Gianrico Carofiglio: la gentilezza al Congresso FNOPI

Dario Tobruk 21/03/25

Spesso si pensa alla gentilezza come a un gesto di cortesia, un atto di semplice buona educazione. Ma, come sottolinea Gianrico Carofiglio al terzo Congresso FNOPI, la gentilezza è qualcosa di più profondo: una virtù capace di trasformare i conflitti in energia positiva, di costruire ponti laddove sembrerebbe inevitabile lo scontro.

Riportiamo alcuni stralci dell’intervento del noto scrittore, ex-magistrato ed ex-senatore della Repubblica Italiana, in cui racconta con la prosa e il carisma che lo contraddistinguono, di come la gentilezza e la compassione possano dare all’infermieristica una forza ben maggiore rispetto a quella che si otterrebbe scegliendo la via dello scontro e del conflitto con la cittadinanza.

Carofiglio: la gentilezza per disattivare i conflitti

C’è un modo diverso di gestire questo tipo di situazioni: la gentilezza come virtù per disattivare conflitti e trasformarli ogni volta che è possibile in energia positiva. È una dote che riguarda un numero svariato di attività lavorative e sociali, in realtà tutte. È un modo diverso di entrare in rapporto con gli altri e col mondo che naturalmente, non è facile e non è intuitivo. Perché non è facile e non è intuitivo.”

La difficoltà di praticare la gentilezza, dunque, non è del tutto un caso. È radicata nel modo in cui siamo strutturati come Homo Sapiens, nel peso dell’Ego e nella paura di perdere qualcosa di noi, nel confronto/conflitto con l’Altro.

Solo un attimo di riflessione e Gianrico Carofiglio continua: “Perché è così difficile ascoltare l’Altro, perché è così difficile comportarsi con quella forma di gentilezza che, come abbiamo detto, non è solo garbo, cortesia, buone maniere? Perché l’ostacolo è il nostro ego, il nostro senso del ruolo, il nostro senso di competizione con l’altro, il nostro bisogno di affermarci, la paura di essere diminuiti dal conflitto con l’altro, l’incapacità di ascoltare.

Ascoltare davvero significa quindi abbassare il volume del proprio Io per lasciare spazio all’Io dell’altro. È un gesto di saggezza e, allo stesso tempo, strategica: non solo migliora le relazioni, ma rende più efficace il lavoro e la vita.

Il conflitto è dipendente dall’Ego e può essere risolto semplicemente abbassando la temperatura dello scontro fra gli Ego. In generale, entrare in rapporto con gli altri ascoltando quello che dicono effettivamente è una cosa etica, è una cosa giusta, ma è un potente strumento per essere più bravi in qualsiasi cosa si faccia. Ed è particolarmente importante quando il lavoro di cui si tratta è un lavoro come il vostro: la capacità di dare all’altro la percezione che lo stai ascoltando, ma perché lo stai ascoltando veramente, in quel ridotto spazio di tempo. Modulando la risposta in base a quello che lui o lei dice. A quel senso di sofferenza che emerge, quel senso di sgomento, a quel senso di smarrimento, con compassione, non con empatia, sapendo che la compassione, come la capacità di ascolto, è una virtù etica ma anche epistemologica: è una cosa che ci permette di capire meglio il mondo attorno a noi, là dove il mondo attorno è per lo più composto da altre persone.

Gianrico Carofiglio intervento sulla gentilezza al Terzo Congresso Nazionale FNOPI 2025
Gianrico Carofiglio: intervento sulla gentilezza al Terzo Congresso Nazionale FNOPI 2025

Guarda anche la prima parte dell’intervento di Gianrico Carofiglio

Nel video sottostante troverai la prima parte dell’intervento di Gianrico Carofiglio che non è stata riportata nell’articolo. Iscriviti al canale Youtube di Dimensione Infermiere ‪@dimensioneinfermiere‬ e seguici anche sui nostri social Facebook e
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Se sei un caregiver, un familiare che si prende cura di una persona anziana, malata o disabile, sappiamo quanto possa essere impegnativo questo compito. Assistere chi è fragile richiede energie, dedizione e spesso mette alla prova la propria resilienza emotiva.

Ma per essere gentili bisogna avere tanta forza, e per avere così tanta è necessario avere altrettanta conoscenza. Inoltre, prendersi cura degli altri in modo efficace inizia dal prendersi cura di sé.

Per questo motivo, vogliamo suggerirti un manuale pensato proprio per chi si prende cura degli altri. Ricco di contenuti aggiornati, offre strumenti utili per affrontare questa sfida con consapevolezza e serenità, “Il Manuale dei caregiver familiari”, edizioni Maggioli, è disponibile all’acquisto su Maggiolieditore.it o su Amazon.

