Conviene diventare infermiere? I pro e i contro da valutare

Dario Tobruk 15/07/24

La pandemia ha messo in risalto la professione dell’infermiere. Sempre più giovani si chiedono se davvero conviene diventare infermiere e se sia una buona idea per il proprio futuro. I meno giovani, invece, chiedono spesso se sia una valida opzione per cambiare lavoro.

In questo articolo risponderemo a tutte le domande tipiche di chi sta pensando di studiare infermieristica, per conoscere tutti i pro e i contro su cui riflettere prima di abbracciare questa meravigliosa e difficile professione.

Indice

Conviene diventare infermiere? I buoni motivi per farlo

Diventare infermiere è una scelta che stimola tutte le persone che vogliono lavorare nel settore della salute e della sanità. L’infermieristica offre tantissime opportunità lavorative e di crescita sia professionale che personale, ed ha sicuramente un impatto significativo nella vita di tantissime persone, su tutte quelle che l’aspirante infermiere incontrerà nei suoi 40 e più anni di lavoro.

Spesso, l’unica opzione per i giovani di avvicinarsi al mondo della sanità e della clinica risulta quella di iscriversi al Corso di Laurea in Medicina, e la narrazione mediatica tipica delle serie con cui siamo cresciuti (Gray’s Anatomy e Dott.House tra le tante) ha corrotto l’immaginario dei più giovani alla sola presenza dei medici. Come se solo questi professionisti siano in grado di fare la differenza in ospedale. Ma valutiamo i pro e i contro di fare l’infermiere. I principali vantaggi di fare l’infermiere sono:

Opportunità lavorative costanti e in aumento
Il settore sanitario ha sempre bisogno di personale qualificato e, tra le numerose figure sanitarie, l’infermiere sarà per decenni la figura più richiesta. Anche nei periodi di maggiore crisi, gli infermieri trovano buone opportunità di lavoro e raramente rimangono disoccupati per lungo tempo. In futuro, inoltre, a causa della carenza di infermieri e dell’aumento delle iscrizioni in medicina, assisteremo a uno scenario in cui ci sarà una pletora di medici disoccupati e disposti ad accettare paghe basse pur di inserirsi nel lavoro, mentre gli infermieri, sempre più scarsi, potranno scegliere dove andare a lavorare, compreso l’estero dove gli stipendi sono spesso il doppio.

Cambiare settore e crescere professionalmente
L’infermiere può cambiare specialità, reparto e settore, lavorando in ospedali, cliniche private, case di cura, oppure dedicarsi alla formazione o alla ricerca. È vero che, nella maggior parte dei casi, almeno all’inizio, il neolaureato verrà assegnato a un servizio in maniera casuale e potrebbe trovarsi in un ambiente che non preferisce. Tuttavia, basteranno pochi anni per chiarirsi le idee, e il neo-professionista potrà iniziare a indirizzarsi verso i settori che più gli piacciono.

Ad esempio, il vostro autore, dopo qualche anno di esperienza nell’area critica, ha trovato nel lavoro sul territorio e, nello specifico, nel Wound Care e nelle Cure Palliative la sua perfetta dimensione. Nel frattempo, mi sono specializzato anche nella comunicazione scientifica e, da diversi anni, scrivo per questo sito e per vari provider di formazione scientifica. Un infermiere motivato avrà sempre la possibilità di decidere del proprio destino.

Avere un impatto positivo sul Mondo
Diventare infermiere significa avere la straordinaria opportunità di fare la differenza nella vita dei pazienti, aiutandoli a superare i momenti peggiori della loro vita. Per i ragazzi a cui non interessa solo l’aspetto clinico, o persino tecnico, che la medicina può offrire ai più temerari, la professione infermieristica può donare la possibilità di avere un impatto positivo sulle persone.

L’infermiere non è solo un professionista sanitario, ma anche un punto di riferimento umano ed emotivo per chi affronta malattie e situazioni di vulnerabilità. La capacità di fornire supporto emotivo e psicologico è una delle caratteristiche più preziose di questa professione. Durante le fasi più difficili di una malattia, la presenza di un infermiere può alleviare ansia, paura e solitudine.

A differenza di altre figure sanitarie, gli infermieri sono costantemente presenti accanto ai pazienti, creando un rapporto di fiducia e sicurezza essenziale per il recupero. La loro prontezza e competenza in situazioni di emergenza possono fare la differenza tra la vita e la morte, rendendo il loro ruolo cruciale non solo per la cura quotidiana ma anche in momenti critici.

I contro della scelta di diventare infermiere

Ovviamente, non è tutto rosa e fiori. Tra colleghi infermieri, le discussioni sulle scarse opportunità di carriera verticale sono incessanti da anni. Tuttavia, la domanda che spesso mi pongo è: è la professione in sé a essere così difficile, o è l’amministrazione sanitaria che la rende tale? Inoltre, si tende spesso a esaltare il lavoro di altre professioni, come quello del medico o del fisioterapista, per poi scoprire (avendo il coraggio di chiedere a quei colleghi) che anche loro affrontano le stesse difficoltà.

Quindi, per amore della verità, presentiamo anche i contro di diventare infermiere e testiamo la nostra propensione a intraprendere questa professione:

Percorso formativo impegnativo
Il percorso formativo per diventare infermiere richiede tre anni di studio intensivo e tirocinio pratico in ambienti clinici, dove gli studenti devono acquisire competenze tecniche e relazionali. Questa formazione è solo l’inizio, poiché la professione richiede un continuo aggiornamento e specializzazione per mantenere alti standard di cura e per adattarsi ai continui progressi della medicina.

