Infermieri al posto delle guardie mediche turistiche? ‘Non sono all’altezza’

È di sabato la notizia divulgata dal sindacato dei medici FISMU (Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti) circa le nuove strategie dell’Asp di Ragusa per far fronte alla grave carenza di guardie mediche turistiche: ambulatori infermieristici con personale formato ad hoc.

FISMU c’è andata giù duro, parlando di “servizi non all’altezza”, di “specchietti per le allodole” e di un “abbassamento del livello”. Non si è fatta attendere la risposta degli infermieri, che tramite il sindacato Nursind (Ragusa) hanno ribattuto esprimendo il proprio disappunto per il trattamento ricevuto. Riportiamo qui, per intero, i due comunicati.

Il comunicato di FISMU: ‘Una tragica realtà’

“L’Asp di Ragusa non riesce a coprire i posti vacanti di guardia medica turistica e la Direzione Generale dell’azienda, per risolvere il problema, pensa di istituire ambulatori infermieristici, perché, secondo quanto affermato dal manager Aliquò intervistato nel corso di un tg di una rete locale, sembra che le prestazioni effettuate dai medici di guardia medica non siano clinicamente complicate potendo plausibilmente essere svolte anche da personale infermieristico preparato ad hoc.

Questa proposta che, a prima vista, potrebbe apparire come una boutade estiva, sembra assumere di giorno in giorno i connotati di una tragica realtà.”

‘Gli infermieri non possono sostituire i medici’

“Vorremmo ricordare che la guardia medica è stata istituita per sostituire i medici di famiglia nelle notti, nei prefestivi e festivi e che la guardia medica turistica, in particolare, è un presidio sanitario in cui i professionisti offrono cure mediche ai turisti che naturalmente non possono rivolgersi al proprio medico curante.

Vorremmo ricordare, altresì, che l’incremento delle patologie croniche e l’aumento del numero di anziani fragili politrattati hanno reso sempre più complesso l’approccio clinico del medico del territorio. 

Alla luce di tutto questo non si capisce come si possa parlare di sostituire professionisti medici con figure del panorama sanitario diverse. Alquanto perplessi ci chiediamo quale possa essere il prossimo passo in vista della carenza di medici di famiglia che fra un paio d’anni sarà una realtà anche nella nostra regione.”

Gli infermieri ‘non possono essere all’altezza’

Si pensa di assumere infermieri anche in quel caso? Delle due, l’una: o non si conosce il lavoro di guardia medica/medico di famiglia o si tenta di mascherare, offrendo specchietti per le allodole, le carenze della sanità territoriale attivando servizi che non possono essere all’altezza della situazione e che vengono spacciati come continuità assistenziale.

Informiamo, inoltre, la Direzione Generale, qualora non lo sapesse o fingesse di non sapere, che da tempo i medici di guardia medica vengono coinvolti dalla Centrale Operativa del 118 in codici gialli e rossi e che i suddetti medici, per deontologia e spirito di servizio, non si sottraggono di fronte a tali compiti anche se tale coinvolgimento avviene in maniera non conforme agli accordi contrattuali che spiegano punto per punto quali sono ruoli e compiti della guardia medica e del 118.”

‘Un abbassamento del livello dei servizi’

“Il tutto per sopperire alle carenze ataviche dell’emergenza sanitaria territoriale. Comprendiamo la situazione emergenziale causata dalle scelte professionalmente più redditizie di Colleghi migrati verso le Usca, ma la risposta della Politica e delle dirigenze Asp non può consistere in un abbassamento del livello dei servizi bensì in proposte di contatto più allettanti e condizioni di lavoro più dignitose per gli operatori sanitari, medici in primis, anche perché non va dimenticato il problema della sicurezza dei presidi in cui si sono verificati non pochi episodi di violenza che in alcuni casi sono sfociati nella morte di Colleghi colpevoli solo di svolgere con abnegazione il proprio servizio.

‘A rimetterci sono i cittadini’

La pandemia ci ha insegnato che la sanità del territorio è fondamentale, ma l’impressione è che da questa storia non si sia imparato nulla e che a rimetterci siano sempre i cittadini-utenti a cui tocca assistere, impotenti, e da anni ormai, a tagli progressivi dei servizi essenziali. Come Fismu, restiamo disponibili per un confronto sereno con i vertici dell’Asp7 di Ragusa per valutare insieme possibili soluzioni”.

La risposta di Nursind: ‘L’infermiere non è una figura accessoria’

“Premesso che possiamo comprendere, a livello sindacale, la preoccupazione esposta dal punto di vista della Fismu, ma detto ciò  vogliamo precisare, qualora ce ne fosse bisogno nel 2021, che quella Infermieristica non è una figura accessoria del panorama sanitario, bensì un punto cardine del sistema sanitario nazionale.

