Le emorroidi sono una condizione comune che può causare disagio e dolore, influenzando significativamente la qualità della vita. Il termine si riferisce sia alle strutture venose fisiologiche presenti nel canale anale, sia alla loro infiammazione e dilatazione patologica, nota come malattia emorroidaria. In questo articolo una panoramica di cosa sono, le cause, la diagnosi e il trattamento.
Indice
Definizione di malattia emorroidaria
Con il termine ci si riferisce sia alla formazione anatomica delle strutture venose, dilatate e tortuose, presenti nel canale anale che aiutano a controllare le feci e la defecazione, sia la loro disfunzione, più correttamente indicata come malattia emorroidaria.
Le emorroidi diventano patologiche o problematiche quando si infiammano o si gonfiano. Le emorroidi patologiche sono classificate in due categorie principali: emorroidi interne ed emorroidi esterne.
Quelle interne si trovano all’interno del retto, dove non ci sono molte terminazioni nervose, quindi sono meno propense a essere dolorose. Tuttavia, possono causare altri sintomi come sanguinamento o prolasso (fuoriuscita dall’ano della struttura anatomica). Quelle esterne, invece, si trovano sotto la cute che circonda l’apertura anale esterna e possono essere particolarmente dolorose, specialmente se in seguito si formano coaguli di sangue.
Cause delle emorroidi
La malattia emorroidaria è una condizione medica che si manifesta a seguito dell’infiammazione delle vene situate nell’area rettale e anale. Diversi fattori possono contribuire all’insorgenza di questa patologia, rendendola una condizione multifattoriale:
- La stitichezza è una delle cause più frequenti, poiché l’eccessivo sforzo durante la defecazione può aumentare la pressione nell’area rettale, portando alla dilatazione delle vene.
- Anche la diarrea può essere un fattore scatenante, in quanto può causare irritazione e infiammazione nell’area interessata.
- Durante la gravidanza, l’incremento della pressione esercitata dall’utero sulla zona pelvica, unitamente ai cambiamenti ormonali, può favorire l’infiammazione delle emorroidi
- L’obesità, spesso correlata a una mancanza di attività fisica e a una dieta povera di fibre, può anch’essa aumentare la pressione nell’area pelvica e contribuire all’insorgenza della malattia.
- In alcuni casi, la predisposizione alla malattia può avere una componente ereditaria; individui con parenti stretti affetti dalla malattia hanno una probabilità maggiore di svilupparla.
- Abitudini di vita come l’abuso di alcol e il fumo, infine, possono ulteriormente aumentare il rischio, a causa dell’effetto irritante che esercitano sull’area anale.
- Per ultimo, infezioni locali, come herpes, infezioni batteriche o fungine, e proctite, possono essere fattori scatenanti, in quanto possono causare infiammazione nell’area rettale e anale.
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Sintomatologia
Le emorroidi infiammate si trovano al margine dell’ano, spesso visibili e palpabili come noduli di consistenza rigida. La loro presenza può causare una serie di sintomi, che variano in intensità e gravità a seconda dello stadio della patologia:
- Sintomi comuni:
- Dolore pungente e sensazione di corpo estraneo nell’area anale, spesso accentuati da tensione o sforzo.
- Sanguinamento e prurito, frequentemente associati a una sensazione di pesantezza e ingombro a livello anale.
- Prurito e bruciore nella zona perianale.
- Sintomi specifici:
- Secrezione di muco, accompagnata da una sensazione di umidità.
- Stimolo frequente all’evacuazione (tenesmo).
- Protrusione all’esterno dell’ano, che può diventare permanente e causare disagio e dolore intensi, aggravati dalla contrazione dello sfintere anale.
- Complicanze:
- Sanguinamento persistente, che può portare a anemia ferropriva in casi estremi.
- Trombosi emorroidaria, caratterizzata da un’infiammazione acuta e dolorosa dovuta alla presenza di sangue coagulato nelle emorroidi esterne.
- Strozzamento dei nodi venosi anali, causato dalla contrazione dello sfintere anale, che provoca dolore acuto.
- Formazione di ascessi anali o perianali e incontinenza fecale.
Le emorroidi sono una condizione che tende a recidivare, con periodi di crisi acute alternate a fasi di relativo benessere. Affrontare i sintomi della malattia emorroidaria è spesso un’esperienza imbarazzante e delicata per i pazienti, che tendono a ritardare la consultazione con uno specialista. Questa riluttanza a cercare aiuto medico è particolarmente problematica, poiché può portare a un aggravamento della condizione e a complicazioni ulteriori.
