Diario di una professionista infermiera… DELUSA


Valorizzazione dell’infermieristica italiana? Professionalità e abnegazione, nonostante tutto? Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione della stimata collega Anna Di Martino, infermiera di sala operatoria.

«Professionalità: la condizione personale di chi svolge una professione; estens., la capacità di svolgere la propria attività con competenza ed efficienza. Questa la definizione da dizionario ed è questo che viene giustamente richiesto a chi ha studiato, ha investito ed ha provveduto a costruire la propria identità di professionista. 


Cosa c’è di aderente tra la teoria e la quotidianità che migliaia di Infermieri vivono ogni giorno? Direi molto poco… e lo dico con dolore immenso, perché io ho scelto! Ho scelto questa professione con tutto il cuore, l’entusiasmo, l’intenzione e la costruzione del percorso formativo che sentivo di dover percorrere. 

L’ho percorso e lo sto percorrendo… diciamo che non ho mai smesso.
Non ho mai perso l’entusiasmo, la voglia, la visione, il desiderio di migliorare, la sete di sapere ed il senso del dovere. 


Ho scelto di diventare strumentista di sala operatoria, quindi una professionista specializzata come tante mie colleghe che ho incontrato durante la mia “carriera”, che carriera purtroppo non è.

Ho vissuto molte realtà, molte esperienze, molti scenari; ho conosciuto molti colleghi, medici,  infermieri, tecnici, collaboratori… tanti da poter dire di conoscere bene il mondo della chirurgia nella sua massima espressione tecnica: la sala operatoria.

Ho attraversato epoche storiche per quanto riguarda il panorama sanitario: dall’epoca delle grandi riforme (anni ‘90) al passaggio della formazione dalle scuole professionali alla realtà universitaria. Mi sono sempre tenuta al passo con i tempi, tra percorsi didattici ed aggiornamento, passando dalle società scientifiche che tuttora mi vedono in ruoli di responsabilità.


Dopo tutti questi anni e tutta questa, oserei dire, abnegazione, mi sovvengono numerosi dubbi… anche considerando il panorama che osservo quotidianamente. Mi chiedo se tutto questo sia stato sufficiente oppure avrei dovuto fare di più, diversamente, adattarmi o lasciar perdere.

Ma mi rispondo che ho agito in scienza e coscienza, senza mai dimenticare di mettere al  centro il bene del paziente secondo quello che ho scelto, costruito, sposato e giurato.

Tuttavia c’è da dire che questa, oserei dire, abnegazione, a cosa ha portato? Esiste la meritocrazia? Esiste il riconoscimento? Esiste la valorizzazione professionale? Lo chiedo a voi perché io la risposta ce l’ho e non so se molti siano contenti di ascoltarne l’analisi.

Mentre il Ministro della Salute propone l’assunzione di Infermieri indiani (nulla da eccepire), migliaia di Infermieri italiani abbandonano il pubblico per il privato e/o volano all’estero! Allo stato attuale mi sento di dire: fate bene… andate e moltiplicatevi mentre noi ancora devoti rimaniamo qui ad arrancare giorno per giorno.

Mi chiedo per quanto ancora potrò andare avanti…

Accetto proposte.

Cordialmente 

Anna Di Martino».

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Alessio Biondino