Chiama il 118 per il figlio di 2 anni e poi prende a calci l’infermiera


Un’infermiera è stata colpita con un violento calcio da un genitore mentre tentava di soccorrere il figlio, un bambino colto da una crisi convulsiva. L’episodio, l’ennesima aggressione ai danni del personale sanitario, è stato denunciato ai carabinieri. Questa volta, però, non si è verificato in un pronto soccorso o nei corridoi di un ospedale, ma in pieno centro a Bologna, a Piazza Maggiore, nel pomeriggio di sabato.


La dinamica dei fatti

Alle 13:52, la centrale operativa del 118 ha ricevuto una serie di chiamate che segnalavano un’emergenza: un bambino si sentiva male e necessitava di un intervento immediato. L’ambulanza, partita dalla sede dell’Ospedale Maggiore alle 13:53, è giunta in Piazza Maggiore alle 14:02, affrontando traffico e cantieri.


Appena arrivato sul posto, il personale sanitario si è trovato di fronte a una situazione ostile. Il bambino era tra le braccia del padre, accanto a lui uno zio. I due uomini, di origine dell’Europa dell’Est ma residenti nel Bolognese, hanno reagito con insulti e aggressività. Quando l’infermiera, una giovane professionista di trent’anni, ha tentato di visitare il piccolo, le è stato impedito qualsiasi contatto fisico. Le urla e le offese sono proseguite senza sosta, fino a quando, nel momento in cui ha aperto il portellone dell’ambulanza per proseguire le operazioni di soccorso, il padre del bambino le ha sferrato un violento calcio alla gamba.

Sconcertata e dolorante, l’infermiera si è voltata per chiedere spiegazioni. L’uomo non ha esitato ad ammettere il gesto, giustificandolo con la presunta lentezza dell’arrivo dell’ambulanza. Nonostante la tensione, il personale sanitario ha proseguito il suo intervento e ha trasportato il bambino al Pronto Soccorso Pediatrico del Sant’Orsola. Durante il tragitto, il clima è rimasto teso, con il timore di nuove reazioni violente.



Esito delle cure e conseguenze dell’aggressione

All’arrivo in ospedale, la priorità dell’infermiera è stata garantire che il piccolo venisse immediatamente registrato al triage, per essere affidato alle cure dei medici. Fortunatamente, la diagnosi si è rivelata meno grave di quanto temuto: il bambino non aveva avuto una crisi epilettica, ma convulsioni febbrili, dovute alla temperatura corporea elevata, e che si erano già risolte.

Dopo aver completato il soccorso, l’ambulanza è rientrata alla base, mentre l’infermiera si è recata al Centro Assistenza Urgenze per una visita medica. L’esito: un forte dolore alla gamba, un ematoma evidente, ma nessuna frattura. Profondamente provata dall’episodio, in serata ha sporto denuncia ai carabinieri. L’ambulanza, a seguito del grave accaduto, è stata temporaneamente fermata. Oltre all’aggressione, si configura anche l’interruzione di pubblico servizio, poiché il mezzo del 118 è stato costretto a interrompere la sua operatività.


L’episodio è stato registrato sull’apposito portale dell’Azienda Usl, dove il personale sanitario può segnalare episodi di violenza, un fenomeno purtroppo sempre più frequente. Tali aggressioni contribuiscono all’aumento del numero di operatori sanitari che scelgono di abbandonare la professione.


La reazione dell’Ordine degli Infermieri

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bologna ha espresso piena solidarietà alla collega aggredita, garantendo supporto legale e psicologico. Il presidente, Pietro Giurdanella, ha sottolineato la professionalità della giovane infermiera, che, nonostante la violenza subita, ha mantenuto la calma e si è concentrata sulla salute del bambino.


Gli infermieri di Bologna le hanno augurato una pronta guarigione e hanno ribadito l’importanza del rispetto e della fiducia nei confronti degli operatori sanitari, elementi essenziali per un’efficace relazione terapeutica. Giurdanella ha inoltre ribadito la disponibilità a collaborare con la direzione generale dell’Ausl di Bologna per prevenire il ripetersi di episodi simili: La cultura del rispetto per i sanitari deve diventare un impegno civico che coinvolga tutti i cittadini, indipendentemente dal ruolo o dalla professione” (VEDI Il Resto del Carlino).

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Alessio Biondino

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