L’evoluzione delle professionalità della figura dell’Infermiere ha radici ben solide che partono da una preparazione a 360° di tutte le materie scientifico/sanitarie, per poi proseguire nei corsi di perfezionamento continui e specialistici che permettono ai professionisti Infermieri di fronteggiare l’attività assistenziale in modo preciso e professionale.

Basta ricordare che in Italia, sin dalla fine degli anni 90, sono state inserite le cosiddette ‘India’ ossia postazioni di 118 con solo Infermieri  a bordo.”

‘Un attacco inopportuno’

“Riteniamo inopportuno ricorrere ad un attacco, anche se velato, alla professione Infermieristica solo per dare forza alle proprie opinioni. In tal senso, come NurSind, Sindacato degli Infermieri, non tollereremo in alcun modo qualsiasi tipo di esternalizzazioni inappropriate e denigranti dirette agli Infermieri; non permetteremo in nessun modo e da parte di chicchessia di insinuare dubbi nei cittadini su una Professione Nobile come è quella Infermieristica.

Da sempre gli Infermieri hanno ampiamente dimostrato il loro valore umano e professionale e ciò a ‘prescindere da scelte professionalmente più redditizie’. Crediamo, in tal senso, emblematico sia il nostro valore dimostrato nella battaglia, non ancora conclusa, contro il Sars-CoV2. 

Gli Infermieri sono stati precettati ed inviati verso le USCA dall’oggi al domani a differenza di altre categorie professionali a cui è stato dedicato un Decreto Assessoriale ad hoc per stabilire anticipatamente il compenso economico, remunerazione che, tra l’altro, è ben più alta dell’ordinario.

Che la situazione sanitaria nella nostra provincia non sia delle migliori, lo abbiamo detto in molte occasioni, per ultimo nel Consiglio Regionale NurSind tenutosi lo scorso 1 luglio a Caltagirone.

Il sovraffollamento dei Pronto Soccorso limitato dalla sproporzione tra la domanda sanitaria e le risorse disponibili logistiche, strumentali e professionali (Fenomeno Overcrowding) e la ‘cattiva pratica’ di tenere pazienti da ricoverare sulle barelle nei corridoi del Pronto Soccorso per ore o giorni per la mancanza di posti letto (Fenomeno boarding) sono entrambe cose ben conosciute anche nella nostra realtà locale; fenomeni ampiamente studiati che trovano, nella non sempre adeguata risposta da parte delle cure sanitaria territoriale, il principale fattore causale.”

‘Urge un’attenta riflessione sulla medicina territoriale’

A nostro avviso bisognerebbe fare un’attenta riflessione sulla medicina territoriale che purtroppo spesso ha dei deficit che si riversano poi tutti sulle attività Ospedaliere.

Si dovrebbe fare un lavoro di confronto e programmazione sanitaria tra medici ed Infermieri, per la garanzia della salute dell’utente, ognuno per il suo ruolo ed ognuno per le proprie competenze.

Ma se si continua a ragionare ancora per piccoli orticelli, state certi che chi pagherà le carenze sanitarie saranno solo e soltanto i cittadini”.

Conclusioni

Al di là delle rivendicazioni più o meno legittime di questo o di quel sindacato, di questa o di quella categoria di professionisti, ci teniamo a sottolineare che, se proprio dobbiamo vedere il tutto dal punto di vista dei cittadini (come consigliato al termine delle arringhe da FISMU e Nursind), è chiaro come il sole che essi ci stiano rimettendo.

Ma non solo… I poveri utenti non ci stanno capendo veramente più nulla: ci sono OSS che con qualche ora di corso acquisiscono competenze infermieristiche (VEDI), farmacisti e altre categorie che si mettono a fare iniezioni intramuscolo (VEDI), medici che vengono ‘promossi’ a coordinatori infermieristici non si sa bene perché (VEDI) e adesso infermieri che si mettono a fare le guardie mediche turistiche. Il caos più totale.

Una cosa è certa: se continuiamo a non rendere appetibili le professioni sanitarie ai giovani (con tutele vere e stipendi adeguati) e soprattutto a non assumere professionisti (magari ognuno per il proprio ruolo e per le proprie competenze), chissà perché ma la vediamo molto dura.

E l’infermiere di famiglia, la ‘chiave’ della sanità territoriale, annunciato in pompa magna come il rivoluzionario salvatore della patria, ma in verità ancora latitante in tutta Italia (VEDI), ne è un drammatico esempio.

Autore: Alessio Biondino

Mettono un medico a coordinare gli infermieri perché vogliono ‘la crescita qualitativa dei servizi erogati’?

Alessio Biondino

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