Festa della Donna: tutte le Infermiere di cui andiamo fieri

Gaetano Romigi 08/03/23
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Oggi è la Festa della Donna, 8 marzo 2023, una giornata in cui alla festa può unirsi una riflessione sulla professione infermieristica al femminile. Ci fa onore elencare una serie di Infermiere simbolo: premiate, impegnate, coraggiose, orgogliose, ma anche purtroppo maltrattate, violentate, uccise.

Indice

Infermiere che si sono distinte durante la pandemia


Elena Pagliarini. Donna forte e coraggiosa. Fotografata da una collega l’8 marzo a Cremona addormentata sulla scrivania dopo un turno massacrante nella fase iniziale della pandemia. La foto iconica, oltre ad aver fatto il giro del mondo, la ritroviamo anche sul rapporto dell’International Council of Nurses (ICN) sugli effetti disastrosi che questa pandemia avrà sugli infermieri in tutto il mondo.

Alessia Bonari. Giovane infermiera toscana di 23 anni che lavora in un ospedale a Milano, nel marzo del 2020 aveva postato un selfie del suo viso segnato da ore con la mascherina. E’ stata persino ospite della settantunesima edizione del Festival della canzone italiana al teatro Ariston di Sanremo, rappresentando tutti gli infermieri di Italia sul famoso palcoscenico.

Marina Vanzetta. Infermiera che lavora presso l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e operatrice del 118 di Verona, il 3 giugno 2020 veniva premiata direttamente dal Presidente della Repubblica Mattarella e insignita dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica per essersi distinta nel servizio alla comunità durante l’emergenza pandemica. Nella motivazione: ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.

Infermiere che durante la pandemia hanno perso la loro vita

Daniela Trezzi. 34 anni appena, infermiera in pediatria al San Gerardo di Monza, ha sconvolto colleghi e pazienti. Positiva al tampone, confinata in quarantena, non ha retto al peso psicologico e al timore – sembra – di poter avere contagiato qualcuno.

Concetta Lotti. 62 anni, infermiera all’Ospedale Asilo Vittoria di Mortara, in Lomellina, aveva accusato i sintomi di quella che sembrava una banale influenza, ma lei con la sua esperienza aveva probabilmente capito di cosa si trattasse. Forse era per non correre il pericolo di poter infettare qualcuno che si era chiusa in casa, dove l’hanno trovata senza vita.

Anna Poggi. Alla vigilia di Pasqua il virus se l’è portata via, Anna Poggi, genovese, che a pochi mesi ormai dalla pensione aveva scelto di prestare servizio sul fronte del reparto di medicina d’urgenza che nell’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena è stato riconvertito in avamposto Covid.

Annamaria Di Giacomo. 56 anni, napoletana, lavorava in Neuropsichiatria infantile all’ospedale Vanvitelli dopo aver operato al Cto. E’ spirata poco dopo la metà di aprile 2020 nel reparto rianimazione dell’Ospedale Monaldi.

Edi Maiavacchi. Altro decesso quello di Edi Maiavacchi, 61 anni, stimatissima infermiera dell’Ospedale Maggiore di Parma. Dicono di lei donna attivissima, madre e moglie affettuosa.

Lidia Liotta. Caposala nella Rsa Villa Serena di Predore, nella Bergamasca. 55 anni, diceva per sdrammatizzare che un comandante non abbandona mai la nave. Ha combattuto contro la malattia per un mese, arrendendosi poco dopo la metà di aprile 2020.

Lucetta Amelotti. Infermiera 64enne di Garlasco (Pavia), è morta poche ore prima del marito, Carlo, anche lui portato via dal Covid. Lavorava in un laboratorio di analisi e in alcune case di riposo.

Antonella Patrone. Infermiera di Casoria che lavorava al Cardarelli di Napoli in prima linea nella lotta al Covid è morta a 57 anni il 19 nov 2020.

e tutte le altre colleghe che non ce l’hanno fatta, il nostro pensiero oggi va a voi.

Infermiere che hanno scritto la Storia

Maria Cristina Luinetti. Nata a Cesate il 22 marzo 1959 e deceduta a Mogadiscio il 9 dicembre 1993, è stata la prima donna infermiera italiana, Volontaria del Corpo militare CRI, caduta in missione militare di pace all’estero.

