Gli infermieri e i medici preferiscono meno complimenti e più atti concreti
Fin qui nulla di male, se non fosse che parte delle lodi istituzionali, si presume vere e sentite, hanno finito con l’irretire quella frangia numerosa di professionisti che quotidianamente vivono la precarietà insita nei vari nosocomi dello stivale.
Un ringraziamento quello del premier che a molti è sembrato quasi uno smacco, vista la tendenza delle istituzioni, manifestata negli ultimi tempi, a non garantire quei servizi minimi e la valorizzazione delle competenze acquisite e maturate in anni di esperienza dai professionisti del settore.
Sarà certamente passato in mente un discorso di questo a molti degli infermieri e medici che ogni giorno combattono con le mancanze ataviche del SSN, costretti a barcamenarsi tra orari di lavoro snervanti e infiniti, con la mancanza di ricambio generazionale e con la conseguenza di collaborare con colleghi sempre più anziani e con stipendi e possibilità di valorizzazione non equiparabile agli standard europei.
Alla luce delle presenti considerazioni viene da chiedersi se il Premier prima di parlare abbia pensato o meno a tutto questo marasma di squilibri e se piuttosto che i ringraziamenti parte degli operatori non avrebbe preferito un atto concreto volto a garantire che le possibilità di lavorare in ambienti maggiormente consoni alle qualifiche acquisite si realizzasse quanto prima.
Le parole del presidente Anaao
Le parole del presidente Anaao, Cristiano Troise sembrano sposare la linea di pensiero qui palesata: «I ringraziamenti fanno sempre piacere perché sono il riconoscimento di quanto da anni stiamo dicendo, e cioè che è il lavoro dei medici, dei dirigenti sanitari e degli infermieri a tenere in piedi quello che rimane della sanità pubblica dopo i tagli lineari, passati e presenti, che ne hanno messo a nudo la crisi insieme con il calo della esigibilità del diritto alla salute dei cittadini. Ma i ringraziamenti non bastano, soprattutto se sono smentiti dai fatti. Ed i fatti parlano di un contratto di lavoro bloccato da 8 anni, latitante a distanza di 2 anni dalla sentenza della Corte Costituzionale ed intanto taglieggiato da provvedimenti che, ancorché chiamati riforme, di fatto servono a fare cassa con le risorse accessorie dei medici e dei dirigenti sanitari. A conferma di un loro impoverimento strutturale che i governi, compreso quello Gentiloni, preparano insieme al messaggio destruente di cercare fuori dal sistema pubblico quelle gratificazioni economiche e di carriera che il Ssn non è più in grado di erogare».
Evidente quindi il malcontento manifestato, nella certezza che quanto ancora speriamo di sentirci dire riguardi la garanzia di condizioni lavorative consone al grado di professionalità raggiunta dagli infermieri e da tutto il personale sanitario, affinché si fornisca al paziente il più alto grado di tutela concessa.
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