Educazione intergenerazionale: bimbi ed anziani cooperano insieme nelle strutture sanitarie più all’avanguardia!
In Italia è un contesto sperimentale, altrove sta funzionando da tempo: anziani di strutture sanitarie, ospedali e case di riposo e bambini di un asilo nido condividono spazi e momenti della giornata nello svolgimento di attività laboratoriali e didattiche con soddisfazione unanime, tanto dei partecipanti, quanto del personale socio-sanitario che supervisiona – e nella maggior parte dei casi partecipa attivamente – ai vari progetti!
A Piacenza l’esperimento sta funzionando benissimo : gli anziani sono entusiasti e costantemente stimolati nel raccontare ai “piccoli visitatori” le loro storie d’infanzia e le loro esperienze. I bambini sono particolarmente recettivi alle parole di questi “nonni extra-familiari”.
Lo scopo di un progetto di educazione intergenerazionale è quello di creare valore aggiunto per entrambi gli ambiti assistenziali: quello degli anziani e quello infantile. Deplorabilmente spesso “valore aggiunto” si rivela un eufemismo galante e politicamente corretto che sta per: “valore superfluo”.
Dunque: lode a questi progetti sperimentali ed all’avanguardia in teoria … in pratica il tutto viene relegato nel cantuccio dell’impossibilità per ovvie e (dopo un po’ che si lavora in tali ambiti) anche noiose ragioni:
• Insufficienza di fondi
• Scarso personale
• Strutture non adeguate per lo svolgimento di simili laboratori
Cosa ci si ostina a non comprendere dell’Educazione intergenerazionale?
Progetti come questo, sebbene sperimentali, riscontrano un successo immediato e ad ampio raggio: perché?
Essi costituiscono una nuova frontiera su cui lavorare per la realizzazione di servizi assistenziali integrati non solo dal punto di vista organizzativo e sanitario, ma anche educativo ed intergenerazionale.
“ […]creare delle occasioni di incontro, come la cucina, la pittura, la lettura, in cui le età si mescolino, le generazioni si fondano, partendo dalla constatazione che gli anziani e i bambini insieme stanno bene, e imparano gli uni dagli altri”.
Ecco cosa si intende per valore aggiunto, il quale mai dovrebbe essere scambiato per superfluo, che ogni struttura sanitaria dovrebbe impegnarsi a garantire, e NON in un futuro utopico, ma reale ed imminente. È possibile farlo, basta volerlo e lavorare per la realizzazione di questa nuova (almeno per la nostra nazione) frontiera.
Le attività del progetto intergenerazionale
I laboratori e le attività previste dal progetto sperimentale spaziano dalla cucina, alla lettura, alla pittura e non mancano momenti musicali comunitari. Lo scopo di tali attività è la creazione di un mutuo e sempre dinamico insegnamento:
• I bambini imparano a non considerare rughe e disabilità come qualcosa di discorde dal loro processo di crescita, inserendolo pienamente nella loro formazione come individui e nella loro visione di vita
• Gli anziani hanno l’opportunità di una quotidianità viva, dinamica, stimolante e propulsiva (e non sta di certo alla sottoscritta elencare i benefici che la loro salute ricava da ciò)
• Gli operatori socio-sanitari divengono spettatori privilegiati di un processo olistico squisitamente umano, in grado di conferire qualità e nobile dignità alla Sanità tout court.
Vige incontrastata l’idea che una struttura sanitaria all’avanguardia debba vantare macchinari e tecnologie di ultima generazione, progetti scientifici che puntano all’eccellenza, personale ben formato ed ancor meglio amministrato; lungi da me minare questi requisiti, ma provocatoriamente ( o forse non tanto) affermo solo che troppo spesso ci si dimentica del requisito primo su cui ogni struttura sanitaria dovrebbe inviolabilmente investire: il suo capitale umano.
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