Gli infermieri, spremuti come limoni, dovranno accontentarsi delle briciole?


In un nuovo comunicato a firma del presidente nazionale Antonio De Palma, il sindacato Nursing Up affronta il caso dell’Ausl Emilia Romagna, dove a fine turno gli infermieri si vedranno anche “reperibili” per delle cifre irrisorie. In tutto questo, mentre i medici riceveranno un cospicuo aumento in busta paga, si attende di capire quanto percepiranno in più i lavoratori del Comparto…

«Piove sul bagnato nella complessa realtà infermieristica italiana, e non è affatto una esagerazione. In un momento storico mai così delicato dove, tra emorragia di fughe di professionisti all’estero e dimissioni volontarie, gli infermieri sono davvero arrivati allo stremo, sindacati come il nostro rischiano di ritrovarsi nuovamente “sul piede di guerra”, per tutelare gli interessi dei professionisti dell’area non medica.


E mentre chiediamo di conoscere quanto prima le cifre che spettano agli infermieri e agli altri professionisti dell’area non medica in relazione al nuovo contratto, abbiamo il timore fondato che Governo e Regioni, da un lato, sappiano bene che senza l’impegno degli infermieri non sarà certo possibile attuare progetti come l’abbattimento delle lista di attesa, dall’altro corriamo il rischio di ritrovarci “nel calderone” del comparto, con i medici, nella loro area contrattuale separata, che riceveranno un trattamento privilegiato e con noi che dovremo accontentarci delle briciole, senza che la politica tenga conto in alcun modo che siamo arrivati alla soglia di un punto di non ritorno.


In un frangente così delicato, vengono alla luce casi come quello dell’Ausl Emilia Romagna, che ci fanno indignare e che rappresentano l’evidenza dei fatti, ovvero che potremmo ritrovarci, molto presto, alle porte di una calda stagione di proteste e di battaglie.

L’Azienda è pronta a introdurre, infatti, la pronta disponibilità anche per i servizi attivi 24 ore su 24 per compensare le carenze di organico.

A partire da novembre gli infermieri – di tutti i servizi, non solo quelli ai quali generalmente vengono attribuiti turni in pronta disponibilità (es. emodinamica, radiologia, sale operatorie, emergenza extraospedaliera) – si troveranno a lavorare di giorno e a dover tenere sempre sotto controllo il telefono di notte.


La serenità dei nostri professionisti, e senza dubbio anche la loro salute fisica, sono seriamente a rischio. Le aziende sanitarie stanno totalmente “stressando ” le regole vigenti, con la sola scusante di dove tappare le falle delle carenze di personale.

Chi la mattina smonterà dal turno di notte, potrà diventare reperibile già a partire dalle 16 del pomeriggio. E non per forza nel suo abituale reparto: la logica del dipartimento fa sì che un infermiere che abitualmente lavora ad esempio a Brisighella, potrebbe essere chiamato a Ravenna o Lugo, anche per un turno di notte. Per non parlare, poi, delle cifre in ballo: allo straordinario si sommerebbero 20€ lordi, 1,80€ all’ora, per i turni di reperibilità. Insomma compensi irrisori per un sacrificio psico-fisico abnorme.


È davvero il caso di dire che gli infermieri italiani sono stanchi e logorati da quello che può essere definito, senza alcun dubbio, un vortice di contraddizioni, lacune e finanche abusi, che non fanno che minare nel profondo la nostra professione, la nostra serenità e delegittimano lo straordinario valore e la competenza di cui siamo più che mai simbolo.

Le Pronte Disponibilità sono turni di 12 ore nei quali gli infermieri e professionisti sanitari (come suggerisce il termine) sono in ‘preallarme’, quindi a disposizione su chiamata, pronti a intervenire su specifiche necessità. Normalmente non possono allontanarsi di casa, andare al cinema, prendere impegni sociali, perché potrebbero essere chiamati in servizio in ogni momento.  


Ebbene, fino a oggi, come accaduto ad esempio in alcune aziende sanitarie del Piemonte, agli operatori vengono fatti fare 10, 15 fino a 20 turni di pronta disponibilità per ogni mese. Ciò accade a causa dell’estrema carenza di personale che pesa come un macigno sulle nostre spalle.

Ma con l’entrata in vigore del nuovo Contratto nazionale di Lavoro, firmato nei mesi scorsi a Roma, che impone di non superare il numero massimo di sette pronte disponibilità al mese per ogni soggetto, le aziende sanitarie non possono più permettersi passi falsi.   

Tempo fa denunciammo a gran voce che fin troppe aziende sanitarie, in barba all’ultimo contratto, superano di gran lunga il numero previsto di pronte disponibilità, ma adesso stanno accadendo addirittura cose incredibili.


L’articolo 44 del contratto 2019-2021 non lascia spazio a interpretazioni, non consente la stipula di diversi accordi a livello aziendale o altra eccezione non conforme.

Quanto accade presso l’Ausl Emilia Romagna rappresenta un fatto gravissimo, che dimostra apertamente in quale modo talune aziende sanitarie abbiano a cuore il benessere dei professionisti, ma soprattutto che rischia seriamente di compromettere la qualità dell’assistenza, nel momento in cui siamo di fronte ad infermieri stanchi che potrebbero perdere lucidità e attenzione, a causa dei turni massacranti. È incredibile, come, in una società che si qualifica come civile, questi aspetti vengano palesemente ignorati».

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Alessio Biondino

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