A Piacenza c’è stato un curioso ed acceso confronto tra Fratelli d’Italia e il direttore generale dell’Ausl locale, Paola Bardasi, durante la seduta consiliare dedicata al tema sanità. Al centro della discussione, le condizioni di lavoro nei consultori e la situazione degli infermieri in carcere, su cui emergono visioni contrastanti.
Sara Soresi, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha dipinto un quadro allarmante della situazione: «Nell’ultimo periodo vedo un drammatico peggioramento, il sistema rischia il collasso, con conseguenze per i cittadini e per gli operatori. Un esempio? A maggio i ginecologi all’interno dei consultori passeranno da 9 a 4. Le liste d’attesa si allungano, se una donna prenota una visita oggi viene rinviata al gennaio 2026».
La consigliera ha poi puntato l’attenzione sulla sanità penitenziaria: «Organico degli infermieri ridotto all’osso e dieci turnisti per un carcere intero. A causa della mancanza di infermieri i detenuti non ricevono nella maniera giusta i farmaci». Non ha risparmiato critiche neppure sulla situazione negli ospedali: «È un’emergenza continua per coprire i turni, carichi di lavoro eccessivi, in particolare per le donne. Prima di pensare a mattoni e cemento occupiamoci di risolvere i problemi, non vogliamo una scatola vuota senza professionisti e operatori. Ho sentito in quest’aula consiliare dare la colpa al Governo Meloni, quando la gestione sanitaria è regionale».
A queste affermazioni ha risposto con fermezza Paola Bardasi, respingendo il quadro negativo dipinto da Soresi: «Avvilente questo disfattismo, neanche tanto preciso. Giro per gli ospedali, cerco di intercettare le voci di tutti. Ci sono criticità, ma mi fa male sentire una visione troppo pessimistica, che rischia di minare l’equilibrio delle persone che lavorano. Le situazioni vanno circostanziate e verificate. Nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto un accordo per il carcere: abbiamo presente il quadro, ma così si rende ancora meno attrattiva la professione».
Sulla questione dei consultori, Bardasi ha precisato che esistono norme nazionali da rispettare: «Dobbiamo avere un consultorio per 20mila abitanti. Ne abbiamo 13 nel Piacentino, il 14° sarà alla Clinica Belvedere. Sbagliato parlare di organici del consultorio, non sono i 9 o i 4 citati, non è questa la questione. I giovani medici non vanno volentieri in un solo consultorio, preferiscono ruotare. Quindi abbiamo allestito equipe itineranti, con turnazione, per avere la loro presenza in tutte le sedi. Infatti le prestazioni dei consultori sono lievitate nel corso del 2024» (più 10.465 accessi e più 14.847 prestazioni rispetto al 2023).
Anche Claudia Gnocchi (Misto), pur facendo parte della maggioranza, ha espresso preoccupazione per la sanità locale: «La sanità pubblica emiliana era una punta d’eccellenza – ha detto dopo aver interloquito con i pensionati della Cisl – ma agli occhi degli operatori sta cambiando faccia. Sono scomparsi i servizi territoriali, si centralizza sugli ospedali. Le Ausl sono ospedali-centriche, così tutti si riversano sull’ospedale. I Cau, con giovani medici, sono un parcheggio per i pazienti, che viene ripreso in carico al Ps».
Anche su questo punto Bardasi ha ribattuto, sostenendo che la direzione intrapresa dall’Ausl va nella direzione opposta: «È tutt’altro che “centrica” la visione della sanità locale. Stiamo proprio cercando di portare meno persone in ospedale e di tenerle sul territorio. E i 20 posti letto che avremo alla Clinica Belvedere per i pazienti cronici saranno un’altra risposta». Quanto al cantiere Pnrr dell’ex Belvedere, destinato a diventare una Casa di comunità da 3mila mq, ha assicurato che «sta andando bene». «Sette medici hanno già scelto di venire qua a lavorare. Sarà un grande valore aggiunto per il distretto di Piacenza» (VEDI Il Piacenza).

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