Infermiere in bicicletta, al via il progetto dell’Ausl


I Punti di Infermieristica di Comunità di Camposanto, San Possidonio, Cavezzo, Finale Emilia e Massa Finalese (tutti nel distretto di Mirandola, a Modena) sono stati dotati di cinque biciclette, acquistate con fondi aziendali (VEDI La Pressa).

Il progetto, promosso dalla Ausl di Modena, permetterà agli infermieri di raggiungere il domicilio dei pazienti pedalando. Come sottolineato dalla direttrice del Distretto di Mirandola, Annamaria Ferraresi, e dalla responsabile organizzativa delle Case della Salute del Distretto, Mary Guerzoni: «La promozione di sani stili di vita, movimento e attività fisica rientra tra i compiti dell’Infermiere di Comunità, che potrà tradurre nel concreto questi concetti utilizzando un mezzo ecologico e salutare come la bicicletta».


Quindi chi si aspettava un mezzo a motore, magari elettrico (almeno un monopattino!), onde evitare di arrivare spompato alla fine del proprio turno di lavoro, rimarrà deluso. Ma non si tratta di risparmio aziendale, bensì di una evidente promozione di stili di vita sani. D’altronde chi, meglio di un professionista dell’aiuto, responsabile anche dell’educazione sanitaria altrui, può dare il buon esempio pedalando forsennatamente sotto il sole di agosto, durante improvvisi temporali o sulle lastre di ghiaccio quando la temperatura scende sotto allo zero?

Dalla Ausl ricordano: «Inoltre la bicicletta è uno dei mezzi simbolo nell’immaginario collettivo dei nostri territori e utilizzarla per lavoro significa anche riuscire a entrare ancora di più in sintonia con la comunità, premessa fondamentale per la piena riuscita del ruolo dell’Infermiera di comunità».


Ricapitolando: spostandosi da un domicilio all’altro in bicicletta, l’infermiere educa gli utenti a stili di vita sani, promuovendo movimento e attività fisica altrui. Altresì, pedalando, riesce ad entrare ancora di più in sintonia con la comunità. Sembrano alcuni dei tanti concetti che, nell’infermieristica italiana, vengono buttati lì per giustificare le carenze e il risparmio, come ad esempio il fatto che il giro letti serva in qualche modo a valutare la cute del paziente (così sentenziano molti dirigenti), ma… Sicuramente non è questo il caso.

Comunque, dalla Ausl di Modena, ci tengono a mettere in luce i loro diversi e interessanti progetti: «Incentivare la mobilità dolce fa parte delle priorità progettuali dell’Ausl e con questa iniziativa rafforziamo sempre di più il nostro impegno verso sostenibilità e promozione della salute.

Negli ultimi anni sono state tante le attività promosse in questa direzione, tra cui non solo l’introduzione di biciclette nel parco mezzi per gli spostamenti dei dipendenti tra sedi di lavoro, ma anche i parcheggi bici coperti e custoditi per i dipendenti, l’acquisto di auto aziendali elettriche e l’attivazione di procedure per l’installazione di colonnine di ricarica elettrica, l’installazione dei GPS sulle auto aziendali e i corsi di guida sicura per i dipendenti».

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Alessio Biondino

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