Prendersi cura di chi cura in famiglia

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Il Manuale dei Caregiver familiari

“Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te”.Franco Battiato Il presente volume si occupa a tutto tondo del caregiver familiare, per offrire al lettore una specifica e completa caratterizzazione sul piano culturale, sociale, giuridico ed economico di “colui che quotidianamente si prende cura” delle persone care non autosufficienti. Questo significa farlo uscire dalle quinte e parallelamente riconoscerne il ruolo complesso ed articolato, che gli autori intendono agevolare e supportare rispondendo ai suoi diversi bisogni e diritti di conoscenza, informazione e comunicazione. Nel testo vengono pertanto illustrati i benefici di legge già in atto e quelli probabili futuri (tutele previdenziali e sostegno economico). Inoltre, vengono fornite informazioni clinico-assistenziali di base mirate all’acquisizione e allo sviluppo di abilità e comportamenti specifici per la gestione dei problemi legati alla non autonomia. Da ultimo, per rispondere all’esigenza di inclusione ed empowerment, sono stati messi a disposizione i riferimenti di servizi interattivi online, dedicati al contatto, alla condivisione e all’amicizia tra coloro che stanno sperimentando la stessa sofferenza. Il messaggio finale è che senza il caregiver familiare di certo tutto sarebbe più difficile.   Franco PesaresiÈ Direttore dell’Azienda servizi alla persona ASP AMBITO 9 di Jesi (AN). È membro di “Network Non Autosufficienza” (NNA) che realizza annualmente il “Rapporto sulla non autosufficienza in Italia” ed è autore di numerose pubblicazioni fra le quali il volume Quanto costa l’RSA (Maggioli Editore). Blog: https://francopesaresi.blogspot.com/

 

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Prendersi cura degli altri: il potere degli esseri umani

La gentilezza non è solo un tratto caratteriale, ma è una strategia evoluzionistica che ha permesso all’umanità di sopravvivere e prosperare nelle Grandi Società. Una lezione che si ritrova perfino nella storia della nostra preistoria: “Sapete, secondo molti studiosi, qual è il momento di ritrovamento fondamentale nella storia dell’archeologia e della paleontologia? Questo è sorprendente: il ritrovamento di uno scheletro, da cui risultava una frattura del femore guarita. […] Che vuol dire la frattura del femore guarita in una società primitiva? Significa che, da un certo momento in poi, del soggetto fragile, debole, ferito, ammalato, si è preso cura qualcun altro. E questo ha cambiato tutto.

Ciò che permette all’Homo Sapiens di diventare quello che è diventato comincia quando quella persona con la gamba spezzata non viene lasciata a morire nella savana, ma viene curata dai suoi simili fino a che quel femore non guarisce, fino a che quella persona non torna a camminare. È questo che ci dice, secondo me, più di tante cose sacrosante e tecniche sul rapporto di cura, su che cosa significhi la cura e la relazione con chi soffre. Che cosa vuol dire essere umani?

Essere umani significa, quindi, essere anche comunità, cooperazione e e aiuto reciproco. Un’idea che è stata a lungo travisata, persino nell’interpretare il padre di chi ci ha reso solo all’apice del Regno Animale, e non più frutto del volere divino: “Vedete, si diceva, secondo un’interpretazione fuorviante e ideologica di Darwin, che ‘L’origine della specie’ parlasse della sopravvivenza del più forte, del più adatto. Lui parla della sopravvivenza del più gentile. Della sopravvivenza di chi è più capace di cooperare con gli altri. Gli umani, l’Homo Sapiens, fanno quello che fanno perché sono capaci di cooperare, e nella capacità di cooperare, nel senso di comunità, nella capacità di percepire l’altro e dell’aiuto reciproco, c’è ciò che ci rende umani ed è ciò che ci rende capaci di progredire.

Siamo membri della razza umana!

Una riflessione che diventa essenziale quando si parla non solo di specifiche professioni, ma anche della visione più ampia che abbiamo della società e della politica. Così ci ricorda Carofiglio: “Una cosa che non dovremmo mai dimenticare quando parliamo di specifici lavori e quando parliamo in generale di un’idea del mondo, della società e della politica.

E, infine, un richiamo potente ad un segno di arte collettiva, una scena di un film che ha unito milioni di persone: la scena de L’attimo fuggente in cui il professor Keating (Robin Williams) ricorda ai suoi studenti perché leggiamo poesie: ‘Noi non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. Noi scriviamo e leggiamo poesie perché siamo membri della razza umana‘. Riportando in platea la citazione, lo scrittore vuole ricordarci del perché essere gentili non è solo una questione di buone maniere, ma un atto essenziale della nostra umanità, e riguardo il nostro lavoro, probabilmente il nostro più grande potere. E con un ultima parafrasi, conclude il suo intervento ricordando che “noi non ci comportiamo con gentilezza, quella forma di gentilezza che richiede coraggio perché non è una cosa scontata, non ci comportiamo verso gli altri con gentilezza e coraggio perché è carino, ma perché – citando la famosa frase presa dal film – ‘siamo membri della razza umana!‘”

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

Dario Tobruk

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