Il presidente CNAI: “L’Assistente Infermiere? Un cavallo di troia che minaccia la professione”


L’Assistente Infermiere, la nuova fantomatica figura destinata a compensare la terribile carenza di infermieri (quelli veri) che attanaglia l’Italia, seguita a far discutere. Stavolta, sul tema, con una lettera aperta inviata a Quotidiano Sanità, è il presidente nazionale CNAI Walter De Caro, che ricorda come la professione infermieristica si trovi «ad affrontare una profonda crisi identitaria, intrappolata in un dibattito sterile che non sembra produrre soluzioni concrete».


«La carenza di infermieri – sottolinea De Caro – evidenziata da tutti i dati europei, è un problema reale e crescente, acuito dalla mancanza di strategie efficaci per aumentarne l’attrattività e il mantenimento in servizio. Questa situazione genera un malessere diffuso tra i professionisti e rischia di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria. Invece di affrontare le cause profonde di questa crisi, si sta cercando di imporre scorciatoie pericolose, come la recente proposta di istituire la figura dell’Assistente Infermiere» (VEDI articolo Con l’ASSISTENTE INFERMIERE si sta davvero toccando il fondo).


Una scorciatoia «presentata come soluzione alla carenza di personale– denuncia il presidente – quando è palese l’intento di sostituzione, rappresenta in realtà una minaccia alla sicurezza dei pazienti e alla professionalità degli infermieri».

De Caro elenca quindi le varie criticità legate all’Assistente Infermiere: in primis vi sarebbe una «minaccia alla sicurezza dei pazienti, visto che affidare “funzioni infermieristiche” a personale non adeguatamente formato non può non compromette la qualità dell’assistenza».

Altresì, la figura in questione, in «mancanza di una chiara definizione giuridica e contrattuale», contribuirà inevitabilmente a generare confusione tra i cittadini e potenziali problemi legali nella gestione delle attività cliniche.


Confusione che, vista la gestione affidata alle regioni, potrebbe addirittura aumentare con «ulteriori disuguaglianze nelle modalità di formazione, nell’accesso alle cure e nell’attrattività della professione».

Ma soprattutto, fa presente De Caro, vi sarà il rischio di sostituzione: «l’attribuzione di attività infermieristiche a figure con una formazione inferiore rischia di snaturare l’assistenza infermieristica nel suo complesso».

Perché, allora, si vuole scegliere questa strada assai deleteria per la qualità dell’assistenza e per il riconoscimento della professione infermieristica? De Caro non ha dubbi: la scelta «sembra rispondere prevalentemente, come è avvenuto già in altri Paesi, a una logica di risparmio economico e non alla reale volontà di migliorare il sistema sanitario. Invece di investire nella formazione, nella valorizzazione e nel riconoscimento economico degli infermieri, si sceglie di creare una figura professionale “low cost” che rischia di rivelarsi un boomerang per la salute dei cittadini, con rischio aumentato di mortalità ed eventi avversi, rispetto ad una più ampia presenza di infermieri».


Si rischia, insomma, per la professione e non solo, «una vera regressione mascherata da progresso».

Ciò di cui ha realmente bisogno l’Infermieristica italiana è sotto gli occhi di tutti (anche se forse non interessa a nessuno): più formazione, condizioni di lavoro migliori, valorizzazione a 360 gradi e la promozione di «una rappresentanza culturale, scientifica e professionale forte e indipendente, capace di difendere i diritti e gli interessi della professione».
 
Soluzioni che, ricorda il rappresentante CNAI, «sembrano essere un lontano miraggio e abbiamo una certezza: NON sono state ottenute in questi anni con questa modalità di rappresentanza della professione. Su questo bisogna sicuramente riflettere e comparare».


«Il destino dell’assistenza infermieristica – conclude De Caro – dovrebbe essere preoccupazione non solo per gli infermieri, ma per l’intero sistema, e dovrebbe esserlo anche per gli organi di rappresentanza professionale sussidiari dello Stato che invece hanno “sponsorizzato” questo provvedimento e che, nel silenzio, ne approvano la messa in atto. E questo spiace davvero.

Solo investendo seriamente nella professione infermieristica si potrà garantire un’assistenza sanitaria di qualità e rispondere efficacemente alle sfide del futuro.

L’istituzione dell’Assistente Infermiere, in questa modalità, rappresenta un passo nella direzione sbagliata, un passo che rischia di avere gravi conseguenze per il sistema sanitario e per la salute di tutti».

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Alessio Biondino

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