Forse non tutti lo sanno, ma… Giacomo Poretti, colonna portante del trio ‘Aldo, Giovanni e Giacomo’, è un infermiere. Non esercita da molti anni, vista la strada un tantino diversa che egli ha percorso nella sua vita, ma quel lungo periodo gli è rimasto nel cuore. E in una interessante intervista ad AdnKronos (VEDI), in previsione della Giornata Mondiale degli Infermieri, ha parlato con nostalgia del suo passato.
‘La mia vita da infermiere’
“La mia ‘vita’ da infermiere è terminata nel 1985 ma ancora oggi mi sento con 2-3 colleghi di allora e non facciamo altro che parlare di quei bellissimi anni, eravamo ragazzi e parecchio imbranati” ha dichiarato.
Giacomo è stato in corsia per ben 11 anni, prima di fare l’attore, ed ha esercitato presso l’ospedale di Legnano. Come ha spiegato egli stesso: “Subito dopo il militare mi sono iscritto alla scuola di infermieri e da lì ho iniziato. Sono stato in quasi tutti i reparti, anche in Oncologia. Oggi il lavoro dell’infermiere è molto diverso da quello che ho vissuto io tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80.”
‘Fare l’infermiere è bellissimo e straordinario’
Poretti, cercando di spiegare cosa significhi essere un infermiere, si rivolge ai giovani: “E’ un lavoro bellissimo e straordinario. Lo dico ai ragazzi che magari sono indecisi sul proprio futuro: fare l’infermiere è una scelta importante ma super gratificante, che ti mette in contatto con il senso della vita. E abbiamo visto anche durante la pandemia come il sacrificio di tanti infermieri ha salvato molte vite”.
La pandemia e gli infermieri: ‘Sono stati eroici’
Già, la pandemia. Un periodo complicato, che ha messo a nudo i punti deboli del nostro Servizio Sanitario Nazionale e una carenza di professionisti dell’assistenza da far paura (VEDI).
“Anche allora c’era una carenza cronica di infermieri, ma mi pare che in questo non sia cambiato nulla, mancano ancora cronicamente. Io ho iniziato come infermiere facente funzioni, una sorta di apprendista. E ne ho combinate parecchie.
Una volta dovevo fare un’iniezione intramuscolo ad un paziente, avevo paura e non volevo farla. Poi la caposala ha insistito e l’ho fatta, ma è stata una tragedia, mi ricordo l’ago che è rimbalzato più volte sulla natica. Povero paziente!” ha raccontato l’attore e regista nell’intervista.
Che si è soffermato poi anche sul periodo in cui il Covid lo ha investito: “Io e mia moglie abbiamo preso il Covid a marzo 2020 ed è stata dura, abbiamo avuto la febbre alta e molta paura che potessimo peggiorare.
Poi ne siamo usciti, in quei giorni ho ripensato agli anni da infermiere e anche al lavoro che stavano facendo i colleghi in prima linea contro la pandemia. Sono stati eroici, conosco il loro attaccamento al lavoro e la complessità di molti momenti che si vivono. Nessuno si è tirato indietro”.
‘Chiedimi se sono in turno’
In un monologo per lo spettacolo ‘Chiedimi se sono di turno’, che andrà in scena al Teatro Oscar a Milano per lanciare la riapertura dopo la lunga chiusura per l’emergenza, Giacomo Poretti ha rielaborato la sua esperienza da infermiere.
“Dobbiamo aprire con posti ridotti e alcune misure di sicurezza per gli spettatori. Per ora facciamo uno spettacolo a settimana, ma c’è tanta voglia di ripresa del settore a ottobre. Dobbiamo essere ottimisti e aver fiducia” ha avvertito.
E se questo spettacolo, pregno di 11 anni di corsia e di vita infermieristica (seppur datata), finisse sul grande schermo? Ovviamente Poretti ci va cauto, anche se ci spera: “Non ci avevo pensato fino ad oggi, non è facilissimo ma se arrivasse una proposta perché no, sarebbe bello”.
Autore: Alessio Biondino
Carenza di infermieri? Certo, è una professione ‘laureata’ pagata da ‘diplomata’
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento