Febbre: cos’è, come misurarla e farla abbassare in base alla temperatura

Dario Tobruk 16/11/24

Come abbassare la febbre, soprattutto quando è molto alta? Per ridurre la temperatura corporea non ci sono solo rimedi farmacologici ma anche metodi naturali e casalinghi alla portata di tutti. In questo articolo vi spiegheremo cosa fare e cosa non fare quando dobbiamo abbassare la temperatura in caso di febbre.

Indice

Cos’è la febbre?

La febbre non è una malattia, ma un sintomo: un meccanismo di difesa attraverso cui l’organismo potenzia le proprie risposte immunitarie. Il suo obiettivo è favorire la guarigione dalla causa scatenante, che nei casi più comuni include infezioni virali o batteriche, ma può essere anche associata a tumori, infiammazioni locali dovute a traumi o persino stress psico-fisico.

Per definizione, si parla di febbre quando la temperatura corporea supera i 37,2 °C per cause che non siano legate a un aumento temporaneo del carico di lavoro, come avviene al termine di un’attività fisica intensa.

Durante l’esercizio fisico, infatti, la temperatura corporea aumenta in proporzione al carico di lavoro e ciò è considerato normale. La febbre vera e propria, invece, è il risultato di una risposta a un agente pirogeno, ossia a un fattore in grado di provocarla, e la sua insorgenza è solitamente imprevista.

Qual è la temperatura corporea normale?

Statisticamente, viene definita normale (o fisiologica) una temperatura corporea interna di circa 37 °C nell’adulto sano. Valori più alti o più bassi si riferiscono invece ai bambini e agli anziani. Per temperatura normale si intende quel range di valori statisticamente rilevati nella popolazione, ai quali si associa una sensazione di benessere in base all’età:

  • lattanti, neonati e bambini presentano temperature normali che possono variare da 36,1° C a 37,2° C
  • gli adulti sani da 36,1° C a 37,2° C.
  • negli over65 e gli anziani possono essere facilmente riscontrate temperature inferiori ai 37° C, fino ai 35,5°.

Perché aumenta la temperatura con la febbre?

Lo scopo dell’aumento della temperatura corporea è favorire i processi biochimici necessari a reagire alle cause patologiche. Infatti, la temperatura alta, provocata dalla febbre, stimola la risposta immunitaria contro le infezioni e accelera tutte le attività metaboliche volte a contrastare i patogeni.

Per legge chimica, all’aumento della temperatura aumentano anche le reazioni enzimatiche e, di conseguenza, l’efficacia del sistema immunitario, aiutandoci a guarire prima e meglio.

Come si misura la febbre?

Per misurare la temperatura corporea e accertarsi che il paziente abbia febbre, è necessario utilizzare un termometro. Esistono diversi tipi di termometri, che possono essere suddivisi in due categorie principali: termometri a vetro e termometri digitali.

Termometri in vetro
Questi dispositivi presentano un bulbo di vetro allungato con un terminale metallico e una colonnina graduata contenente un materiale termoespansivo, che si espande con l’aumento della temperatura.

In passato, erano ampiamente utilizzati termometri di vetro contenenti mercurio; tuttavia, poiché il mercurio è un materiale tossico e pericoloso in caso di rottura, questi strumenti sono stati sostituiti da termometri a vetro contenenti galinstano. Il galinstano è una lega metallica non tossica che garantisce una misurazione sicura ed efficace della febbre.

Lo stesso termometro può essere impiegato per misurare la temperatura corporea in diverse sedi, come bocca, ascelle, inguine o per via rettale. La scelta della sede di misurazione dipende da vari fattori, ognuno dei quali presenta vantaggi e svantaggi.

Termometri digitali
I termometri digitali sono disponibili in diverse forme e modalità di utilizzo. Sono strumenti pratici, sicuri e consentono una lettura rapida della temperatura. Sono dotati di sensori, batterie e un display, pertanto devono essere attivati prima dell’uso.

Alcuni modelli possono essere utilizzati per misurazioni orali, ascellari o rettali, analogamente ai termometri a vetro, grazie alla loro forma simile.

I termometri digitali a infrarossi, invece, rilevano il calore emesso dalle superfici corporee anche a distanza. Questi dispositivi devono essere utilizzati seguendo scrupolosamente le indicazioni del produttore.

Generalmente, sono progettati per il controllo della temperatura auricolare (inserendoli nel condotto uditivo) o per la misurazione della temperatura sulla fronte e sui polsi.

Strumenti per misurare la febbre .Credit Foto Canva.com ver. Pro
Strumenti per misurare la febbre .Credit Foto Canva.com ver. Pro

Dove misurare la febbre?

