“Gli infermieri sudamericani promessi da Bertolaso? È come curare una polmonite grave con uno sciroppetto per la tosse”


Sull’attività di “scouting di Bertolaso in Sudamerica, sapientemente ideata per portare qui in patria qualcosa come 500 infermieri (con chissà quale preparazione) entro fine anno, il presidente nazionale del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, ha pubblicato un nuovo comunicato piuttosto duro. Lo riportiamo qui per intero.

«È come pretendere di curare una polmonite grave con uno sciroppetto per la tosse, per poi meravigliarsi se il paziente alla fine muore.


Ci ritroviamo ad ascoltare, tra la sorpresa e l’amara delusione, gli ennesimi proclami dell’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso che, accanto al Governatore Fontana, nelle ultime ore si è lanciato in veri e propri proclami, accompagnati da poco comprensibili toni trionfalistici, annunciando con orgoglio la “nuova campagna acquisti” di infermieri in America Latina, che dovrebbe portare in dote alle aziende sanitarie lombarde circa 500 professionisti sanitari stranieri entro la fine dell’anno.

Nel leggere i contenuti della campagna di comunicazione di Bertolaso, non possiamo che riflettere sul fatto che, più che mai in questo momento storico, sia lui che i vertici del Governo Regionale, sembrano davvero a corto di idee.


Non possiamo e non vogliamo pensare che non esistano soluzioni alternative a questa, con tutto il rispetto per gli infermieri del Paraguay e dell’Argentina: soprattutto riteniamo ancora una volta paradossale che, mentre si cerca di tappare le falle con professionisti che di fatto non conoscono la nostra lingua e le regole del nostro sistema sanitario, non si riesca in alcun modo ad arginare la fuga delle nostre eccellenze all’estero, il cui esodo, accanto alle dimissioni volontarie, indebolisce sempre di più la nostra sanità, a discapito naturalmente della qualità della tutela della salute della collettività.

Gli infermieri italiani sono indispensabili, non smetteremo mai di ripeterlo, ed è inimmaginabile non pensare di ricostruire il nostro sistema sanitario, da Nord a Sud, senza valorizzare concretamente le forze che abbiamo in casa e senza mettere in atto un piano risolutivo per ridonare appeal alla nostra professione e creare un indispensabile ricambio generazionale.


Da una parte, il Governo, promette di abbattere la piaga delle liste di attesa e si dice intenzionato a cancellare i tetti di spesa dei professionisti, dimostrando, almeno a parole, di aver compreso che solo incentivando i nostri medici e i nostri infermieri, in prospettiva di nuovi enormi dispendi di energie, possiamo rimettere in carreggiata un sistema sanitario che si muove tremendamente a rilento, ingabbiato nel caos dei deficit, della disorganizzazione e dei disagi.

Dall’altra parte Bertolaso e Fontana pensano solo ad ingaggiare professionisti sanitari stranieri, presentando il loro progetto come la panacea di tutti i mali, ma soprattutto sconfessando pericolosamente quanto le stesse Regioni hanno richiesto espressamente nell’atto di indirizzo del nuovo contratto, ovvero che la priorità è quella di risanare la carenza di infermieri agendo sulla leva contrattuale destinata a tutti quelli che già lavorano, e ridonare appeal al rapporto di impiego, oltre che restituire la serenità psico-fisica ai nostri professionisti sanitari.


Con questo modus operandi, invece, ci si concentra  sull’importare operatori dall’estero, con grave sbilanciamento, in negativo, sulla qualità complessiva dell’assistenza a breve/medio termine, dovendo gli operatori interessati imparare la nostra lingua ed essendo chiamati a confrontarsi con saperi e conoscenze diverse e complesse, perché provenienti da altri sistemi formativi.

E poi quanto tempo Bertolaso pensa che questi operatori resteranno in Italia, quando a pochi chilometri da loro avranno sempre l’accogliente Svizzera, pronta a dargli il doppio dello stipendio italiano?».

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Alessio Biondino

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