Nei grossi centri ospedalieri è probabile o almeno auspicabile la presenza di un mediatore culturale o che comunque sia presente un parente in grado di tradurre e superare le barriere linguistiche del paziente quando necessario, in grado di tradurre dall’italiano la maggior parte delle informazioni importanti che non possono essere comunicate attraverso un consenso informato standard e già tradotto nella lingua del paziente.
Ma nelle piccole e grandi esigenze di comunicazioni e nell’esplicarsi del lavoro dell’infermiere, come poter comunicare con il paziente straniero non inglese o comunque non europeo?
La richiesta di soddisfazione di piccoli ma fondamentali bisogni come l’acqua o il cibo, la necessità di espletare funzioni fisiologiche come la minzione o l’evacuazione in pazienti che necessitano di assistenza? Una coperta in più, una piccola informazione o capire che farmaco gli stiamo somministrando?
In assenza quindi di un parente che sia in grado di tradurre immediatamente o di un traduttore in reparto, uno dei modi più veloci ed economici che possiamo usare, sempre se l’azienda o il responsabile lo permetta è l’uso di un app traduttore come Google Translate.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 30.40 €
Rischi dell’uso inappropriato di un traduttore automatico
Premettiamo che l’uso di un traduttore non può sostituire una traduzione professionale, una comunicazione efficace e che il rischio di traduzioni errate o non congrue è da considerarsi nell’uso di tecnologia accessibile e a basso costo.
Inoltre non è possibile ancora usare il cellulare vicino ai dispositivi elettromedicali, quindi appurate una distanza di almeno 4 metri da essi e da portatori di pacemaker.
Google Translate, il traduttore automatico più diffuso al mondo, nonostante abbia raggiunto livelli di accuratezza prossimi a quelli di un traduttore umano esperto non può, secondo gli stessi ingegneri della Google essere considerato attendibile al 100%:
“può ancora fare errori importanti, che un traduttore umano non farebbe mai, come lasciar cadere delle parole e interpretare male dei nomi propri o dei termini rari oppure tradurre delle frasi isolatamente invece che considerarle nel contesto di un paragrafo o di una pagina“
Nelle applicazioni infermieristiche, il Dott. Paolo Tentori in un Corso organizzato da IPASVI nel 2015 termina la sua presentazione con gli stessi dubbi ma gli stessi piccoli entusiasmi.
Quindi è bene utilizzarlo solo per scopi elementari, semplici traduzioni, per la soddisfazione di piccoli bisogni o, perché no, far sentire il paziente straniero un po’ meno solo, con un saluto ad inizio turno tradotto simpaticamente da una voce digitale nella sua madrelingua.
Come installare Google Translate e comunicare con il paziente straniero
- Per gli utenti Android accedere al proprio Play Store e digitare “google translate” o “google traduttore”, il motore di ricerca troverà l’app in ogni caso.
- Cliccando sull’app Google Translate il pulsante “Installa” e in seguito “Apri” dovreste avere delle opzioni per installare le librerie di traduzione che contengono i file per tradurre la lingua desiderata.
In caso abbiate il blocco del download per rete mobile basta cliccare sull’apposita sezione o agganciarsi ad una rete Wi-fi e scegliere le lingue di cui avete bisogno.
- Tornando sul menu principale vi ritroverete sulla sezione di traduzione testo e scelta della lingua sopra il campo di compilazione. Cliccate sul microfono al centro e date il permesso ad accedere se volete utilizzarne la funzione. Il traduttore vocale ha due diverse opzioni:
- La scelta di attivare il microfono con la lingua conosciuta
- Il riconoscimento automatico della lingua da parte dell’app
- In ogni caso, cliccate sul microfono scelto e provate l’applicazione salutando con la frase universale: “Buongiorno“.
Immediatamente l’app produrrà un vocale tradotto della frase nella lingua scelta, in questo caso il russo. Se il paziente è divertito o incuriosito dall’uso del traduttore probabilmente accennerà a rispondervi, cliccate sul pulsante contro-laterale a quello della vostra lingua e avvicinate il microfono alla sua bocca.
Bene avete salutato il vostro paziente straniero con l’uso di un’app come Google Translate.
Come comunicare con pazienti stranieri con l’uso di Google Translate?
Ora in assenza di protocolli specifici o istruzioni operative interne alla vostra Azienda o Clinica è bene limitare l’uso con delle considerazioni per evitare errori di comprensioni e traduzioni che possono provocare gravi errori.
- A nostro avviso l’uso di Google Translate non può essere impiegato per confermare sintomi clinici tali da considerare la necessità di avvisare il medico. Sintomi per cui è necessario prendere decisioni cliniche e applicare i protocolli aziendali, che specificano come procedere nel suddetto caso.
- Nei casi minori, se il paziente fa una richiesta tradotta dall’app è bene che l’infermiere ripeta ciò che è stato tradotto in modo che il paziente comprenda la necessità di confermare la sua richiesta: un doppio controllo di traslitterazione dello stesso messaggio a partire da entrambe le lingue riduce la possibilità di travisarne il senso stesso. La comprensione reciproca del messaggio tra operatore e paziente è il fine dell’ottimizzazione della cura.
In Irlanda addirittura, in una situazione di emergenza, non c’erano né parenti né traduttori nei paraggi, i paramedici (figura professionale simile a quella dell’infermiere di 118) hanno fatto partorire una donna africana usando Google Translate!
Le potenzialità sono molte ma fino a quando non si possa disporre di evidenze scientifiche e razionali che ci autorizzino ad usare un traduttore automatico (e quindi il cellulare) al lavoro, il suo uso deve giocoforza essere impiegato per soddisfare piccole ed elementari traduzioni ed attendere che la tecnologia prima o poi riesca a raggiungere i livelli di perfezione e affidabilità raggiunti da un essere umano. O magari un mediatore culturale sempre disponibile per ogni etnia?
Fonti e approfondimenti:
- www.slideshare.net/Hildemarus/luso-della-funzione-di-translitterazione-in-google-translator-persiano
- http://www.linkiesta.it/it/article/2015/05/15/come-funziona-google-translate/25917/
- http://www.lastampa.it/2016/10/02/tecnologia/news/le-traduzioni-automatiche-di-google-sono-quasi-al-livello-di-quelle-umane-nvM8ULg9WWRrWG3JIgkkPL/pagina.html
- http://www.repubblica.it/oncologia/diritti/2017/01/17/news/cancro_stranieri_immigrati_mediazione_culturale_ospedali-156213955/
- http://www.migesplus.ch/it/migesexpert/comunicazione-interpretariato/altri-tool-di-traduzione/applicazioni-per-smartphone/#c1396
- https://www.videogiochi.com/news/2015/02/grazie-a-google-traduttore-paramedici-irlandesi-hanno-comunicato-con-una-partoriente/
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