La misurazione della febbre può essere effettuata in diverse sedi corporee, ciascuna con caratteristiche specifiche e diversi pro e contro:

  • Ascellare: è il metodo più comune e semplice. La temperatura viene misurata posizionando il termometro sotto l’ascella. È meno precisa rispetto ad altre sedi, poiché influenzata dalla temperatura cutanea e ambientale. Se si utilizzano termometri a vetro, bisogna attendere almeno 5 minuti prima di rilevare la temperatura e in caso di bambini e anziani agitati è necessario supervisionare costantemente per evitare che un’eventuale rottura dello strumento possa ferire la persona.
  • Orale: si misura la temperatura collocando il termometro sotto la lingua. Questo metodo è più accurato rispetto a quello ascellare, ma può risultare poco pratico nei bambini piccoli o nei pazienti non collaborativi, che potrebbero mordere il termometro e ferirsi.
  • Rettale: è considerato il metodo più preciso, poiché riflette la temperatura interna del corpo (ma va specificata l’età al medico che deve correggerla togliendo tra i 0,2° e i 0,5° circa). Tuttavia, è meno pratico e utilizzato principalmente in neonati, bambini piccoli o pazienti con esigenze specifiche.
  • Timpanica (auricolare): la temperatura viene rilevata nel condotto uditivo tramite termometri a infrarossi. Questo metodo è rapido e generalmente affidabile, sebbene l’accuratezza possa dipendere dalla corretta posizione del dispositivo, sempre più spesso viene definito lo strumento personale più raccomandato sia negli adulti che nei bambini.
  • Frontale: sempre con termometri a infrarossi, si misura la temperatura della fronte. Questo metodo è veloce e non invasivo, ma può essere influenzato dalla temperatura ambientale o dalla presenza di sudore sulla fronte. Preferire la misura timpanica.
  • Inguinale: meno comune, prevede la misurazione della temperatura nell’area dell’inguine, spesso usata in neonati o pazienti che richiedono un metodo alternativo.

Quali sono i segni e i sintomi della febbre?

Come animale omeotermo, l’uomo è costantemente influenzato da due sistemi opposti che regolano l’equilibrio termico (omeostasi): la termogenesi e la termodispersione.

Qualsiasi input patogeno, come batteri, tossine, neoplasie o infiammazioni croniche, stimola i leucociti a rilasciare interleuchina-1, la quale induce l’ipotalamo ad aumentare la temperatura corporea.

Come? Provocando su tutto il corpo brividi scuotenti (l’attrito muscolare produce calore), la tiroide aumenta il metabolismo, il cuore accelera la propria frequenza cardiaca e si consuma maggiore ossigeno. Questo meccanismo è quindi la causa dei segni (aumento FC, piressia, aumento FR, ecc..) e dei sintomi della febbre: malessere generale, discomfort, astenia, dolori muscolari (dovuti all’elevato tono muscolare). 

Quali sono le fasi della febbre?

Il fenomeno clinico chiamato febbre presenta diverse fasi, quattro nello specifico. Conoscerle può aiutarci a capire quale comportamento adottare di volta in volta per prendersi cura di sé o di un proprio caro nel migliore dei modi:

  • Incremento: fase in cui la temperatura corporea aumenta. Durante questa fase, i segni e sintomi della febbre si manifestano con un aumento progressivo della temperatura: la persona avverte brividi, batte i denti e prova una sensazione di freddo. Se la temperatura non supera valori eccessivi (>38 °C), non è consigliato scoprire il malato per evitare l’aumento della temperatura corporea, che avverrebbe comunque. È quindi preferibile assecondare il desiderio del paziente di essere coperto, fino a quando la sensazione di freddo e i brividi non si attenuano e la temperatura si stabilizza
  • Acme: una volta che la temperatura corporea raggiunge il suo apice, si manifesta la vera e propria febbre. La persona percepirà una sensazione di caldo e un malessere generale, spesso accompagnati da dolori articolari. In questa fase, si interviene con trattamenti farmacologici (se prescritti dal medico) e fisici. È importante mantenere l’ambiente ventilato e utilizzare impacchi e spugnature tiepide (a temperatura ambiente, mai fredde) applicandoli sulle aree in cui emergono i polsi periferici arteriosi, come il polso della mano, l’inguine, la caviglia, il collo e la nuca. Non devono mancare i rimedi classici, come la pezza bagnata sulla fronte e sulle gambe o piedi. È anche il momento giusto per alleggerire il paziente da eccessive coperte, lasciandolo coperto solo da un lenzuolo e collocandolo in un luogo fresco, in modo che il corpo possa dissipare il calore in eccesso.
  • Defervescenza: se il calo della temperatura corporea avviene lentamente, si parla di lisi, e conduce gradualmente il malato al benessere. Al contrario, se la diminuzione della temperatura è troppo rapida (fenomeno tipico dopo la somministrazione di antipiretici come il paracetamolo), si parla di crisi, che può causare una marcata vasodilatazione e sudorazione profusa, accompagnate da sintomi come malessere e spossatezza. In questa fase, è consigliato monitorare la pressione arteriosa e garantire un’adeguata idratazione con bevande confortanti. Inoltre, è opportuno cambiare la biancheria se umida e mantenere il paziente a letto per prevenire collassi e cadute accidentali.
  • Convalescenza: è la fase in cui la febbre è terminata e il corpo ha bisogno di recuperare le forze e i nutrienti persi durante le fasi precedenti. Per questo motivo, è fondamentale che la persona riposi almeno per un giorno, si alimenti e si idrati adeguatamente e disponga di un’assistenza minima per eventuali recidive o altri bisogni.

Come abbassare la febbre?

Ricordiamo che in caso di febbre è sempre necessario contattare il proprio medico, il quale deve valutare il miglior intervento in base alla storia clinica del paziente.

La scelta di somministrare farmaci non prescritti potrebbe, nel migliore dei casi, non comportare benefici e, nei peggiori, causare gravi conseguenze (come assumere antibiotici senza evidenze di infezioni batteriche, farmaci per cui si è allergici o antinfiammatori nei pazienti con insufficienza renale).

 Il rimedio migliore per abbassare la febbre dipende dalla temperatura massima che si raggiunge nell’adulto e nell’anziano non pluripatologico:

  • Febbricola (dai 37° ai 38°): se occasionale e transitoria, in una persona relativamente sana non richiede un trattamento farmacologico, che potrebbe risultare controproducente rispetto alla funzione stessa della febbre. È più utile concentrarsi sull’idratazione e sul riposo. Inoltre, è importante garantire un ambiente ben areato che favorisca una corretta termodispersione (riduzione del calore cutaneo).
  • Febbre (dai 38° ai 39°): è necessaria una maggiore attenzione nella ricerca delle cause di tali temperature. Come per temperature inferiori, anche in questi casi è opportuno informare il medico, che valuterà l’eventuale necessità di un trattamento farmacologico. Il farmaco più comunemente utilizzato è il paracetamolo, disponibile in diverse formulazioni, dalla compressa da 500 mg fino alle forme endovenose da 1 g. Tuttavia, nei casi in cui il paracetamolo risulti inefficace, potrebbe essere prescritto un FANS (antinfiammatorio non steroideo), come ibuprofene, ketoprofene o altri. Se la causa della febbre è diagnosticata come batterica, si procederà con terapie mirate, ad esempio l’utilizzo di antibiotici. In assenza di una causa identificata e nel caso in cui la febbre persista nonostante i trattamenti farmacologici per più di una settimana, è probabile che il medico richieda una serie di esami diagnostici, come radiografia del torace (RX torace), analisi ematiche, emocolture e/o urinocolture. Le precauzioni ambientali descritte in precedenza rimangono fondamentali. Per favorire il comfort della persona, sarà utile assecondare le fasi febbrili (vedi sopra).
  • Febbre alta (>39°): gli interventi saranno analoghi a quelli già descritti, ma con un’attenzione maggiore e una più rapida esecuzione, per evitare che la temperatura superi i 41 °C. Tale condizione, indipendentemente dalla causa, potrebbe provocare danni irreversibili al sistema nervoso. Per questo motivo, sono necessari interventi fisici e terapeutici tempestivi ed energici, accompagnati da un monitoraggio costante della temperatura. È fondamentale non dimenticare di avvisare il medico di base o l’infermiere di fiducia, per ricevere assistenza immediata in caso di crisi.
  • Ipertermia (> 41°): si tratta di un caso estremo e raro, che richiede interventi immediati. È fondamentale contattare il proprio medico o, in sua assenza, il medico di continuità assistenziale (guardia medica). In situazioni di emergenza, potrebbe essere necessario attivare i servizi di emergenza-urgenza (112). Nell’attesa del personale sanitario, l’intervento più efficace consiste nell’applicazione di spugnature con acqua abbondante, un metodo che può favorire rapidamente la termodispersione. Tuttavia, a temperature così elevate, esiste un alto rischio di gravi danni neurologici e crisi ipotensive. Va sottolineato che questa procedura, sebbene considerata efficace da alcune scuole di pensiero, è oggi ritenuta obsoleta e controversa. Per questo motivo, deve essere utilizzata solo in situazioni controllate e dopo una valutazione adeguata da parte di personale esperto.

