Una condizione che accomuna questo episodio, ai tanti altri fatti accaduti in giro per il territorio Nazionale, e in effetti, sono piene le pagine di cronaca locale di storie come queste.
Eventi che sdegnano un po’ tutti, ma fondamentalmente, non portano mai alla creazione di un sistema di prevenzione chiaro ed efficiente, che riesca a tutelare realmente chi vive in corsia, salvaguardandoli dai raptus di violenza che nella stragrande maggioranza dei casi, derivano dall’inciviltà e dalla maleducazione, ma che spesso bisogna dirlo, scaturiscono anche dalla cattiva organizzazione dei servizi.
Basta entrare all’interno di alcuni presidi ospedalieri, per capire lo stato di disorganizzazione che porta all’ insofferenza di tanti parenti e ammalati in coda per ore, talvolta nei pronto soccorso, altre volte fuori ad un ambulatorio ad aspettare l’arrivo di qualcuno che venga a dar loro una risposta; condizioni che nascono ed è inutile dirlo, dalla mancanza di personale e dal fatto che quello presente è sempre più oberato, senza dimenticare poi che il Covid, ha messo ancor più a dura prova, la già precaria condizione di lavoro dei tanti operatori e delle tante operatrici del servizio sanitario nazionale.
È facile dunque, in condizioni come queste, assistere a facinorosi, turbolenti ed esausti che se la prendono con medici, infermieri, O.S.S. o chi comunque opera e lavora per la cura e la salute delle persone.
Eppure, la soluzione al problema, sembrava essere arrivata proprio l’anno scorso, quando nel mese di agosto venne fuori la “legge antiviolenza” che tanto fece esultare i vari sindacati, da sempre in prima linea a condannare fatti di tale gravità, e impegnati costantemente nel richiedere mezzi e soluzioni. In effetti, questa normativa avrebbe introdotto sanzioni amministrative nonché penali, di un certo spessore, al fine di inibire azioni aggressive contro gli operatori in servizio, che in questi anni non poche volte hanno dovuto fare i conti, con la prepotenza e la maleducazione di pazienti e parenti un po’ troppo nervosi.
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
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Dunque, nonostante l’introduzione di una normativa nata con il proposito di frenare sul nascere episodi come questi, ciò non avviene. Probabilmente perché l’applicazione della stessa legge richiede un intervento personale degli operatori, i quali dovrebbero mettere in atto una serie di procedure, andandosi ad impegolare in equivoci legali e burocratici.
Situazioni che sviliscono sempre di più il personale sanitario che ormai oltre a far la guerra contro il Covid-19, deve costantemente preoccuparsi anche di difendersi dagli aggressori.
Ci si chiede dunque, se è il caso o meno d’intervenire in maniera più chirurgica per debellare questo male, magari introducendo postazioni di Polizia all’interno di ogni presidio ospedaliero, considerando che purtroppo la vigilanza privata, laddove è stata introdotta, poco riesce a fare per intimorire e soprattutto bloccare sul nascere eventi di questo tipo, in quanto hanno un campo d’azione molto limitato contrariamente alle forze dell’ordine.
Si potrebbe introdurre inoltre, un servizio di sorveglianza più appropriato, attraverso l’utilizzo di telecamere all’interno dei P.S. o comunque dei reparti dove c’è maggiormente la presenza di visitatori.
Per fare tutto questo, occorre chiaramente un intervento delle Istituzioni locali e centrali, nonché dei dirigenti delle ASL stesse, ma soprattutto occorre una sensibilizzazione della coscienza comune, che vada a protendere verso la civiltà, l’educazione e maggiormente, verso il rispetto di chi, senza ombra di dubbio, può sbagliare nel proprio lavoro come ogni altra persona, ma sicuramente non vorrebbe mai sbagliare per rovinare la vita e la salute delle persone che ha scelto di curare.
Autore: Alessandro Salerno
“L’O.S.S. l’evoluzione necessaria per garantire la salute di tutti”, il libro di Alessandro Salerno:
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