Oggi, 12 maggio, anniversario della nascita della fondatrice dell’Infermieristica moderna, sono in molti i colleghi infermieri che stanno cogliendo l’occasione per esprimere il proprio pensiero e le proprie emozioni.
Ma anche il proprio dissenso e il proprio pessimismo circa il ‘riconoscimento’ (economico e contrattuale) di cui tanto si parla adesso per loro, gli ‘eroi’ in prima linea contro la pandemia; riconoscimento in cui sperano da tempo immemore, ma che sembra non voler mai arrivare.
Ne è un esempio una riflessione/previsione amara, che con ogni probabilità vuole a tutti i costi essere smentita dai fatti, inviata oggi alla nostra redazione. È firmata da Emanuele Battiston, infermiere romano.
“Credo che questa immagine si addica alla giornata internazionale dell’infermiere. A 200 anni dalla nascita di Florence Nightingale, matriarca del nursing moderno, tutto sommato comincio ad immaginare come si sentissero quei ragazzi del ’99 che, catapultati dalle campagne alle trincee della 1ª Guerra Mondiale per combattere contro un nemico subdolo ed infame, si sono meritati l’appellativo di Eroi.
La differenza tra noi e loro può sembrare ovvia, ma non lo è. L’unica cosa che ci differenzia è l’arma che imbracciamo. Come noi, loro non andavano in cerca di riconoscimenti ed onori, loro non volevano essere chiamati eroi, stavano semplicemente facendo il loro dovere.
Noi, come loro, alla fine di tutto saremo dimenticati da opinione pubblica ed istituzioni. Torneremo ad essere gli imboscati e i medici mancati. Noi come loro vedremo riconosciti solo a parole i nostri meriti, ma quando si tratterà di metter mano al portafogli, ogni ministero se ne laverà le mani.
Quando si tratterà di riconoscere la nostra professionalità tutti si gireranno dall’altra parte. Figurarsi, l’ARAN ha altro a cui pensare che una sezione contrattuale separata. Insomma gira e rivolta tornerà tutto come prima.
Perché in fondo a voi serviamo così, pronti da buttare in trincea quando serve, un titolone a 4 colonne sui giornali una tantum che tanto non costa nulla e li tiene buoni, poi tanto continueranno a farsi prendere a calci da utenza ed istituzioni, perché loro hanno scelto di fare gli infermieri, se volevano essere riconosciuti professionalmente dovevano fare i medici.
C’è da festeggiare? Non credo. Devo dirvi grazie perché a parole vi siete resi conto che senza di noi andrebbe tutto a rotoli? Ma dai. Ovvio che non me ne freghi un bel nulla, ovvio che non festeggio.”
Emanuele Battiston, infermiere
Ribadiamo: noi infermieri abbiamo dimostrato, con abnegazione, spirito di sacrificio, competenza e senso di appartenenza alla categoria, di essere in grado di rispondere ai bisogni della popolazione e di fronteggiare la Covid-19 con un livello di efficienza elevatissimo. Nonostante tutto.
Ora, coi contagi fortunatamente in calo, passiamo di nuovo la palla alle Istituzioni. Basta elogi, basta chiacchiere e basta ‘eroi’, per favore.
Gli infermieri italiani vogliono riconoscimenti veri.
Gli infermieri italiani vogliono fatti.
Autore: Alessio Biondino
“Grazie, infermieri, che dispensate cura e conforto senza prescrizione”
Giacomino: “Fare l’infermiere ti mette in contatto col senso della vita”
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento