Infermieri in fuga dalle RSA: “Urgono strategie condivise e strutturali”


Stanchi di sfruttamento selvaggio, di stipendi da fame, di turni da incubo, di demansionamento istituzionalizzato e riconoscimento sociale pari allo zero, gli infermieri fuggono a gambe levate dalle RSA, che spesso sono dei veri e propri lager dove un infermiere si ritrova ad assistere anche 90 pazienti.

Sul tema è intervenuto (di nuovo) l’Opi di Trento, con un nuovo comunicato: «L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, alla luce degli articoli di stampa sulla grave carenza delle dotazioni infermieristiche, sulla “fuga”di infermieri dalle RSA e sulla gestione della terapia farmacologica, intende riaffermare la propria posizione, già portata in più occasioni a partire dal 2018 all’attenzione dell’Assessorato alla Salute, attraverso documenti che contemplano analisi e relative proposte.


L’Ordine ribadisce, a nome della professione infermieristica, la forte preoccupazione perché il bene inestimabile delle cure infermieristiche, che mettono al centro la persona e la famiglia, è oggi a forte rischio per quantità e qualità.

Con particolare riferimento alle RSA, gli infermieri sono in numero insufficiente e questo non permette loro di garantire quanto atteso con il rischio tangibile di impatto sulla sicurezza e qualità delle cure. Infatti, le cure infermieristiche determinano, come dimostrato dalla letteratura scientifica, migliori esiti di salute dei cittadini.

Per tali ragioni, le dotazioni infermieristiche in RSA, oggi gravemente sottodimensionate, necessitano di essere adeguate per permettere agli infermieri di rispondere ai bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi degli ospiti.


Inoltre, gli infermieri, seppur siano in possesso di competenze altamente qualificate, anche di livello specialistico, non sempre trovano il giusto riconoscimento e collocazione per la loro massima espressione. In aggiunta a ciò, in RSA, gli infermieri non sono rappresentati in posizioni dedicate di livello dirigenziale per fornire una direzione necessaria.

Questo, congiuntamente alle dotazioni infermieristiche sottodimensionate, incide sulla ridotta capacità di trattenimento e attrattività e, la scarsa partecipazione degli infermieri ai concorsi e la “fuga” dalle RSA ne sono delle tangibili manifestazioni.

Questo Ordine ritiene sia necessario mettere in atto strategie condivise e strutturali per il trattenimento e l’attrattività, a partire da: condizioni di lavoro che permettano agli infermieri di dedicarsi appieno ai propri ambiti di competenza e autonomia professionale, in un clima sicuro e stimolante; opportunità di sviluppo di carriera specialistica, anche di livello dirigenziale; retribuzioni economiche coerenti con i livelli di qualificazione e di responsabilità assunti; modelli organizzativi innovativi a misura dei bisogni degli ospiti e che tengano conto dell’evoluzione della professione infermieristica e delle altre professioni sanitarie negli ultimi 20 anni.


Alcune RSA, con importanti sforzi ma altrettanta lungimiranza, stanno introducendo innovazioni virtuose di modelli assistenziali, ma è evidente che serve una regia a livello provinciale per creare sinergie e condividere gli standard.

In merito alla somministrazione della terapia, di cui l’infermiere è il responsabile del processo, OPI sottolinea che questa non può essere considerata un mero atto meccanico. Sarebbe un grave errore. Ben vengano proposte di innovazione tecnologica certificate a supporto del processo di terapia, nella consapevolezza tuttavia, che la somministrazione è caratterizzata da un’elevata componente intellettuale e relazionale – educativa dell’infermiere per garantirne standard di sicurezza e qualità.

Pertanto, nessuna soluzione semplice ad un problema complesso e che si sta reiterando da tanto, troppo tempo, e rispetto al quale ad oggi le istanze dell’Ordine sono rimaste inascoltate.

L’Ordine nel ribadire la forte preoccupazione per le importanti criticità sopra rappresentate, riconferma all’Assessorato alla Salute la propria disponibilità alla collaborazione in un tavolo dedicato con le parti interessate per intraprendere un percorso di revisione complessiva del sistema RSA, a tutela della salute degli ospiti e del valore inestimabile dei professionisti della salute».

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Alessio Biondino

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