Margherita Kaiser Parodi. Nata a Roma il 16 maggio 1897, è morta, in qualità di Infermiera del Corpo di Volontari CRI, nel corso della prima guerra mondiale sul fronte friulano. Fu decorata con medaglia di bronzo al valor militare.

Marisa Cantarelli. Famigerata teorica del Nursing e capace di influenzare per generazioni il pensiero critico della professione infermieristica.

Infermiere coraggiose

Damiana Barsotti. Tutti vicini e solidali, compresi la ASL di appartenenza e il sindaco della sua città, all’infermiera Damiana Barsotti quarantottenne della provincia di Lucca che nel 2020 in pieno lockdown si è vista discriminata e trattata ingiustamente come un’untrice dai vicini di casa semplicemente perché Infermiera giornalmente impegnata a combattere contro il Covid nel reparto di malattie infettive. Non ci ha pensato due volte ad andare dai carabinieri per denunciare l’intimidazione scritta con cui veniva accusata: porti il virus tutti i giorni in corte alla presenza di bambini

Claudia Alivernini. È la giovane infermiera dello Spallanzani di Roma passata alle cronache per essere la prima vaccinata in Italia contro il Covid il 29 dicembre 2020. E’ stata minacciata di morte sui social da facinorosi no-vax.

Donna e Infermiera: il contributo civile e sociale come professionista.

Queste sono solo alcune delle donne il cui contributo come Infermiere si vuole sottolineare. Per coloro che non ci sono più il sacrificio della vita deve rimanere indelebile nella nostra memoria. L’elenco sicuramente non è esaustivo, tuttavia ci permette di dedicare questa pagina a tutte quelle operatrici donne che ogni giorno dedicano anima e corpo alla nostra sanità pubblica e privata in Italia.

Circa il 70% di un esercito di più di 400.000 Infermieri è composto da donne. La propensione all’assistenza, al prendersi cura, a dedicarsi h24 a chi soffre, è stata ed è ancora oggi una caratteristica forte della nostra categoria.

Frequentemente sono donne che hanno lavorato in circostanze difficili, che hanno dovuto affrontare sacrifici immensi, ma che non si sono mai tirate indietro e, con coraggio, si sono messe a disposizione degli altri e dell’intera collettività, in un periodo di estrema necessità, rischiando personalmente. I rischi purtroppo sono tanti e così succede che le donne, più degli uomini, sono vittime di aggressioni, discriminazioni, pregiudizi, violenze di ogni tipo.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando a Firenze nel 1820 nasceva Florence Nightngale o da quando nel 1860 sorgeva la prima scuola Infermieri della storia all’Ospedale St Thomas di Londra, ma siamo ancora qui a ricercare il doveroso rispetto verso le Donne e verso la professione infermieristica a testimonianza di un mondo ancora maschilista e di una sanità ancora medico-centrica.

Oggi è vero, le Donne hanno fatto molti passi in avanti, ma non hanno ancora raggiunto una effettiva parità di genere nel mondo del lavoro e forse anche nel costume e nella cultura italiana. Rimangono accesi i dibattiti che animano diatribe sugli ancora numerosi femminicidi.

E’ tempo di agire in modo concreto, lavorare quotidianamente per sensibilizzare tutti sull’importanza di un cambiamento culturale attraverso l’educazione delle nuove generazioni alla non violenza, sul piano relazionale, sociale e di genere.

E allora l’augurio sincero è quello di creare una comunione di intenti professionale e interprofessionale ed una alleanza con i cittadini che possano fornire l’impulso giusto, innescare lo scatto felino, far valere l’ineludibile rivalsa affinché oggi dire Donna e dire Infermiera non siano più un retaggio storico anacronistico di discriminazione rispetto al genere o alla professione.

Viva le donne, viva la professione infermieristica! Trattasi di un binomio antico, oggi fortemente presente e impegnato nel contesto sociale, sanitario e civile, senza cui non può essere possibile un futuro di benessere, equilibrio e serenità.

Autore: Gaetano Romigi – Docente, Coordinatore e Tutor universitario dell’Università di Roma Tor Vergata. Direttore scientifico di DimensioneInfermiere.it

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Gaetano Romigi