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Cosa si intende per Qualità in ambito sanitario?
Ma non solo. Non è sufficiente fare le cose bene, in qualche modo è necessario provare a farle anche meglio. Mirare al continuo miglioramento del servizio. Ma come è possibile migliorare qualcosa? Misurandolo!
Ogni progetto di miglioramento di un processo si basa sul presupposto che sia possibile misurarlo. È dalla prima riforma del Sistema Sanitario Nazionale, la legge 502/1992, che si parla di continuo miglioramento della sanità. Da allora ogni struttura deve fare i conti con questo principio: la qualità dell’assistenza deve essere misurata, migliorata e soprattutto comunicata, e resa trasparente e accessibile al pubblico.
“Misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è” sosteneva il padre della scienza moderna Galileo Galilei. Ma come è possibile misurare l’assistenza sanitaria, un processo così complesso e influenzato da così tanti fattori? Con gli indicatori di qualità.
Indicatori di qualità in sanità: cosa sono?
Questo valore di soglia deve essere utilizzato per determinare se il servizio in questione raggiunge o meno la qualità desiderata. Se il valore dell’indicatore supera lo standard, si può affermare che il servizio fornisce una qualità accettabile. Se al contrario, il valore dell’indicatore scende al di sotto dello standard, questo potrebbe indicare una criticità o un fattore di rischio da verificare per prendere adeguate contromisure.
Inoltre per essere efficiente, gli indicatori dovranno basarsi su un database di informazioni rilevate correttamente e utili allo scopo.
Quali e quanti sono gli indicatori di qualità in sanità?
- indicatori di struttura: tengono conto dei requisiti strutturali, organizzativi, tecnologici e professionali che appartengono ad un’organizzazione. Sono previsti per legge al fine dell’accreditamento e definiscono valori quantitativi come la presenza di apparecchiature (ecografi, TAC, RMN), il numero di posti letto, di operatori, e molto altro. Ad oggi gli esperti del settore lamentano che gli indicatori di struttura sottostimano il contributo delle performance professionali, in quanto questa parte del fenomeno sia ad oggi poco misurata e monitorata.
- indicatori di processo: definiscono quanto il processo assistenziale sia aderente alle migliori evidenze disponibili (EBM/EBN). Utili per valutare nel dettaglio le attività e i processi di cura, fornendo informazioni utili per individuare le aree di miglioramento, e monitorare quanto questi miglioramenti abbiano impattato positivamente tra differenti periodi di tempo all’interno della stessa struttura. Un esempio di indicatore di processo è l’appropriatezza della somministrazione di un farmaco, data una patologia, nella misura in cui sia raccomandata da evidenze robuste.
- indicatore di risultato: documentano gli esiti assistenziali attraverso criteri oggettivi (tasso di mortalità) e soggettivi (qualità di vita). Tentano di quantificare il risultato delle cure prestate al paziente in ordine di miglioramento o meno della salute. Sono utili per confrontare i risultati tra diverse strutture, o addirittura tra diversi sanitari (ad esempio tra due famosi chirurghi della stessa disciplina in strutture diverse). Un esempio di indicatore di risultato (o di esito) è il tasso di sopravvivenza a un mese dopo un intervento chirurgico o la percentuale di recidive tumorali a due anni dopo un trattamento di chemioterapia con esiti positivi.
Indicatori di qualità: a cosa servono in ambito sanitario?
- permettono il monitoraggio dell’efficacia di cura fornite;
- sono in grado di evidenziare le aree dove è possibile migliorare ancora, o dove insorge un rischio sulla sicurezza dei pazienti;
- la trasparenza dei dati e il confronto con le altre strutture su diversi piani, responsabilizza la dirigenza e gli operatori a fare meglio;
- dà al paziente la possibilità di scegliere la migliore struttura in cui farsi curare.
In parole povere: se le cose sono fatte solo bene, o se sono fatte giuste, o ancora meglio, se sono fatte bene le cose giuste da fare.
Un manuale infermieristico per imparare a interpretare i referti ecocardiografici
Ecocardio Facile – Dalle basi all’essenziale
L’idea che l’utilizzo di strumenti come l’ecografo debba essere limitato solo ai medici è obsoleta e non fondata. Senza alcun dubbio l’ecografia è una scienza e un’arte che può essere appresa e utilizzata da professionisti sanitari non medici, come gli infermieri, per fornire un contributo prezioso all’assistenza sanitaria e alla cura del paziente.L’obiettivo di questo testo è quindi fornire le basi, la conoscenza e in qualche modo anche la cultura necessaria per fare sì che, al pari di altre metodiche, in precedenza di peculiare attività medica, anche l’ecocardiografia possa iniziare a far parte del corpus clinico-assistenziale dell’attività degli infermieri. Dario TobrukInfermiere specializzato in tecniche di ecografia cardiovascolare e medical writer; attualmente si occupa di Wound Care e Cure Palliative in ambito territoriale. Ha fondato e diretto il sito DimensioneInfermiere.it in collaborazione con la casa editrice Maggioli, con la quale ha anche pubblicato il volume ECG Facile: dalle basi all’essenziale.
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Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram)