Da salvatori del Paese al dimenticatoio
Professionisti laureati, dice la legge. Protagonisti della pandemia globale, dicono molti cittadini. Addirittura eroi, dicevano altri, forse esagerando o forse… No. Di certo, il significato del termine ‘eroe’, ovvero “Chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie”(Treccani) si presta non poco a descrivere la realtà che molti infermieri si sono ritrovati a combattere nelle corsie ospedaliere e nel territorio a causa della Covid-19.
Eppure noi infermieri non ci definiamo affatto tali e, anzi, spesso ci sentiamo irritati da questa esagerata definizione. E ciò non è perché siamo atavicamente depressi, antipatici o scontenti a prescindere di ciò che di può bello possa ricevere un lavoratore della sanità: la riconoscenza dei pazienti.
Bensì, perché sapevamo bene che questo periodo sarebbe presto finito e che, ancora una volta, saremmo rimasti con un pugno di mosche in mano. Perché riconoscenza, purtroppo, non è affatto sinonimo di riconoscimento. Perché la memoria in questo paese è sempre stata corta. E, come volevasi dimostrare, da salvatori del Paese noi infermieri stiamo di nuovo tornando, col regredire della pandemia, nel più assoluto dimenticatoio.
Se fossimo davvero eroi…
Si è infatti passati da una situazione in cui arrivavano regali, abbracci social, continue richieste di interviste da parte dei giornalisti, post e lettere strappalacrime, al rischio di trovare l’automobile rigata o col vetro rotto a fine turno. Si è tornati a prendere le botte da parte dei parenti dei pazienti (VEDI il caso di Locri, dove un infermiere è stato quasi strangolato perché provava a far rispettare le norme anti-Covid).
Altro che eroi! Se fossimo davvero eroi saremmo sempre tutelati e rispettati da media, cittadini e istituzioni. Se fossimo davvero eroi, oltre a un francobollo (VEDI) e a una onorabile candidatura al Nobel per la Pace 2021, riceveremmo in fretta e in furia una rivalutazione economica e un adeguamento contrattuale.
Se fossimo davvero eroi, i giovani farebbero a gara per iscriversi ai corsi di laurea in Infermieristica; e invece vi è una carenza stimata in 50.000 – 70.000 infermieri, il che dà la matematica certezza che la professione sia decisamente poco appetibile. Quindi, se l’obiettivo è davvero quello di farci sentire seriamente degli ‘eroi’ o qualcosa di simile… C’è ancora molto da lavorare.
Aspettiamo fiduciosi dei riconoscimenti veri
Noi infermieri italiani siamo stati i primi nel mondo occidentale a dover fronteggiare l’emergenza sanitaria, fungendo anche da esempio per gli altri paesi che hanno dovuto scontrarsi col Coronavirus in un secondo tempo. E noi infermieri italiani siamo praticamente la metà di quelli di Spagna, Francia e Gran Bretagna!
Ma abbiamo dimostrato, con abnegazione, spirito di sacrificio e di appartenenza alla categoria, corroborati da salti mortali e turni massacranti, di essere in grado di rispondere ai bisogni della popolazione e di fronteggiare l’incubo pandemico con un livello di efficienza elevatissimo. Nonostante tutto.
Perciò aspettiamo, ancora, fiduciosi.
Perciò… Viva gli infermieri.
Autore: Alessio Biondino
“Grazie, infermieri, che dispensate cura e conforto senza prescrizione”
Giacomino: “Fare l’infermiere ti mette in contatto col senso della vita”
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento