Valorizzazione dell’infermieristica italiana? Attrattività professionale? Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione della stimata collega dott.ssa Anna Di Martino, infermiera strumentista e presidente regionale Aico (Associazione Infermieri di Camera Operatoria), piuttosto contrariata circa il recente e discutibile intervento del presidente FNOMCeO (dott. Filippo Anelli) su questioni decisamente infermieristiche (VEDI articolo Quella che ricuce cadaveri col sorriso NON è un’infermiera, ma ormai la frittata è fatta).
«Attrattività?
Non si fanno di certo attendere le risposte al quesito riguardante la mancata attrattività della professione di Infermiere. A dispetto delle decantate collaborazioni istituzionali come quella con l’ordine dei medici (FNOMCEO) ecco che ci si ritrova di fronte a scivoloni di questo genere che denotano la mancanza totale di un approccio culturale corretto nei confronti di questioni serissime che riguardano la professione infermieristica.
Per l’appunto mi spiace constatare l’inopportuna solerzia nell’intervenire su questo argomento senza nemmeno verificare la veridicità dell’informazione! Inoltre, a parte lo sdegno di fronte alla diffusione di tali immagini, vorrei conoscere e chiedere conto al Presidente Anelli del perché un professionista esperto e specializzato, non possa “permettersi” di suturare, qualora ne avesse abilità, competenze e certificazione.
In buona sostanza si predica bene e si razzola malissimoingerendo in questioni che riguardano solo e soltanto i professionisti di categoria che hanno un Ordine, un Codice Deontologico ed un percorso formativo e scientifico che dovrebbe permettere loro di agire in scienza e coscienza. Al contrario invece, si assiste a moti di orgoglio professionale che sanno di “lesa maestà” tirando puntualmente fuori, tra gli altri retaggi, il famoso e dibattuto “atto medico”.
Ci si chiede ancora il perché della mancata attrattività della professione? Benissimo! Se vogliamo analizzare seriamente il problema, le risposte sono lapalissiane e dovremmo prendere atto che la malattia non è più curabile.
Lo stimato collega ha espresso, in questo articolo, tutto il mio disappunto.
Ormai il danno è fatto!
Detto ciò auspico la medesima reazione di sdegno di fronte ai continui attacchi nei confronti della professione infermieristica, già sapendo di rimanere delusa».
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