Le richieste degli infermieri portate al Ministero
“La perdurante emergenza in cui versa la categoria è anche frutto del mancato ascolto delle nostre proposte“. Il documento consegnato al Ministero da parte del Nursind si ramifica in ben otto punti: l’uscita dal comparto, le competenze avanzate, l’adeguamento dello stipendio alla media europea, il riconoscimento della natura usurante del lavoro infermieristico e il superamento del vincolo di esclusività tra gli altri.
Il segretario Bottega: “Chiediamo al ministro Brunetta di farsi portavoce col Governo della nostra richiesta di una redistribuzione delle risorse del Fondo sanitario. Arrivati a questo punto l’indennità va raddoppiata. I 75 euro lordi di incremento che dovevamo ricevere un anno fa, ora non bastano più, ne chiediamo il raddoppio. […] Il Governo ci deve delle risposte subito, se vuole tentare di fermare l’emorragia continua di infermieri“.
Incalza Barone: “le competenze vanno ampliate secondo il livello di studio e servono più posti nelle università, ma anche più infermieri docenti per garantire una formazione di qualità. E’ poi arrivato il momento di riconoscere la malattia professionale e la nostra attività come usurante“.
‘Stiamo dando anche il sangue’: performance dimostrativa della stanchezza degli infermieri
Cartelli aizzati in aria con messaggi provocatori come ‘Non eroi ma professionisti‘ oppure ‘siamo infermieri non prigionieri‘, migliaia di infermieri in molte città italiane hanno aderito allo sciopero nazionale indetto dal sindacato Nursind contro “condizioni di lavoro inaccettabili” e per “stipendi dignitosi“.
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che risultano in grado di sviluppare danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.
Il provvedimento legislativo, nel recare un sorta di diritto penale a presidio della
medicina, interviene con una severa risposta sanzionatoria, ma il problema va risolto
anche affrontando e rimuovendo le radici profonde della violenza … di un paziente che
arriva a colpire il proprio medico.
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
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Un prelievo di sangue in piazza è l’occasione per dimostrare la stanchezza fisica, piscologica ed emotiva di un’intera categoria che, nelle parole di Bottega all’intervista all’ANSA, chiariscono come “Con questo gesto dimostrativo vogliamo dire che siamo arrivati a dare anche l’ultima goccia di sangue. In questi due anni e mezzo di pandemia stiamo dando tutto il possibile, ma la nostra professione in queste condizioni sta morendo. Chiediamo al Governo un impegno concreto per la valorizzazione economica e il miglioramento delle condizioni lavorative degli infermieri che oggi sono schiacciati da turni massacranti. Senza fatti concreti, nei prossimi anni in Italia, non ci sarà più il numero necessario di infermieri, perché i giovani non vogliono più intraprendere questa professione che ha alti rischi e grandi responsabilità, ma bassi stipendi. Se non saremo ascoltati – conclude – il prossimo mese non sarà più una giornata di sciopero, ma due o più“.
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