Quando si parla dell’ infermiere in sala operatoria, probabilmente la prima figura professionale che salta in mente è quella dell’infermiere strumentista. Ma se parliamo di assistenza infermieristica in sala operatoria è bene considerare altri due ruoli fondamentali che l’infermiere ricopre in maniera autonoma e competente, ovvero l’infermiere di sala e l’infermiere addetto all’assistenza anestesiologica.
Obiettivi dell’assistenza infermieristica in sala operatoria
E’ doveroso sapere che in certe realtà la figura dell’infermiere di sala, detto spesso circolante, è sostituita in toto o solo in determinati turni dall’OSS. E’ quindi più opportuno parlare di operatore di sala in quanto appunto questo ruolo può essere ricoperto da altri operatori.
In altre realtà ancora la figura dell’infermiere di sala o circolante è inclusa nella figura dell’infermiere anestesista. In entrambi i casi si può aprire una parentesi sul perché in certe realtà, pubbliche o private, esista questa distinzione sui ruoli; i motivi possono essere logistici e di politica aziendale ma molto spesso prevale il motivo economico, in quanto l’OSS costa meno rispetto ad un infermiere e perché quest’ultimo è spesso considerato un tutto fare dalle Aziende (non solo private), il che comporta un risparmio sul personale in quanto pagano un solo professionista anziché due.
La figura dell’operatore di sala rimane comunque di grande spessore ed importanza all’interno della sala operatoria, indipendentemente da che figura ricopre il ruolo. L’obiettivo primario dell’ infermiere in sala operatoria è senz’altro garantire la sicurezza della persona assistita.
Tale protezione si può declinare in vari modi e diventa il comune denominatore di diverse aree di interesse professionale:
- Prevenzione delle infezioni grazie al mantenimento della pulizia ambientale e dell’asepsi chirurgica.
- Garanzia di sicurezza ambientale grazie alla disponibilità di materiale, strumentario, attrezzature e al buon funzionamento delle apparecchiature disponibili.
- Gestione dell’operando con la verifica iniziale della documentazione clinica che lo accompagna, l’identificazione della giusta persona assistita e del giusto intervento, la riduzione della comprensibile ansia pre-operatoria fornendo informazioni, il corretto posizionamento sul letto operatorio per prevenire le lesioni da mal posizione.
- Gestione dell’operato durante l’intervento e nelle prime ore successive mediante l’accurato monitoraggio delle principali funzioni corporee per individuare precocemente potenziali complicanze.
Non dobbiamo dimenticare che il malato che viene accompagnato in sala operatoria per essere sottoposto a un intervento chirurgico, si trova in una condizione di estrema vulnerabilità. Fornirgli protezione significa anche cercare di mantenere il comfort fisico ed emotivo, garantirgli privacy e rispetto, supporto spirituale e proteggere la dignità.
I tre ruoli dell’infermiere all’interno della sala operatoria
L’infermiere di sala operatoria
“Prima di essere un buon strumentista, devi essere un buon infermiere di sala”. Me lo sarò sentito ripetere migliaia di volte durante il mio affiancamento da strumentista.
L’infermiere responsabile di sala infatti prepara e dispone la sala operatoria per ogni intervento presente in lista operatoria, in base alla specialità chirurgica. Svolge funzioni di supporto allo strumentista ed anche all’infermiere di anestesia con compiti che vanno dalla preparazione delle sale e dei presidi necessari all’intervento, verifica della corretta preparazione all’intervento della persona assistita, dalla tricotomia alla rimozione di eventuali corpi estranei (braccialetti, lenti a contatto, trucco, lo stato igienico, ecc…) che possono inficiare sull’asepsi e sul corretto funzionamento delle apparecchiature elettromedicali, al posizionamento del paziente sul letto operatorio.
Ha un ruolo importante nel collaborare al controllo della sicurezza e al sostegno della persona assistita durante tutto l’iter operatorio. Verifica la corretta asepsi e sanificazione della sala operatoria ed effettua un primo controllo sulla sterilità dello strumentario chirurgico e del resto dei presidi, segnalando eventuali anomalie, effettuando così una fondamentale attività di prevenzione per quanto concerne le infezioni del sito chirurgico.
Intuito e rapidità, unite alla conoscenza dei tempi chirurgici e delle apparecchiature, sono le caratteristiche che più di ogni altra cosa l’infermiere di sala deve sviluppare, in maniera che ogni passo dell’intervento sia quanto più possibilmente anticipato e opportunamente coadiuvato. È un lavoro svolto lontano dalle luci dei riflettori quello dell’infermiere di sala, quasi nell’ombra dell’infermiere strumentista su tutti ma anche dell’infermiere di anestesia. Egli è di supporto in tutti i sensi all’intera equipe chirurgica ed in primis alla persona assistita.
L’operatore di sala è senza ombra di dubbio ricordato nell’immaginario collettivo come colui/colei che insieme all’infermiere strumentista, conta le garze ed aghi durante l’intervento ed a fine dello stesso (prevenzione della ritenzione di materiale estraneo nel sito chirurgico), apponendo la sua firma insieme all’intera equipe chirurgica sulla check-list di sala operatoria.
