. Sono tornato in direzione per chiedere l’aspettativa. E qui è arrivata la beffa. Mi hanno detto che la documentazione che avevo presentato non era più valida perché l’avevo interrotta accettando la loro proposta e che avrei dovuto rifare tutto da capo, e così avrebbero avuto altri 60 giorni per rispondere. Sessanta giorni che il mio congiunto non avrebbe mai visto. E così è stato. Non mi sono sentito una persona, ma un ingranaggio. Prima di tutto siamo esseri umani”.
La Risposta dell’Azienda Sanitaria
Di fronte alle segnalazioni sollevate da Nursing Up, la direzione assistenziale di Ausl Romagna e le direzioni infermieristiche e tecniche della Romagna hanno replicato con una netta smentita.
“Le dichiarazioni da parte della sigla sindacale Nursing Up fotografano una realtà aziendale che non trova riscontro, soprattutto se rapportata ai dati comparativi regionali e nazionali. Una incomprensibile drammatizzazione, forse più legata alla necessità di visibilità. Tanto è che anche all’incontro con l’ispettorato del Lavoro, ci siamo recati con la ferma convinzione, suffragata da corposa documentazione, di aver sempre ottemperato alle indicazioni contenute nei contratti di lavoro. Abbiamo ben presente le difficoltà che la sanità pubblica sta attraversando in Italia, in particolare per la carenza di personale sanitario, e per questo abbiamo cercato di mettere in campo tutte le azioni possibili per garantire il miglior equilibrio tra le esigenze di servizio e il benessere dei professionisti, evitando sistematicamente la necessità del ricorso a doppi turni per le sostituzioni di assenze improvvise. La gestione del personale sanitario avviene nel pieno rispetto delle normative contrattuali e con la massima attenzione alle esigenze dei dipendenti” (VEDI Il Resto del Carlino).
Un confronto tra visioni opposte, che lascia aperta una riflessione più ampia sulla situazione attuale del sistema sanitario e sulle reali condizioni di chi, ogni giorno, si prende cura degli altri, sempre più spesso a discapito di sé stesso. E intanto le dimissioni volontarie aumentano…

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