Questo implica ulteriori studi, esami e certificazioni che richiedono tempo e impegno costante. Ed è grazie a questo impegno che l’infermieristica è una delle poche professioni che permette al neo-laureato di entrare immediatamente nel mondo del lavoro senza dover passare da stage a poche centinaia di euro al mese o addirittura a rimborso spese. L’infermiere che supera la sfida della laurea è pienamente in grado di iniziare a lavorare a pieno regime.

Stress lavoro-correlato
Fare l’infermiere può essere molto impegnativo sia fisicamente che mentalmente. Il lavoro quotidiano in ambienti ad alta pressione, come reparti di emergenza o unità di terapia intensiva, comporta spesso situazioni di forte stress. La responsabilità di fornire cure di alta qualità sotto pressione, insieme alla necessità di prendere decisioni rapide e accurate, può portare al burn-out.

Per ovviare a questa possibilità, il consiglio è quello di cercare il settore più affine alla propria personalità. Se sei un amante dell’adrenalina, le montagne russe emotive del pronto soccorso e dell’area critica saranno perfette per te. Se, invece, sei una persona analitica e riflessiva, settori più calmi come le cure primarie (tra cui Infermiere ADI e Infermiere di Famiglia) potranno offrirti la soddisfazione e il ritmo che meglio ti corrispondono.

Turni irregolari
Lavorare su turni, inclusi notturni, weekend e festivi, può influire negativamente sulla vita sociale e sulla salute fisica e mentale. C’è poco da dire, tranne una: per il medico è anche peggio.

Meglio diventare medico o infermiere?

Una delle domande tipiche di chi vuole lavorare in ambito sanitario è se sia meglio fare il medico o l’infermiere. Entrambe le professioni sono importanti e presentano problematiche simili in termini di stress e impegno. Tuttavia, medico e infermiere hanno obiettivi e competenze diverse: il medico è più orientato alla diagnosi e al trattamento, mentre l’infermiere si occupa della cura e dell’assistenza del paziente. Il Grande Problema è che i media rappresentano erroneamente la realtà della sanità, esaltando le azioni del medico e occultando quelle degli infermieri.

La verità di tutti i giorni, dal momento più difficile come quello di una rianimazione cardiopolmonare a quello di un giro visita, è che il protagonista è il paziente, non il medico. Che mentre fai un massaggio cardiaco non hai il primo piano del medico che nel frattempo si fa preparare “2cc di farmacoX di cui nessuno ha mai sentito il nome e 25 cc di soluzione fisiologica” ma siamo tutti lì a tentare di salvare una vita. Solo da prospettive diverse.

Ha senso diventare infermiere?

Senza alcun dubbio fare l’infermiere è difficile e in molti dopo questi difficili anni di pandemia hanno deciso di cambiare lavoro ma, visto che gli infermieri italiani rappresentano il gruppo sanitario più numeroso di tutta la sanità, è probabile che nonostante tutto sia un lavoro in qualche modo soddisfacente e gratificante.

Il consiglio per chi voglia decidere di intraprendere questa professione è essere pronti e preparati ad affrontare queste sfide e queste responsabilità. Come scoprirai da solo, se deciderai di diventare infermiere, spesso questi professionisti si lamentano dei turni, del troppo lavoro, dello stipendio e delle responsabilità, eppure sono ancora lì, da anni.

Spesso si continua per passione o per follia. Alcuni sono costretti a farlo per circostanza, altri perché dopo aver fatto l’infermiere è difficile fare significativamente altri lavori. Beh, qualcosa vorrà pur dire!

ECG facile: dalle basi all’essenziale

FORMATO CARTACEO

ECG facile

Quando un infermiere entra in un nuovo contesto lavorativo, viene investito da un’onda di gigantesche proporzioni di protocolli, nozioni, dinamiche, relazioni e migliaia di cose da sapere. Fortunatamente, però, la saggezza professionale insegna che le cose hanno, alla fine, sempre la stessa dinamica: prima è tutto difficile, poi diventa normale, e prima o poi le cose si faranno semplici. È un ciclo che si ripete. Quale che sia il reparto o il servizio, prima si affronterà la montagna e prima si potrà godere della vista incantevole dei picchi a fianco delle nuvole, e scendere a valle soddisfatti del cammino, pronti per la prossima sfida. L’interpretazione dell’elettrocardiogramma è una di queste sfide. Lo scopo di questo breve manuale è guidare il sanitario, per quanto sia possibile, verso il pendio più semplice da scalare, aiutandolo passo dopo passo ad acquisire gli strumenti per non cedere mai di fronte alle avversità. A differenza dei numerosi manuali di autoapprendimento all’interpretazione dell’ECG disponibili nelle librerie e sul mercato, questo testo non è stato pensato per medici, ma è scritto e pensato per il personale sanitario come l’infermiere o, se volete, il tecnico sanitario perfusionista o di radiologia, che ogni giorno si confrontano con questo meraviglioso strumento di indagine. Il manuale tra le vostre mani ha il solo scopo di farvi sviluppare un unico superpotere: saper discriminare un tracciato normale da uno patologico, sapere quando dovrete segnalarlo al medico, e possibilmente salvare la vita del paziente. Scusate se è poco! Dario Tobruk Infermiere di area critica, ha lavorato in Cardiologia e UTIC e si è specializzato in ambito cardiologico. Da sempre persegue l’obiettivo di occuparsi di informazione, divulgazione e comunicazione medico-scientifica. In collaborazione con la casa editrice Maggioli, ha fondato dimensioneinfermiere. it, che tuttora dirige.

Dario Tobruk | Maggioli Editore 2021

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