L’infermiere strumentista
E’ il professionista sanitario più conosciuto quando si parla di infermiere in sala operatoria e svolge attività fondamentali all’interno della stessa ma sopra ogni altra cosa egli è il garante della sterilità. Ancora prima che inizi l’intervento egli sceglie in collaborazione con il chirurgo i ferri, fili di sutura e materiali necessari alla buona riuscita dello stesso, verificandone la sterilità e la scadenza.
E’ responsabile che l’intera equipe rispetti le norme di sicurezza; dalla corretta esecuzione del lavaggio chirurgico delle mani e vestizione (DPI compresi) alla preparazione del campo chirurgico insieme ai chirurghi. Egli allestisce i tavoli operatori ai fini dell’atto chirurgico, e li gestisce garantendone la sterilità e l’ordine, diventandone l’unico “padrone” che può mettervi mano. I chirurghi si guardano bene dal toccare il tavolo operatorio, ben consapevoli che quella è area dello strumentista e tutto è posizionato in maniera metodica e ben delineata.
Lo strumentista deve conoscere gli strumenti necessari al chirurgo che sta operando al fine della buona riuscita dell’intervento e all’eventuale approvvigionamento o integrazione degli stessi in caso si rendessero necessari avvalendosi del supporto dell’infermiere di sala o circolante. E’ fondamentale egli conosca e rispetti i tempi chirurgici “sporchi” e “puliti” e deve porre attenzione ad eventuali manovre o movimenti non sterili che si effettuano in corso di intervento, in campo e fuori campo.
Il ruolo dell’infermiere strumentista è eminentemente tecnico ma non si devono sottovalutare le abilità cognitive e sociali, perché gli consentono di raggiungere una performance lavorativa più sicura ed efficace. Lo strumentista spesso si trova a dover gestire situazioni difficili non solo dal punto di vista chirurgico ma anche emotivo. Deve infatti essere capace di gestire lo stress, l’affaticamento e la tensione che l’intervento provoca sui chirurghi con capacità comunicative efficaci ed attitudini a lavorare in gruppo che permettano di creare un’atmosfera rilassata, con una consapevolezza della situazione ed una capacità di prendere velocemente decisioni anticipando le richieste del chirurgo al fine di agevolare il lavoro di equipe.
L’infermiere addetto all’assistenza anestesiologica
In gergo è detto il “nurse” ed è l’infermiere che collabora a stretto contatto con l’anestesista. Le sue principali attività sono quelle di accogliere il paziente e verificarne la corretta preparazione all’intervento insieme all’infermiere di sala, compresa tutta la parte burocratica del consenso informato. Collabora alla preparazione delle apparecchiature anestesiologiche, verificandone la pulizia ed il corretto funzionamento. Prepara i farmaci necessari all’anestesia specifica per il tipo di intervento chirurgico verificando questi siano funzionali e non pericolosi per la persona assistita. Fornisce assistenza nel corso dell’anestesia, supportando e sorvegliando l’andamento della stessa durante l’intervento, monitorando i parametri vitali e collabora con l’anestesista anche nella fase di risveglio della persona assistita, nell’immediato post-operatorio e nella sala risveglio.
Infermiere in sala operatoria, i ruoli
Per anni si è assistita ad una netta divisione dei ruoli infermieristici in sala operatoria da parte degli infermieri stessi. E’ sbagliato pensare a queste tre figure come identità distinte tra di loro in quanto esse come abbiamo visto collaborano all’interno dell’equipe chirurgica al bene della persona assistita ed è giusto pensare a questi ruoli come interscambiabili tra di loro.
La formazione dell’ infermiere in sala operatoria, così come quella della stragrande maggioranza delle figure infermieristiche italiane, avviene prevalentemente sul campo con la collaborazione di colleghi esperti, sebbene siano attivi da più di dieci anni i Master Universitari per infermieri di sala operatoria, che prevedono la formazione come infermieri di sala, di anestesia e come infermieri strumentisti della durata di un anno.
Questo a sottolineare l’importanza delle competenze acquisite e dell’autonomia della nostra professione. E’ impensabile che un infermiere possa rivestire tutti e tre i ruoli senza un adeguato tirocinio. Purtroppo le Aziende pretendendo che l’ infermiere in sala operatoria debba saper ricoprire tutti e tre i ruoli con affiancamenti molto brevi, ridotti all’osso ancor di più se l’infermiere è in possesso di specializzazione in quanto sinonimo di competenza e sicurezza ma che in realtà maschera un tentativo di sopperire alla mancanza di personale sempre più pesante e che richiede inserimenti di infermieri in tale ambito con affiancamenti davvero lunghi rispetto ad un reparto di degenza.
L’interscambiabilità è un concetto nobile e molto interessante che permette di avere una visione olistica da parte del professionista sul proprio lavoro svolto in sala operatoria e anche sulla gestione della persona assistita, permettendo di non fossilizzarsi sulle proprie conoscenze specifiche del singolo ambito, ma questo deve avvenire con un periodo di affiancamento adeguato, dettato oltre che dalla specialità chirurgica anche dalle esigenze del singolo professionista.
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Bibliografia
- Daniela Scacchetti, Roberta Lusuardi – Manuale di infermiere strumentista. Ruolo e competenze in chirurgia tradizionale, mininvasiva, endovascolare, robotica – Torino Edizioni Minerva Medica – 2011
Altre Fonti:
- Nurse24.it
Autore: Marco Bentivegna
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