Dimmi che lingua parli e ti dirò quanto coronavirus trasmetti
Alcuni studi presumono che certi tipi di suoni usati nelle varie lingue del mondo producano più droplets rispetto ad altre, e che questo potrebbe influire sulla trasmissibilità del virus. Uno studio in particolare cercava di giustificare come nel 2003, anno della precedente epidemia SARS, i turisti giapponesi in Cina non si fossero contagiati al contrario di quelli americani.
L’aspirazione è un periodo di silenzio dopo la produzione di una consonante di stop e che induce alla produzione di un soffio d’aria. La possibilità prevista dai ricercatori è che i commessi e gli addetti ai servizi cinesi, parlassero in giapponese ai giapponesi, una lingua in cui l’aspirazione è debole, e in inglese agli americani, dove al contrario l’aspirazione è molto più forte e quindi più alto il rischio di contagio.
La “P” è un fattore di trasmissione del Covid-19: lo studio sui fattori linguistici
Lo studio del Prof. Georgiou si basa su un pannello di paesi infettati da Covid-19 e la cui lingua comporti un particolare utilizzo delle vocali e delle consonanti, un determinato repertorio di fonemi aspirati e consonanti di arresto, e che fosse ampiamente utilizzata nella quotidianità. Questo corpus di lingue è stato poi confrontato con i dati di diffusione del virus, alla ricerca di correlazioni tra le caratteristiche della lingua e la trasmissibilità del virus.
Mentre non hanno dimostrato alcuna correlazione con le lettere aspirate, i risultati dello studio, hanno evidenziato come l’incremento del rischio del contagio possa essere significativamente correlato all’utilizzo di molte “p” in una lingua. Il numero di droplets emessi è quindi direttamente proporzionale al numero di volte in cui una lingua pronuncia la lettera “P”, la principale imputata nel generare un maggiore quantitativo di droplets rispetto ad altre consonanti.
Autore: Dario Tobruk (Facebook, Twitter)
Fonte:
- Georgiou, G.P., Georgiou, C. & Kilani, A. How the language we speak determines the transmission of COVID-19. Ir J Med Sci (2021). https://doi.org/10.1007/s11845-020-02500-3 Link all’articolo.
Foto di Sasin Tipchai da Pixabay
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