Gli infermieri italiani si ritrovano spesso a dover ‘fuggire’ verso condizioni lavorative ed economiche migliori. Fino a non molto tempo fa vi era infatti un vero e proprio esodo di professionisti verso Germania, Inghilterra, Francia, Irlanda e altri paesi (sono tanti) che li retribuiscono in modo quantomeno accettabile.
La fuga degli infermieri verso il pubblico
Adesso, però, dopo la tempesta Covid, la ‘fuga’ che fa notizia è un’altra: quella a gambe levate degli infermieri che lasciano case di riposo e RSA approfittando dei molti bandi messi a disposizioni dalle Usl-Asl (che in fretta e in furia, solo ora, provano a colmare le lacune di personale collezionate qua e là nei decenni).
Un fuggifuggi generale che, inevitabilmente, sta mettendo in ginocchio diverse strutture in tutta Italia. E che le sta addirittura ‘costringendo’ a sostituire il personale infermieristico con quello di supporto (OSS), grazie anche al triste benestare delle Usl-Asl (VEDI).
‘Cerchiamo infermieri in Albania e Ucraina’
I responsabili di diverse strutture hanno rilasciato delle dichiarazioni emblematiche a Il Corriere del Veneto: “Non so come riusciremo a continuare a garantire il servizio, le Usl continuano a fare bandi per infermieri e a sottrarli alle case di riposo.
A me ne mancano otto. Ci stiamo muovendo per reperirli in Albania e in Ucraina perché qui non si trovano” ha denunciato l’amministratore delegato della Relaxxi di Noale Battista Camporese.
Anche in Est Europa e Sud America
E ancora: “Tamponiamo con società esterne che ci forniscono ogni tanto personale a spot, ma non basta. Stiamo valutando di rivolgersi ad agenzie per trovare infermieri nell’Est Europa o in Sud America” ha spiegato Paolo Dalla Bella, amministratore delegato della struttura Monumento ai Caduti di San Donà e presidente delle coop che gestiscono il personale dell’Adele Zara di Mira.
L’appetibilità di certe posizioni lavorative
Dopo circa vent’anni stiamo di nuovo cercando infermieri all’estero, quindi? Beh, se l’intento è quello di continuare a pagare i nostri per forza due soldi… Ciò diventa assolutamente necessario.
Già, perché se è vero che gli infermieri italiani con una paga ‘normale’ (i dipendenti pubblici) sfiorano l’indigenza (VEDI articolo), quelli delle strutture private come case di riposo e RSA se la passano molto peggio. Le posizioni lavorative offerte, infatti, non sono propriamente appetibili…
Trattasi di condizioni contrattuali ed economiche ben lontane dall’essere in grado di ‘sedurre’ dei professionisti laureati come gli infermieri (contratto AIOP RSA? Qualcosa di peggio? 1000-1200 euro al mese?). Sempre che il servizio non sia affidato ad aziende esterne come cooperative o simili, cosa che fa peggiorare ulteriormente la situazione.
Il paradosso
Il fatto è che… Purtroppo per le aziende private, il lungo periodo in cui non c’erano concorsi, l’azienda pubblica non assumeva più, si facevano tagli alla sanità fino a spolparla, il mercato era praticamente fermo e si poteva scegliere tra tanti infermieri a spasso (un paradosso tutto italiano: oggi ci siamo accorti che mancano tantissimi infermieri per compensare le carenze dei nostri ospedali e delle strutture private, ma fino a non molto tempo fa sembrava che non servissero a nessuno…) che pur di lavorare accettavano condizioni indecorose e imbarazzanti, è terminato.
Urge un adeguamento contrattuale
Adesso, se si vuole trattenere il proprio personale o si vuole ricercarne altro, bisogna pagarlo adeguatamente e offrigli condizioni di lavoro non necessariamente al limite della follia, cosa che avviene (troppo) spesso nelle strutture per anziani del nostro paese. Come ricordato anche da Paolo Lubiato (Cisl), per far sì che la migrazione degli infermieri verso le Usl si fermi, “I contratti delle case di riposo devono essere adeguati a quelli del pubblico”.
Se l’offerta è questa…
Perciò, se le aziende private vogliono continuare a sperare che esista qualche infermiere italiano masochista disposto a scegliere di lavorare in una RSA per 1000 euro al mese (magari dove si è in due in turno con 70 pazienti da assistere) quando ad oggi vi è la concreta possibilità di essere assunti nel pubblico con un contratto e uno stipendio migliore, lo facciano pure. E seguitino anche a fare appelli ai giornali in tal senso, se lo reputano opportuno.
Ma… Ad oggi, sembra proprio che per loro l’unica soluzione sia una ricerca all’estero, sfruttando la direttiva del Governo che permette di assumere infermieri fuori dall’Unione Europea, purché iscritti all’ordine del loro Paese; anche se il loro titolo non è riconosciuto qui in Italia (poveri pazienti)…!
Autore: Alessio Biondino
E gli infermieri italiani intanto sfiorano la soglia dell’indigenza
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