Una sentenza che fa discutere quella del Tribunale di Roma, che ha ribaltato le sanzioni disciplinari inflitte a quattro infermiere per il presunto ritardo nella distribuzione della colazione ai pazienti.
Un caso che evidenzia le criticità organizzative nelle strutture sanitarie e il delicato equilibrio tra mansioni infermieristiche e compiti accessori.
Il contesto della vicenda
L’azienda sanitaria in questione aveva stabilito che la colazione fosse gestita dal personale O.S.S.
Tuttavia, a causa dell’assenza improvvisa di tutti gli O.S.S. del turno mattutino, le infermiere hanno chiesto il supporto di un ausiliario per garantire il servizio ai pazienti. Quest’ultimo, però, si è rifiutato sostenendo di non essere abilitato a svolgere tale mansione.
Di fronte a questa situazione, le infermiere hanno dato priorità alla somministrazione delle terapie e alle attività infermieristiche, con la conseguenza che la colazione è stata consegnata in ritardo.
La direzione generale e quella infermieristica hanno quindi deciso di sanzionarle, con provvedimenti disciplinari più lievi per la collega iscritta all’Associazione Avvocatura Degli Infermieri (A.A.D.I.) e più pesanti per le altre tre professioniste.
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Visto i continui momenti di alienazione dalla dura realtà che colpiscono le dirigenze sanitarie, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi dalle procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie.
Il manuale di Mauro Di Fresco, infermiere, docente e avvocato dal titolo “Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie” Edizione Maggioli, offre una guida completa per conoscere e difendere i propri diritti professionali di fronte alla dirigenza.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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La difesa dell’A.A.D.I. e la sentenza del Tribunale
Le infermiere, ritenendo ingiusta la punizione, si sono rivolte tutte insieme all’A.A.D.I., che le ha difese in tribunale. Il 14 marzo 2025, il giudice ha accolto le loro ragioni basandosi su alcuni principi chiave che riportiamo integralmente dalla fonte:
- l’adempimento contrattuale, art. 1218 C.C., che garantisce ai pazienti la colazione, ricade sulla struttura e non sulle infermiere, le quali si sono attenute a svolgere primariamente i propri compiti;
- la professione intellettuale, contrariamente a quanto sosteneva l’art. 49 del codice deontologico, non permette lo svolgimento di mansioni inferiori neppure incidentalmente ma solo in caso di necessità e urgenza;
- le assenze programmate e non improvvise nonché non sistematiche del personale O.S.S. non potranno mai essere considerate situazioni urgenti e necessitate per cui è il datore di lavoro che le deve prevenire cooptando idoneo personale da altri servizi e turnazioni;
- la malagestio datoriale non può mai essere imputata ai lavoratori;
- le mansioni accessorie, strumentali e marginali sono comunque vietate alle professioni intellettuali anche se sono rare ma non eccezionali.
Una vittoria significativa per la professione infermieristica
Questa sentenza rappresenta un precedente importante per il riconoscimento delle competenze infermieristiche e per la tutela dei lavoratori sanitari.
L’A.A.D.I. ha ribadito come il rispetto delle mansioni sia fondamentale per garantire un’assistenza di qualità, senza sovraccaricare gli infermieri con compiti che dovrebbero essere gestiti da altre figure professionali.
Un verdetto che sottolinea, ancora una volta, come l’organizzazione sanitaria non possa scaricare le proprie inefficienze sui professionisti in prima linea.
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