Cosa fare in caso di convulsioni da febbre alta?

Le più comuni complicazioni della febbre alta sono le convulsioni o gli attacchi epilettici. In caso di convulsioni da febbre alta, è fondamentale mantenere la calma. Durante un attacco convulsivo, si possono osservare tremori improvvisi, contrazioni e rigidità muscolare.

Un episodio tipico di attacco epilettico si divide in tre fasi:

  • Irrigidimento dei muscoli seguito da contrazioni muscolari violente che scuotono tutto il corpo;
  • Stato di rilassamento con sonnolenza e a volte semi-incoscienza;
  • Il malato si riprende ed in genere non ricorda nulla dell’accaduto.

La convulsione dura in genere circa 5 minuti e nella grande maggioranza dei casi si risolve spontaneamente:

  • se il malato è già a terra non spostarlo, mentre se è in sedia o sulla poltrona è necessario, con cautela adagiarlo in sicurezza sul pavimento. Al massimo si può mettere una coperta sotto, facendolo scivolare lentamente e in sicurezza;
  • in caso si verifichi vomito o forte salivazione è necessario posizionarlo sul fianco in posizione laterale di sicurezza;
  • se la bocca è chiusa, non contrastare le contrazioni muscolari, non cercare di aprirla: si potrebbero causare delle fratture o venire morsi. Se la bocca è aperta, mettere tra i denti, su i lati della bocca, il manico di un cucchiaio di legno avvolto con un fazzoletto;
  • non praticare manovre rianimative durante l’attacco perché inutili e pericolose; a fine attacco valutare lo stato di salute e se necessario iniziare la manovra.
  • in caso di febbre elevata cercare di abbassare la temperatura con impacchi freddi sul viso e sul collo.
  • non dare nulla da bere durante l’incoscienza, solo al risveglio somministrare eventuali farmaci prescritti per il caso;
  • contattare sempre il proprio medico e seguire le istruzioni fornite, in caso di emergenza contattare i servizi territoriali.

Quanti tipi di febbre ci sono?

Se la febbre persiste per oltre 3-4 giorni, o peggio, si prolunga per più di una settimana e il paziente è indicato per il trattamento a domicilio, può essere utile raccogliere un grafico temporale delle variazioni della temperatura corporea.

Registrare frequentemente la temperatura a intervalli prestabiliti e, se necessario, può aiutare il clinico a individuare le cause eziologiche. Con semplici grafici, è possibile rappresentare le diverse tipologie di febbre che un paziente può manifestare durante la convalescenza.

Monitorare la temperatura corporea più volte al giorno restituirà un grafico dall’enorme valore con chiare e utili indicazioni per la diagnosi corretta della malattia del paziente, la tipologia di febbre che si evince darà significato ad un eventuale sospetto clinico: 

  • Febbre continua: è una febbre tipica delle polmoniti in cui insorgenza e defervescenza (graduale e o di crisi) subentrano solo all’inizio e alla fine della malattia senza scendere al di sotto di 1° C, mantenendosi sui 40°. Tipica la sesta malattia, esantematica, virale, che colpisce le vie aeree superiori di tutti i bambini.
  • Febbre remittente: simile a quella continua ma con alterazioni superiori a 1° senza defervescenza assoluta (37°). Tipica delle setticemie, delle tubercolosi e delle malattie virali.
  • Febbre intermittente: la febbre oscilla di parecchi gradi nelle 24 ore, ritornando a livelli normali di temperatura per poi riprendere a cicli aumenti di gradi fino all’iperpiressia (40°). Tipico delle setticemie.
  • Febbre ricorrente: tipica della febbre mediterranea familiare. Oscilla nell’arco di tre-quattro giorni.
  • Febbre ondulante: oscillazione della temperatura nell’arco di 10-15 giorni. Causata da brucellosi.
Tipi di febbre in base al grafico delle temperature
Tipi di febbre in base al grafico delle temperature. Credit: elaborazione Dario Tobruk con Canva.com ver. Pro

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

Fonti e libri consigliati sull’argomento

  • L.M. Bush (luglio 2024). Febbre. MSDmanuals.com
  • Di Meo S. (2010). Assistere in famiglia: istruzioni per l’uso. ASL Brescia. [ats-brescia.it]
  •  I consigli di gestione del paziente con convulsioni da febbre alta sono tratti dal libro “Assistere a casa Suggerimenti e indicazioni per prendersi cura di una persona malata” a cura di Giuseppe Casale e Chiara Mastroianni, edizione Maggioli, vedilo su Amazon, o sul sito MaggioliEditore.it