Quando hanno saputo che all’ospedale Niguarda era stata introdotta la figura dell’“infermiere leader per la vaccinazione” – incaricato di proporre a pazienti e caregiver in attesa nelle sale o presso le casse ticket di ricevere, senza prenotazione, i vaccini gratuiti consigliati (antinfluenzale, anti-Covid, antipneumococco e herpes zoster) – per alcuni non è stato un incentivo a vaccinarsi, ma un’occasione per attaccare il sistema (VEDI Il Giorno). Nel mondo rovesciato dei no vax, un’opinione personale sembra avere lo stesso peso dei fatti scientifici dimostrati, trasformando un luogo di cura in un palcoscenico per proteste ideologiche, spesso a scapito dei diritti dei pazienti.
Il 31 ottobre 2024, un episodio significativo si è concluso con una denuncia da parte del commissariato Greco Turro, diretto dal dirigente Carmine Mele. Un’iniziativa autodefinita “ispezione popolare” ha portato al Daspo urbano per un anno nei confronti di R.V., un 34enne residente nel Lecchese, infermiere che, secondo fonti online vicine al movimento, avrebbe subito tre licenziamenti per motivi disciplinari dopo la pandemia. R.V. è anche il leader di un comitato che, oltre a proclamarsi difensore del diritto alla salute, promuove attività controverse come la “resistenza al digitale autoritario” e il rifiuto di ricevere sangue da persone vaccinate. Sul blog associato al comitato è stata persino avviata una raccolta fondi per coprire le spese legali degli attivisti denunciati per il blitz e per presentare ricorso contro il foglio di via emesso il 17 dicembre dal questore Bruno Megale.
Quella mattina, R.V. e altri cinque attivisti si sono presentati al centro prelievi del blocco Nord del Niguarda, distribuendo volantini e sottoponendo l’infermiera “leader” a domande provocatorie. Successivamente, si sono spostati al blocco Sud, nei poliambulatori frequentati anche da pazienti oncologici, e hanno attaccato verbalmente il personale sanitario con insulti come “assassini” e accuse di “iniettare veleno” o “fare marketing”. Hanno anche filmato la scena, pubblicando poi il video su YouTube con il titolo provocatorio “L’infermiere facilitatore… in difficoltà”, in cui R.V. accusa i colleghi di “vendere vaccini” (gratuiti per legge) e invita al mail bombing contro l’ospedale.
Il video è tuttora online, nonostante la richiesta di rimozione da parte del Niguarda, che ha denunciato gli attivisti per violazione della privacy (sono stati ripresi anche pazienti senza autorizzazione), diffamazione e interruzione di pubblico servizio. Quel giorno, l’ospedale ha dovuto sospendere le vaccinazioni antinfluenzali, chiamare la vigilanza e infine la polizia per allontanare il gruppo di contestatori.
Non è il primo episodio per R.V.: nel 2022 era già stato denunciato dalla Polfer di Bologna per resistenza e interruzione di pubblico servizio, dopo essersi rifiutato di mostrare il Green Pass a bordo di un treno Italo, causando un ritardo di 23 minuti. Tuttavia, un ospedale non è un treno. Come sottolineato nel provvedimento, si tratta di un “luogo dedicato alla cura e alla tutela della salute pubblica, dove è essenziale garantire un clima di sicurezza e serenità. La condotta di V. avrebbe potuto provocare reazioni imprevedibili da parte dei presenti, con conseguenze potenzialmente gravi per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
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