Il sondaggio dell’Opi di Trento: “Un infermiere su 5 pronto a lasciare entro l’anno”


Un sondaggio condotto dall’Ordine degli Infermieri di Trento ha rivelato un dato allarmante: un infermiere su cinque in Trentino intende lasciare volontariamente la propria organizzazione o la professione entro l’anno. «Questi risultati dimostrano l’urgenza di attuare strategie politiche efficaci, sia a breve che a lungo termine, per migliorare il benessere dei professionisti e garantire un maggiore coinvolgimento nei processi decisionali. Occorre ridurre le attività improprie e valorizzare concretamente la professione attraverso interventi normativi, contrattuali e organizzativi» ha dichiarato il presidente dell’Ordine, Daniel Pedrotti.



L’indagine: metodologia e obiettivi

I risultati preliminari della ricerca sono stati presentati il 5 febbraio 2025, durante l’Assemblea annuale degli iscritti. L’indagine, promossa dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, ha analizzato il livello di soddisfazione, coinvolgimento ed engagement lavorativo degli infermieri e infermieri pediatrici iscritti all’albo provinciale, nonché la loro intenzione di lasciare la professione o l’organizzazione in cui operano.
Il questionario, somministrato in forma anonima tra novembre e dicembre 2024, ha raccolto le risposte di 1.099 infermieri. Era strutturato in due sezioni: una dedicata ai dati demografici e lavorativi, l’altra basata su strumenti scientifici di analisi. Tra questi, l’Organizational Commitment Questionnaire, per misurare il grado di coinvolgimento organizzativo, e la scala UWES-9, per valutare l’engagement lavorativo. Inoltre, ai partecipanti è stata posta una domanda diretta sull’intenzione di abbandonare la professione o l’azienda.



Risultati principali

L’analisi dei dati ha evidenziato un livello di coinvolgimento lavorativo medio (49,2 ±12,4 su un massimo di 90 punti). Tuttavia, il coinvolgimento normativo e affettivo è risultato piuttosto basso: gli infermieri non sentono un forte obbligo nei confronti della propria azienda e provano un senso di appartenenza limitato.
La soddisfazione complessiva è discreta (75,4 ± 23,3 su 140 punti), con valutazioni positive per le relazioni tra colleghi, la collaborazione, i contenuti del lavoro e le opportunità di formazione. Al contrario, risultano critici aspetti come la libertà di esprimere opinioni, la retribuzione, il riconoscimento dei meriti individuali, le opportunità di carriera e i benefit integrativi.
L’engagement lavorativo – ovvero il coinvolgimento emotivo e mentale nel lavoro – mostra livelli medi per dedizione e assorbimento, ma bassi per la dimensione del vigore, ovvero l’energia e la motivazione nel recarsi al lavoro.



Un infermiere su cinque vuole lasciare

Il dato più preoccupante riguarda l’intenzione di lasciare la professione o l’azienda:
– Il 69,2% degli intervistati ha dichiarato di voler rimanere.
Il 21,4% (235 infermieri, circa uno su cinque) intende invece abbandonare la professione o la propria organizzazione entro l’anno. Nello specifico:
Il 16,2% (178 infermieri) vuole cambiare azienda.
Il 5,2% (57 infermieri) intende lasciare del tutto la professione.
Il 9,4% (103 infermieri) lascerà per cause non volontarie (pensione).



Le analisi statistiche mostrano inoltre che:

– Maggiore è il coinvolgimento emotivo verso l’azienda, minore è la probabilità di abbandono.
– Un forte senso di responsabilità morale verso l’organizzazione riduce l’intenzione di lasciare.
– Una maggiore soddisfazione generale sul lavoro è correlata a una minore volontà di cambiare professione.
– Con l’aumentare dell’età, la probabilità di abbandono tende a diminuire.



Strategie per trattenere gli infermieri

Dalla ricerca emergono alcune strategie chiave per migliorare la condizione degli infermieri e ridurre l’abbandono:
Retribuzioni adeguate al livello di responsabilità e più competitive.
Turni flessibili e personalizzati, evitando schemi rigidi e standardizzati.
Inquadramento giuridico ed economico adeguato alle responsabilità, con riconoscimento formale delle mansioni svolte.
Riduzione delle attività non infermieristiche, con l’introduzione di figure di supporto per mansioni amministrative.
Valorizzazione della professione, per garantire agli infermieri un riconoscimento reale del loro ruolo nell’ambito sanitario.
Maggiore coinvolgimento nei processi decisionali, affinché possano contribuire attivamente al miglioramento dell’assistenza.
Piani di sviluppo e carriera formali, che offrano prospettive concrete e possibilità di crescita nei diversi ambiti professionali.



L’appello dell’Ordine

«Siamo ancora in fase di analisi, ma questi dati dimostrano la necessità di adottare strategie concrete per il benessere degli infermieri e il loro maggiore coinvolgimento nelle decisioni organizzative» ha dichiarato l’Ordine degli Infermieri di Trento.
Secondo l’Ordine, è essenziale ridurre l’eccesso di burocrazia – soprattutto per i coordinatori – e valorizzare il capitale umano. Occorre un approccio proattivo per rendere la professione più attrattiva e trattenere il personale qualificato, con un equilibrio tra gestione immediata delle criticità e una visione strategica di lungo termine. (VEDI L’Adige.it)

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Alessio Biondino

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