Il 31 dicembre 2022 scadrà il triennio formativo ECM e, nonostante si vociferi ancora di chissà quali improbabili sanzioni, la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli ha voluto fare chiarezza in un’intervista a Quotidiano Sanità.
Sanzioni…?
“Con il Cogeaps abbiamo concordato una modalità per cui partiranno delle lettere con cui, dopo aver ricordato la scadenza, invitiamo tutti i professionisti sanitari a mettersi a regola. C’è ancora tempo, anche perché l’offerta formativa delle Federazioni è comunque importante.
L’obiettivo, ovviamente, non è di tipo sanzionatorio. L’obiettivo è culturale e scientifico, per fare in modo che professionisti acquisiscano anche una modalità comportamentale, insita nell’esercizio di una professione sanitaria, che è quella di mantenere una formazione sempre all’altezza delle situazioni assistenziali che si presentano.”
La legge Gelli e la copertura assicurativa
Una cosa è certa: al di là delle inverosimili sanzioni, per la legge Gelli i professionisti che non risultino aggiornati corrono il rischio concreto di non avere copertura assicurativa. Per la Mangiacavalli, però, “siamo sempre in quel filone in cui la formazione è intesa come un obbligo e se non si adempie all’obbligo c’è una sanzione.
La federazione degli infermieri vorrebbe pian piano far passare invece un messaggio culturale un po’ diverso: si tratta sì di un obbligo ma è un obbligo morale deontologico.”
Lo zaino
“Il nostro codice deontologico lo ha ben sancito: la formazione è quello zaino che ogni professionista ha e in quello zaino c’è tutto quel che occorre per entrare in relazione con l’assistito. E allora quello zaino io lo devo manutenere, devo vedere cosa c’è dentro perché anche la formazione scade in termini di evidenze scientifiche.
Quello che a noi interessa è far passare la cultura dell’obbligo morale e deontologico nei confronti dell’assistito. Certo che poi c’è anche l’adempimento normativo. La legge che è passata lo scorso dicembre ha definito che se un professionista non è in linea con i crediti ECM per almeno il 70% corre il rischio di non trovare copertura assicurativa.”
Progetti formativi più accattivanti
“Noi vorremmo scongiurare questo rischio, lavorando appunto su questi mesi, su questa cultura e magari anche ipotizzando progetti formativi che diventino più accattivanti per i professionisti.
Se posso permettermi, esiste ad esempio una modalità formativa che adesso è molto utile per i professionisti: la modalità della formazione con la simulazione, cioè simulare scenari assistenziali complessi che magari capitano poche volte e che rischiano di non trovare professionisti pronti.
Quindi un ripensamento e un ridisegno necessario di una formazione continua che è necessaria e fondamentale per i professionisti.”
La presidente della Federazione auspica che a causa del Covid e della carenza di personale la pseudo-severità sugli ECM di cui sopra non venga in qualche modo ridimensionata: “Io mi auguro proprio di no, perché altrimenti si svilisce il senso della formazione continua.
Accade ogni 10 anni…
Quando nel 1999 è nato questo programma aveva un senso ed era radicato nelle evidenze scientifiche disponibili all’epoca. Queste evidenze ci dicevano che le conoscenze scientifiche cambiano e perdono di valore e di efficacia del 50% ogni 10 anni.
Il che significa che se ho un infermiere laureato da vent’anni, sostanzialmente potrebbe dover rivedere il 100% delle sue conoscenze e delle sue competenze. Ecco il senso di una formazione continua. Si chiama continua proprio perché deve servire a tenere aggiornato questo zaino che ogni professoressa ha.”
Riflessioni
Siamo fermamente convinti che la formazione e che il sistema ECM, magari con qualche miglioria radicale, siano strumenti essenziali per i professionisti sanitari. E che gli infermieri, se messi nelle condizioni di formarsi, siano ben lieti di ottemperare ai vari obblighi in tal senso.
Ma… Cara Presidente, siamo davvero sicuri che questo sia il periodo storico giusto per dichiarazioni di questo tipo? La carenza di personale (e non solo) sta massacrando la categoria, già provata irreversibilmente dall’infinita emergenza Covid, e in questo periodo chissà quanti colleghi non riescono a fruire nemmeno dei riposi e delle sacrosante ferie.
Esortandoli a far fronte a ulteriori obblighi morali, a portare in spalla l’ennesimo “zaino”, il cui peso varia non poco a seconda delle condizioni lavorative cui sono soggetti, non si corre il rischio di contribuire a farli fuggire a gambe levate da una categoria tutto sommato ingrata e che già di suo perde pezzi ogni giorno?
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