Il Senato ha approvato il disegno di legge sulle prestazioni sanitarie proposto dal ministro della Salute Orazio Schillaci. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera dei Deputati. Il testo introduce importanti novità su vari fronti: dalla riforma delle modalità di prescrizione ed erogazione delle visite specialistiche ambulatoriali, all’istituzione di un sistema nazionale centralizzato per la gestione delle liste di attesa, con l’obiettivo dichiarato di ridurne i tempi.
Il DDL Prestazioni Sanitarie introduce molte utili novità per i cittadini, ma basta un solo articolo per insospettire i professionisti sanitari: al primo capo, il primo articolo, si blinda definitivamente la diagnosi e la prescrizione come esclusiva medica, ostacolando in questo modo il futuro accesso a competenze avanzate per i sanitari atteso per il Riordino delle Professioni Sanitarie.
Novità del ddl Prestazioni sanitarie
Il Senato ha approvato il disegno di legge “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria“, un provvedimento volto a rafforzare l’efficienza del Servizio sanitario nazionale (SSN) e a garantire tempi certi nell’erogazione delle cure. Tra le principali misure introdotte figura l’istituzione del Sistema nazionale di governo delle liste d’attesa (SINGLA), organismo centrale incaricato di coordinare e monitorare l’organizzazione dell’offerta sanitaria sul territorio.
Viene inoltre creato un registro online per consentire ai cittadini di segnalare disservizi, mentre l’Osservatorio nazionale sulle liste d’attesa è riorganizzato per analizzare e rispondere alle criticità emergenti. È previsto anche un nuovo indicatore nazionale sull’aderenza terapeutica – argomento che noi di DimensioneInfermiere.it abbiamo affrontato nel 2023 presso il ForumNA, qui il link alla relazione completa – che arricchisce gli strumenti di monitoraggio della qualità dell’assistenza.
Grande attenzione è riservata ai pazienti oncologici, con l’obbligo per il Ministero della Salute di definire linee guida nazionali per i PDTA regionali, garantendo uniformità ed equità di accesso. Per contrastare l’affidamento esterno dei servizi sanitari, il provvedimento consente l’assunzione a tempo determinato di professionisti sanitari, compresi gli specialisti ambulatoriali interni, con compensi fino a 100 euro lordi orari per attività straordinarie. Non si menzionano professionisti sanitari per le stesse prestazioni.
Il disegno di legge formalizza anche l’utilizzo della telemedicina per la certificazione di malattia, equiparando la visita a distanza alla constatazione diretta, e prevede un fondo di 3 milioni di euro per la digitalizzazione degli studi medici.
Prevista infine la valutazione delle performance dei direttori generali delle aziende sanitarie, legata al rispetto dei tempi di attesa, un sistema premiale per le Regioni virtuose, e l’istituzione della Scuola nazionale dell’alta amministrazione sanitaria, finalizzata alla formazione dei dirigenti sui temi dell’organizzazione ed efficienza del sistema sanitario.
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Nota sul DDL: i medici non cedono su diagnosi e prescrizione
Non serve uno sforzo interpretativo particolare per notare che il Disegno di Legge sulle prestazioni sanitarie, approvato al Senato e ora atteso alla Camera, contiene già al suo interno un messaggio chiaro – e potenzialmente divisivo – in vista del futuro riordino delle professioni sanitarie.
Nel testo si legge infatti: “Il medico, a cui competono in maniera esclusiva la diagnosi, la prognosi e la terapia, nei casi in cui prescrive prestazioni di specialistica ambulatoriale, deve attribuire, nel caso di prima visita o esame diagnostico, l’appropriata classe di priorità e, nel caso di primo accesso o di accessi successivi, indicare il quesito o il sospetto diagnostico”.
Una formulazione che non lascia spazio a fraintendimenti: si ribadisce l’esclusività della competenza medica nell’intero processo diagnostico e terapeutico, blindandola già ora in legge prima ancora dell’avvio concreto del processo di riforma del comparto.
Un’affermazione che, di fatto, riduce a dichiarazione d’intenti la volontà di costruire un sistema multiprofessionale realmente integrato. A nulla è servito il tentativo della senatrice leghista Elena Murelli, che con un emendamento ha cercato di bilanciare la posizione rivendicando sì la centralità della figura medica, ma anche il riconoscimento delle competenze degli altri professionisti sanitari: “Portiamo avanti l’istanza dei presidenti delle federazioni sanitarie, con l’obiettivo di costruire un sistema sanitario in cui ognuno, nel proprio ruolo, collabori per garantire il diritto alla salute dei cittadini”. Parole rimaste lettera morta: l’emendamento non è stato accolto.
Resta ora da vedere se il prossimo passo – l’attesissimo riordino delle professioni sanitarie – sarà all’altezza delle promesse rilanciate anche pubblicamente dal Ministro Orazio Schillaci, ad esempio durante il recente Convegno FNOPI (vedi video intervista della Barbara Mangiacavalli e del Ministro Schillaci).
La sensazione, però, è che il clima sia già stato guastato da una norma che, pur affrontando il tema delle liste d’attesa e dell’accesso alle cure, finisce col ribadire una visione fortemente verticistica e medici-centrica dell’intero sistema.
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