Mancano infermieri? Non si sa più dove prenderli? Nessuno si iscrive più al corso di laurea? Si stanno inventando nuove figure “con funzioni infermieristiche” per riempire la nostra sanità di pseudo professionisti a basso prezzo?
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Grosseto corre ai ripari, con una campagna per descrivere, soprattutto ai giovani che stanno per terminare il ciclo di istruzione superiore, la professione infermieristica. Lo slogan individuato per convincerli a intraprendere un percorso a cui, a causa dello scarso riconoscimento economico/sociale del professionista infermiere qui in Italia, non vuole avvicinarsi più nessuno, è: “Ho scelto di essere infermiere”.
Come spiegato da Nicola Draoli, presidente Opi Grosseto: «Da tempo denunciamo a più livelli la carenza di personale sanitario e, tra questi, quella degli infermieri, eppure siamo convinti che la nostra professione, con le sue molteplici sfaccettature e specializzazioni, possa essere appetibile per chi desidera lavorare nella sanità e diventare un riferimento nella comunità in cui opera.
Per questo abbiamo deciso di favorire la conoscenza della nostra professione e rappresentare alcuni degli aspetti forse meno noti con una piccola, ma speriamo incisiva, campagna promozionale».
Oltre allo slogan, la campagna è composta da alcune immagini e da determinate frasi che vogliono provare a raccontare in brevissimo la professione ai ragazzi: l’importanza dell’assistenza territoriale, la gestione di presidi tecnologici e l’utilizzo di tecniche avanzate, la formazione, la ricerca e l’educazione sanitaria.
«La nostra professione è così complessa e variegata – conclude Draoli – che semplificarla è sempre difficile e spesso riduttivo. Siamo certi che partire dalla conoscenza e dall’informazione possa essere il primo passo per aprirsi all’ingresso di nuovi professionisti e allo stesso tempo rimarcare che avere nuovi professionisti infermieri rappresenta un impegno comunitario utile a tutta la popolazione».
Il problema è che i giovani d’oggi leggono, si informano, comunicano e sanno farsi un’idea ben precisa di determinate situazioni e professioni. Ma soprattutto… I giovani e i loro parenti si guardano intorno, quando vanno negli ospedali. E al di là delle tante belle parole utilizzate nelle “campagne” che forse sanno un po’ di disperazione, vedono sempre più spesso professionisti sfruttati, demansionati, sottopagati, stressati, malmenati e che non consiglierebbero nemmeno al loro peggior nemico di intraprendere il percorso che li ha portati fin lì.
Basterà uno slogan di questo tipo a convincerli?
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