È fondamentale far comprendere ai pazienti che i sintomi, come sanguinamento, prurito e dolore, possono essere simili a quelli di altre patologie più gravi. Pertanto, un ritardo nella diagnosi e nel trattamento può non solo peggiorare la situazione delle emorroidi stesse, ma anche ritardare la diagnosi di altre condizioni che, al contrario della malattia emorroidaria, richiederebbero un intervento medico tempestivo.
Diagnosi
Sebbene i sintomi siano spesso fastidiosi, raramente rappresentano un pericolo immediato per la salute del paziente. Tuttavia, è cruciale escludere la possibilità che i sintomi siano causati da altre condizioni mediche più gravi, come ad esempio un tumore del colon-retto.
Per tale motivo, i pazienti con più di 40 anni che manifestano sintomi come sanguinamento ano-rettale o che presentano altri fattori di rischio, sono generalmente indirizzati a effettuare una colonscopia.
La diagnosi delle emorroidi è solitamente effettuata da uno specialista proctologo. Durante la visita, il medico esamina attentamente la zona rettale per valutare la natura e la gravità del prolasso.
Questa ispezione può essere facilitata dall’uso di strumenti specifici come anoscopio, proctoscopio o sigmoidoscopio, che permettono una visualizzazione più dettagliata. Una volta che il paziente è stato valutato, le emorroidi sono classificate in quattro stadi, in base alla gravità del prolasso:
- Stadio I: emorroidi interne che non prolassano fuori dall’ano.
- Stadio II: emorroidi che prolassano durante la defecazione ma si riducono spontaneamente.
- Stadio III: emorroidi che prolassano e necessitano di una riduzione manuale.
- Stadio IV: emorroidi che sono costantemente prolassate e non possono essere ridotte manualmente.
Ogni stadio richiede un approccio terapeutico diverso, rendendo fondamentale una diagnosi accurata per un trattamento efficace.
Trattamento delle emorroidi
Il trattamento delle emorroidi varia in base alla gravità dei sintomi e al tipo presenti. In molti casi, le varici anali asintomatiche non necessitano di un intervento specifico.
Tuttavia, per alleviare i sintomi associati, come lo sforzo durante la defecazione, si possono utilizzare emollienti fecali o integratori di fibre come lo psillio. Un altro metodo efficace per ridurre i sintomi è il semicupio, che consiste nell’immergere la zona anale in acqua tiepida per 10-15 minuti.
Per le emorroidi esterne trombizzate che causano un dolore intenso, il medico potrebbe optare per l’iniezione di un anestetico locale seguito dall’asportazione del coagulo di sangue o delle vene anali dilatate. L’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o di paracetamolo, se prescritto dal proprio medico di medicina generale o dallo specialista, può anche contribuire a mitigare il dolore ma devono essere attentamente monitorate dal clinico per gli effetti collaterali. Allo stesso modo, pomate anestetiche locali o compresse di amamelide possono essere utili in questi casi.
Nel trattamento delle emorroidi interne emorragiche, sono disponibili diverse opzioni come la scleroterapia iniettiva, che implica l’iniezione di una sostanza che induce la formazione di tessuto cicatriziale, o la fotocoagulazione a raggi infrarossi.
Per fenomeni di dimensioni maggiori o resistenti alla scleroterapia, la legatura elastica è un’opzione comune. Questa procedura di competenza specialistica utilizza elastici per interrompere l’apporto di sangue all’emorroide, causando la sua scomparsa indolore nel giro di pochi giorni. Se i metodi conservativi falliscono, l’approccio chirurgico diventa una possibilità concreta per la risoluzione della malattia.
L’emorroidectomia, l’asportazione chirurgica della struttura anatomica compromessa, è efficace ma può essere associata a un notevole dolore post-operatorio, ritenzione urinaria e stipsi.
Un’alternativa è l’emorroidopessi circonferenziale con stapler, che è meno dolorosa ma può avere un tasso più elevato di complicanze e recidive.
Altri metodi in fase di valutazione includono la legatura doppler-guidata delle arterie emorroidarie, che riduce l’apporto di sangue alla zona rettale. Tuttavia, trattamenti come l’uso di laser, sonde criogeniche o elettrocoagulazione non hanno ancora ricevuto un consenso unanime nella comunità medica.
Fonti consultate:
- Ansari, P. (aggiornato 2023). Emorroidi. MSD Manuale Professionale. Recuperato il [04/02/2025], [Link]
- Iannetti, A. (s.d.). Emorroidi: Malattia emorroidaria. Gastroenterologo Iannetti. Recuperato il [[04/02/2025], [Link]
- Colombo, F., Ventura, P. (s.d.). Le emorroidi: sintomi, cause e cure. SantagostinoPedia. Recuperato il [[04/02/2025], [Link]
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram)
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