“Infermieri dal Sudamerica? È in gioco la qualità dell’assistenza”

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Il recente viaggio in Sudamerica dell’assessore al Welfare lombardo Guido Bertolaso, intenzionato a portare qui in Italia chissà quanti professionisti sanitari d’oltreoceano, seguita a generare perplessità e contestazioni. Stavolta è stato il turno del presidente nazionale del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma: «Il progetto Magellano fortemente voluto da Guido Bertolaso, non risolve nessun problema della nostra sanità.


Saranno nel complesso addirittura 3mila gli infermieri provenienti dal Sudamerica e poi ridistribuiti nelle varie Asst, seppur a scaglioni. Dopo quattro settimane di corso di italiano saranno buttati letteralmente nella mischia. Un mese di formazione, nonché la totale mancanza di conoscenza del complesso alveo di norme del nostro sistema sanitario, impedirà loro di essere efficaci. Basta pensarli davanti al registro delle prescrizioni scritto in italiano, per preparare il carrello della terapia con i farmaci da utilizzare e relativo dosaggio.


È in gioco la qualità stessa dell’ assistenza, già profondamente minata dalla crisi in atto, partendo dal principio che la conoscenza della lingua italiana è indispensabile nell’approccio del professionista con il malato, figuriamoci se anziano o affetto da patologie croniche. Nei primi tempi, Bertolaso qualificava il Magellano come un ambizioso progetto di caratura internazionale, unico nel suo genere in Europa, finalizzato a sviluppare una cooperazione con i paesi più deboli e che dovrebbe condurre ad arginare anche i cosiddetti deserti sanitari.


In parole povere con l’obiettivo, una volta che questi professionisti sarebbero stati adeguatamente formati, di vederli magari anche tornare a casa propria, sostituiti da altri che compirebbero il medesimo percorso. Nelle ultime settimane, però, Bertolaso, non si nasconde più e come previsto ammette chiaramente che questi professionisti saranno subito messi a contatto con i nostri pazienti, nel pubblico e nel privato, e non certo per esigenze di formazione, ma per coprire le carenze di personale che affliggono la Lombardia.


Non sono affatto questi i progetti risolutivi a lungo termine di cui abbiamo bisogno, il nostro sistema sanitario, soprattutto i nostri cittadini, non hanno bisogno di scorciatoie anguste e tortuose come quelle indicate oggi dall’Assessore al Welfare della Lombardia» conclude De Palma.

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Alessio Biondino

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