L’elaborazione del lutto al tempo dell’emergenza Coronavirus

Claudia Vincis 13/05/20
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La morte è un evento naturale che riguarda ogni giorno moltissime persone ma in questa emergenza sanitaria, questo delicato momento di passaggio è reso più complesso dalla condizione in cui avviene e in cui le persone sono costrette a doverne elaborare gli effetti.

La morte come evento naturale

Quando viene a mancare una persona a noi cara è del tutto normale provare dolore, smarrimento e tristezza. La durata e l’intensità di questo periodo sono soggettive e variano per ciascuno di noi a seconda del legame con la persona scomparsa.

Il DSM – V, il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, ipotizza un Disturbo del lutto persistente e complicato quando i vissuti di tristezza, colpa e rabbia permangono oltre 12 mesi dall’evento luttuoso.

Il percorso fisiologico di elaborazione del lutto è stato alterato a causa del lockdown.

Il lutto ha quindi una sua durata e un suo decorso fisiologico che però sono stati alterati dall’emergenza sanitaria. Infatti siamo stati privati di alcuni momenti fondamentali per l’elaborazione del lutto. Uno di questi momenti fondamentali è l’ultimo saluto che ognuno di noi ha il bisogno di dare alla persona cara. Pensiamo a quante famiglie non hanno potuto salutare i propri cari perché ricoverati in isolamento, in terapia intensiva.

Un altro momento fondamentale è la celebrazione dei funerali che in questo periodo, durante la fase 1, non potevano essere celebrati. Per la nostra cultura, il funerale rappresenta il saluto collettivo alla persona scomparsa e la vicinanza della comunità alla famiglia del defunto.

Il fatto che siano venuti a mancare questi momenti di passaggio ha creato nuove difficoltà psicologiche. Molte persone esperiscono molta difficoltà a realizzare che il loro caro sia realmente venuto a mancare. Si sentono come in una bolla, sospesi nel tempo. Uno dei modi per cercare di superare il lutto in questo momento così fuori dall’ordinario è recuperare i riti di passaggio.

Appena possibile, celebrare il funerale, potrebbe essere un modo per riavviare il percorso di elaborazione del lutto che è stato bloccato a causa del lockdown.

CORONAVIRUS COVID-19

La storia ci insegna che da sempre le società umane combattono, ciclicamente, la loro guerra contro le epidemie, questo nemico astuto, insidioso, implacabile, e soprattutto, privo di emozioni e scrupoli. Eppure, le società umane hanno sempre vinto. Oggi il progresso scientifico e tecnologico sembra librarsi ad altezze vertiginose. Ma, nella guerra contro le epidemie, le armi dell’umanità sono e saranno probabilmente le stesse di quelle che avevamo a disposizione quando questo inarrestabile progresso aveva appena cominciato a svilupparsi, come nel XV secolo della Repubblica di Venezia, nell’800, nei primi anni del ’900. Oggi, è vero, la comunità internazionale può contare su un’incrementata capacità di sorveglianza epidemiologica, su una solida esperienza nella collaborazione tra Stati, su laboratori in grado di identificare i virus e fare diagnosi, su conoscenze scientifiche in continuo progresso, su servizi sanitari sempre migliori, su agenzie internazionali come l’OMS, l’ISS italiano e il CDC americano. Ma oltre alle conoscenze, ai vaccini e ai farmaci, all’organizzazione dei servizi sanitari, per affrontare con successo le epidemie è molto importante il senso di appartenenza alla comunità, la solidarietà sociale e l’aiuto reciproco fra persone. Di fronte ad una minaccia sanitaria, la fiducia nello Stato e nelle scelte delle autorità sanitarie, la consapevolezza del rischio e la solidarietà umana possono aver la meglio sull’ignoranza, l’irrazionalità, il panico, la fuga e il prevalere dell’egoismo che in tutti gli eventi epidemici della storia hanno avuto grande rilevanza.     Walter Pasiniè un esperto di sanità internazionale e di Travel Medicine. Ha diretto dal 1988 al 2008 il primo Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Travel Medicine.

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Dopo aver messo a fuoco questa nuova triste realtà che ci siamo trovati ad affrontare, un pensiero a tutte le persone scomparse a causa del Coronavirus, alla metà di Aprile più di 20.000, e alle loro famiglie. Fra questi più di 150 operatori sanitari.

A loro una preghiera e un doveroso ringraziamento per aver sacrificato la loro vita per svolgere la loro professione ed assistere al meglio i loro pazienti. E un pensiero a tutte le loro famiglie.

Dott.ssa Claudia Vincis
Psicologa e Psicoterapeuta

 

Foto di Gary Ross da Pixabay

Claudia Vincis

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