Ieri mattina, presso il Pirellone di Milano, si è tenuto il convegno “Assistenti infermieri?”, organizzato dal Gruppo Consiliare del Partito Democratico in Regione Lombardia. Tra i partecipanti, anche la Fp Cgil Lombardia, rappresentata dal segretario regionale Catello Tramparulo, che ha ribadito con fermezza la propria contrarietà all’introduzione della figura dell’assistente infermiere. Secondo il sindacato, questa scelta non rafforzerebbe il sistema sanitario, ma al contrario, rischierebbe di abbassare la qualità delle cure e di spostare il problema della carenza di personale infermieristico su lavoratrici e lavoratori meno formati.
Un provvedimento che non risolve il problema
Tramparulo spiega chiaramente perché la Fp Cgil si oppone a questa iniziativa: “Il vero problema è la carenza di infermieri. Invece di investire su assunzioni e valorizzazione delle professionalità esistenti, si introduce una figura intermedia che crea confusione e abbassa la qualità dell’assistenza. Si tratta di una scorciatoia che non porta a una soluzione concreta.”
Il rischio per la qualità dell’assistenza
Uno degli aspetti più preoccupanti riguarda le competenze richieste a questa nuova figura. “Un assistente infermiere dovrebbe occuparsi di medicazioni, aspirazione di secrezioni, gestione di cannule tracheotomiche e somministrazione di farmaci. Ma queste sono mansioni che richiedono anni di studio, pratica e tirocini. Non possono essere apprese con un corso di poche centinaia di ore”, sottolinea Tramparulo. Il rischio, quindi, è che si affidino compiti delicati a personale meno formato, con conseguenze dirette sulla sicurezza dei pazienti.
Un nodo contrattuale ancora irrisolto
Oltre alle criticità sanitarie, c’è anche un problema di inquadramento professionale. Al momento, infatti, non è chiaro quale sarà il contratto dell’assistente infermiere, quale sarà la sua retribuzione e quali tutele gli verranno garantite. “Il pericolo concreto è che questa figura venga utilizzata per sostituire gli infermieri, abbassando il costo del lavoro ma senza garantire la stessa qualità dell’assistenza”, avverte Tramparulo. Inoltre, si potrebbe creare una situazione paradossale: un assistente infermiere nella sanità pubblica potrebbe guadagnare più di un infermiere della sanità privata, il cui contratto è fermo da anni. “Un’ingiustizia inaccettabile”, aggiunge.
Un duro colpo per gli operatori socio-sanitari
Un altro effetto negativo riguarda gli operatori socio-sanitari (OSS). La Fp Cgil da tempo chiede un riconoscimento professionale e contrattuale per questa categoria, con percorsi di crescita chiari e strutturati. Tuttavia, l’introduzione dell’assistente infermiere rischia di bloccare qualsiasi revisione in tal senso, penalizzando ulteriormente migliaia di lavoratrici e lavoratori.
La vera soluzione: investire sulla sanità
Per affrontare la carenza di personale infermieristico servono misure strutturali e non soluzioni tampone. “Mancano oltre 60.000 infermieri in Italia: il problema si risolve con un piano straordinario di assunzioni, condizioni di lavoro migliori e stipendi adeguati”, afferma Tramparulo. Un punto fondamentale, secondo il segretario, è il rinnovo dei contratti. “I contratti della sanità pubblica e privata devono essere aggiornati per garantire stipendi dignitosi, migliori condizioni di lavoro e una valorizzazione delle competenze avanzate.”
Infine, Tramparulo sottolinea un principio fondamentale: chi lavora in sanità deve avere gli stessi diritti, la stessa retribuzione e le stesse tutele, indipendentemente dal tipo di contratto. “Questa è la battaglia che portiamo avanti come Fp Cgil: dignità, diritti e un riconoscimento concreto per chi ogni giorno garantisce cure e assistenza.”
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