Indicatori di qualità in sanità: come valutare l’assistenza

Dario Tobruk 20/02/23

In ambito sanitario, gli indicatori di qualità sono misure utili a valutare l’efficacia, l’efficienza e la sicurezza dei servizi sanitari forniti ai pazienti da una determinata struttura o istituzione. In questo articolo riassumeremo i concetti fondamentali da conoscere per poter verificare i risultati dell’assistenza tramite gli indicatori.

Indice

Cosa si intende per Qualità in ambito sanitario?

Fare qualità in ambito sanitario, così come in tutti gli altri settori, significa fare le cose sia bene che giuste. Ancora meglio: fare bene le cose giuste. Nonostante lo scopo ultimo della sanità sia sempre quello di garantire la salute del paziente, alcuni fattori contingenti, come la politica sanitaria e la disponibilità di risorse, costringono il settore a raggiungere questo risultato in un ottica di efficacia (puntare all’obiettivo) ed efficienza (con il miglior utilizzo possibile delle risorse umane, tecnologiche ed economiche disponibili).

Ma non solo. Non è sufficiente fare le cose bene, in qualche modo è necessario provare a farle anche meglio. Mirare al continuo miglioramento del servizio. Ma come è possibile migliorare qualcosa? Misurandolo!

Ogni progetto di miglioramento di un processo si basa sul presupposto che sia possibile misurarlo. È dalla prima riforma del Sistema Sanitario Nazionale, la legge 502/1992, che si parla di continuo miglioramento della sanità. Da allora ogni struttura deve fare i conti con questo principio: la qualità dell’assistenza deve essere misurata, migliorata e soprattutto comunicata, e resa trasparente e accessibile al pubblico.

Misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è” sosteneva il padre della scienza moderna Galileo Galilei. Ma come è possibile misurare l’assistenza sanitaria, un processo così complesso e influenzato da così tanti fattori? Con gli indicatori di qualità.

Indicatori di qualità in sanità: cosa sono?

Un indicatore di qualità in sanità è un criterio sufficientemente oggettivo in grado di approssimare la misura della qualità di un servizio sanitario. È un elemento in grado di registrare un fenomeno sia quantitativo (numero di prestazioni, tasso di mortalità) che qualitativo (soddisfazione media dei pazienti). Può essere pensato come alle spie del cruscotto della macchina organizzativa che ci fanno sapere quanta benzina abbiamo a disposizione o se il motore presenta problemi.

Un indicatore di qualità, per essere utilizzabile con profitto, deve essere necessariamente comparato con uno standard, ovvero un valore di soglia condiviso tra più servizi.

Questo valore di soglia deve essere utilizzato per determinare se il servizio in questione raggiunge o meno la qualità desiderata. Se il valore dell’indicatore supera lo standard, si può affermare che il servizio fornisce una qualità accettabile. Se al contrario, il valore dell’indicatore scende al di sotto dello standard, questo potrebbe indicare una criticità o un fattore di rischio da verificare per prendere adeguate contromisure.

Inoltre per essere efficiente, gli indicatori dovranno basarsi su un database di informazioni rilevate correttamente e utili allo scopo.

Quali e quanti sono gli indicatori di qualità in sanità?

La classificazione più comune divide gli indicatori di qualità in tre tipi:

  • indicatori di struttura: tengono conto dei requisiti strutturali, organizzativi, tecnologici e professionali che appartengono ad un’organizzazione. Sono previsti per legge al fine dell’accreditamento e definiscono valori quantitativi come la presenza di apparecchiature (ecografi, TAC, RMN), il numero di posti letto, di operatori, e molto altro. Ad oggi gli esperti del settore lamentano che gli indicatori di struttura sottostimano il contributo delle performance professionali, in quanto questa parte del fenomeno sia ad oggi poco misurata e monitorata.
  • indicatori di processo: definiscono quanto il processo assistenziale sia aderente alle migliori evidenze disponibili (EBM/EBN). Utili per valutare nel dettaglio le attività e i processi di cura, fornendo informazioni utili per individuare le aree di miglioramento, e monitorare quanto questi miglioramenti abbiano impattato positivamente tra differenti periodi di tempo all’interno della stessa struttura. Un esempio di indicatore di processo è l’appropriatezza della somministrazione di un farmaco, data una patologia, nella misura in cui sia raccomandata da evidenze robuste.
  • indicatore di risultato: documentano gli esiti assistenziali attraverso criteri oggettivi (tasso di mortalità) e soggettivi (qualità di vita). Tentano di quantificare il risultato delle cure prestate al paziente in ordine di miglioramento o meno della salute. Sono utili per confrontare i risultati tra diverse strutture, o addirittura tra diversi sanitari (ad esempio tra due famosi chirurghi della stessa disciplina in strutture diverse). Un esempio di indicatore di risultato (o di esito) è il tasso di sopravvivenza a un mese dopo un intervento chirurgico o la percentuale di recidive tumorali a due anni dopo un trattamento di chemioterapia con esiti positivi.

Indicatori di qualità: a cosa servono in ambito sanitario?

In conclusione, l’uso degli indicatori di qualità in ambito sanitario è utile per diversi motivi:

  • permettono il monitoraggio dell’efficacia di cura fornite;
  • sono in grado di evidenziare le aree dove è possibile migliorare ancora, o dove insorge un rischio sulla sicurezza dei pazienti;
  • la trasparenza dei dati e il confronto con le altre strutture su diversi piani, responsabilizza la dirigenza e gli operatori a fare meglio;
  • dà al paziente la possibilità di scegliere la migliore struttura in cui farsi curare.

Come abbiamo già detto, l’uso attento degli indicatori di qualità, oltre ad essere previsti per legge, sono strumenti utili per valutare l’efficacia delle cure fornite ai pazienti in ogni aspetto del servizio: riguardo alla struttura, le tecnologie e gli operatori che partecipano a questa attività, come e in che modo questi risultati vengono raggiunti.

In parole povere: se le cose sono fatte solo bene, o se sono fatte giuste, o ancora meglio, se sono fatte bene le cose giuste da fare.

Un manuale infermieristico per imparare a interpretare i referti ecocardiografici

FORMATO CARTACEO

Ecocardio Facile – Dalle basi all’essenziale

L’idea che l’utilizzo di strumenti come l’ecografo debba essere limitato solo ai medici è obsoleta e non fondata. Senza alcun dubbio l’ecografia è una scienza e un’arte che può essere appresa e utilizzata da professionisti sanitari non medici, come gli infermieri, per fornire un contributo prezioso all’assistenza sanitaria e alla cura del paziente.L’obiettivo di questo testo è quindi fornire le basi, la conoscenza e in qualche modo anche la cultura necessaria per fare sì che, al pari di altre metodiche, in precedenza di peculiare attività medica, anche l’ecocardiografia possa iniziare a far parte del corpus clinico-assistenziale dell’attività degli infermieri. Dario TobrukInfermiere specializzato in tecniche di ecografia cardiovascolare e medical writer; attualmente si occupa di Wound Care e Cure Palliative in ambito territoriale. Ha fondato e diretto il sito DimensioneInfermiere.it in collaborazione con la casa editrice Maggioli, con la quale ha anche pubblicato il volume ECG Facile: dalle basi all’essenziale.

Dario Tobruk | Maggioli Editore 2024

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

Fonti:

  • A. Cartabellotta. (2009). Struttura, processo, esito. Quali indicatori misurano la qualità dell’assistenza sanitaria? GIMBEnews 2009;4:4-5. Consultato il 19/02/23 [link]
  • Conoscere il rischio clinico. (2018). Qualità in sanità: il ruolo degli indicatori. Consultato il 19/02/23 [link]