Lo scorso 15 marzo, la Corte d’appello di Reggio Calabria ha condannato il Grande ospedale metropolitano Bianchi Melacrino Morelli a risarcire economicamente 18 infermieri. La motivazione? Demansionamento: i professionisti erano obbligati, da anni, a ricoprire mansioni domestico alberghiere, igienico sanitarie, ausiliarie e di supporto che non competono, di fatto, all’infermiere.
Come spiegato dal sindacato Nursind (VEDI Quotidiano Sanità), «i risarcimenti ammontano a una cifra che supera complessivamente i 600mila euro». Nel dettaglio, la sentenza (non ancora depositata) interessa gli infermieri impiegati presso la U.o.c. di Nefrologia e Dialisi e la U.o.c. di Oncologia, ma a breve il Tribunale dovrà esprimersi anche per le altre unità operative.
Come sottolineato da Vincenzo Marrari, segretario Nursind di Reggio Calabria: «Abbiamo come obiettivo quello di garantire ai lavoratori di agire in un contesto di piena valorizzazione economica, contrattuale e di rispetto dei diritti della professione infermieristica, che a livello nazionale è riconosciuta come professione intellettuale.
Per porre in essere la nostra opera, occorre il giusto rapporto tra infermieri e pazienti, la presenza in organico 24 ore su 24 delle figure di supporto come l’Oss e soprattutto che ci vengano riconosciuti tutti i diritti sanciti dai contratti e dalle vigenti normative».
AncheMichele Nucera, segretario Nursind nel P.O. Morelli e infermiere di Oncologia, sottolinea: «Sin dalla nascita del sindacato a Reggio, nel 2017, ci siamo trovati di fronte ad una situazione di forte malcontento di tutti i colleghi infermieri, i quali erano demansionati praticamente da sempre. Questa sentenza ripaga in parte anche la nostra dignità professionale che per troppo tempo è stata schiacciata dalla mancanza delle figure di supporto previste».
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