Matteo Giuseppe Incaviglia (Infermiere Legale), in un post social ha commentato la recente sentenza che ha visto un infermiere, reo di aver omesso di monitorare a dovere i parametri vitali di un paziente (poi deceduto), condannato per omicidio colposo dalla Suprema Corte di Cassazione.
Manovalanza
Lo ha fatto, quasi inevitabilmente, ricordando in breve le insormontabili contraddizioni insite nella categoria infermieristica: legalmente e giuridicamente composta da veri professionisti, ma… Nella pratica quotidiana di moltissime realtà, per tanti motivi, vista e utilizzata come una sacrificabile accozzaglia di manovali.
L’insopportabile dicotomia
«La Suprema Corte di Cassazione, Sez. Penale, con sentenza n. 21449 del 25/05/2022, ha condannato un Infermiere ritenendolo responsabile di Omicidio Colposo per aver omesso di monitorare i parametri vitali.
L’ennesima sentenza che dimostra la ormai insopportabile dicotomia tra quanto prevede la legge e di conseguenza la giurisprudenza, che considera l’Infermiere un professionista responsabile in sede penale e civile del suo Operato, e quanto avviene nella pratica quotidiana dove gli Infermieri vengono considerati dalle Gerarchie Aziendali e dalla politica come semplice manovalanza» sottolinea Incaviglia.
Gravissima patologia del diritto
Che conclude: «Non c’è un’adeguata corrispondenza, difatti gli Infermieri sono costretti, a causa della ormai perenne carenza e sovente totale assenza di personale ausiliario, a svolgere mansioni che la giurisprudenza definisce “meramente elementari e che tutti possono fare”, ma quando si trovano di fronte ad un giudice vengono valutati, giudicati e sanzionati spesso al pari dei medici.
Questa dicotomia produce una gravissima patologia del diritto del lavoro ed una ancora più grave lesione alla professionalità di un’intera categoria in quanto sfruttata, demansionata e malpagata».
Altro che attrattività professionale…
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