Domani mattina, pubblicheremo la nostra risposta.
FNOPI/Comunicato Social – In merito a quanto sta accadendo in queste ore sui social e su alcuni siti di informazione infermieristica, la Federazione ritiene di dover portare all’attenzione della comunità professionale alcuni elementi di aggiornamento e di riflessione per evitare uscite scomposte, pur se comprensibili, che nulla di costruttivo portano in un ragionamento complesso e articolato che esula dalla sola professione infermieristica e riguarda la tenuta sanitaria, sociale ed economica dell’intero Paese.
La Federazione sta lavorando sui percorsi emendativi al DL Sostegni e su specifici protocolli per la Professione.
Siamo convinti che in questo preciso momento storico l’obiettivo sia la salvaguardia della salute della popolazione, che passa attraverso la crescita del governo dei processi assistenziali infermieristici e non certo attraverso la salvaguardia di un singolo atto tecnico.
Preme ricordare che in altri paesi Europei, tra cui l’Inghilterra che a oggi ha una percentuale di vaccinati altissima, l’atto vaccinale è stato addirittura attribuito a personale laico dopo adeguata formazione.
L’Italia sceglie di allargare il mero atto tecnico ai professionisti sanitari laureati. Nell’ottica di sostenere la salute individuale e collettiva è necessario ricordare che già a domicilio gli infermieri attribuiscono ai caregiver atti anche complessi per garantire una continuità assistenziale altrimenti impraticabile.
Questo processo attributivo è però altamente professionalizzante nel momento in cui l’infermiere mantiene il processo e il governo di tale percorso, non tanto il mantenimento dell’atto attribuito, e tale peculiarità altamente professionale può essere ben sostenuta da chiunque lavori sul territorio.
Proprio in questo senso le interlocuzioni politiche si stanno muovendo e non sono certo mirate ad abbattere il mero tecnicismo per una necessità legata alla salute dell’intera Nazione, quanto a sviluppare percorsi di responsabilità e decisionali della professione.
Non a caso, ad esempio, nel protocollo già firmato per i farmacisti la potestà certificativa dell’acquisizione dell’atto tecnico è delegata al professionista infermiere formatore esattamente come avviene sul territorio per i caregiver.
Preme peraltro sottolineare come gli strumenti a disposizione sono già molteplici: dall’abolizione del vincolo di esclusività, alle prestazioni aggiuntive previste per Legge di Bilancio. Tali strumenti vanno ben utilizzati nelle interlocuzioni Regionali e Aziendali dai singoli OPI regionali e Provinciali.
Non ultimo, per ricondurre la discussione, vale la pena ricordare come tale situazione sia stata già vissuta dagli infermieri, ma “dall’altra parte della barricata”. Ad esempio quando si chiedeva a medici di formare infermieri per impianto dei PICC o per utilizzo ecografo a fini assistenziali o per altre attività tecniche e di come già allora la comunità professionali si faceva portavoce nell’affermare che non poteva essere l’atto tecnico una invasione di competenza, quanto piuttosto come questo poteva inserirsi per rispondere ad un bisogno di salute.
La Federazione farà la sua parte con un duplice obiettivo: elevare la regia e la professionalità infermieristica e supportare modelli di risposta eccezionali in una situazione eccezionale per il bene del Paese.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
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