Infermiere specialista, Fnomceo insorge: “La diagnosi è di competenza del medico!”


Sulla riforma “epocale” che vedrà l’istituzione di tre nuove aree di specializzazione infermieristica (VEDI articolo Laurea Magistrale Infermieristica ad indirizzo clinico: luce e buio di una Riforma) e la possibilità per chi si specializzerà di poter fare precrizioni di tipo infermieristico, insorgono (ancora una volta) i medici.


«Siamo sconcertati e rammaricati per non essere stati interpellati come prevede la legge», ha tuonato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli (VEDI Il Sole 24 Ore). Che ha poi spiegato: «La prescrizione presuppone una diagnosi e la diagnosi è di competenza del medico. Una competenza che il medico non si arroga, ma che gli viene conferita dalla legge, secondo il suo percorso di studi. La diagnosi è un atto medico complesso, che ha come fondamento tutta una serie di conoscenze che coinvolgono l’intero percorso di studi e non si esauriscono in uno o due esami universitari».


«Attendiamo – ha concluso Anelli – di esaminare il provvedimento, che non conosciamo: laddove fossero attribuite ad altri professionisti competenze esclusive del medico, saremmo costretti a valutarne l’impugnazione».

Non si è fatta attendere la risposta di alcuni esponenti della categoria, come l’infermiere legale Matteo Giuseppe Incaviglia: «“La diagnosi è esclusa competenza medica” sostiene Anelli, che ovviamente dall’alto della sua ignoranza in materia NON conosce l’esistenza della diagnosi Infermieristica


Qualcuno gli regali un opuscolo della NANDA, la North American Nursing Diagnosis Association International. Peraltro se Anelli avesse letto bene, avrebbe visto che si tratta della possibilità per gli infermieri di prescrivere trattamenti assistenziali e tecnologie specifiche, come presidi e ausili, ma per lui è un problema di lesa Maestà e dunque non è interessato. 


La sanità Italiana è destinata a fallire a causa di queste prese di posizione anacronistiche ed esclusivamente corporativistiche, che nulla hanno a che vedere con il cosiddetto “bene del paziente” di cui costoro si riempiono la bocca».

Questione di Dominus, di lese maestà e di orticelli da tenersi ben stretti, quindi. Ma soprattutto, di “atti medici” che non esistono. E intanto il paziente è sempre più lontano dal centro…

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Alessio Biondino

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